Un partito che appoggia un governatore di centrodestra, pure sotto processo per voto di scambio (ma da cui sono stati tolti i risvolti mafiosi), si può dire di sinistra?
Un partito che non espelle, anzi, continua a mantenere negli organi regionali, esponenti che sono stati in contatto con boss mafiosi, si può dire di sinistra? Anzi, si può dire partito (visto che la lotta alla mafia nno dovrebbe essere di destra o sinistra)?
Un partito in cui coloro i quali denunciano questi contatti, come il consigliere comunale di Agrigento Giuseppe Arnone, che ha ricordato alla direzione regionale del Partito democratico in Sicilia i contatti tra il boss Bevilacqua e il senatore Crisafulli.
Il racconto di Giuseppe Giustolisi:
Un partito che non espelle, anzi, continua a mantenere negli organi regionali, esponenti che sono stati in contatto con boss mafiosi, si può dire di sinistra? Anzi, si può dire partito (visto che la lotta alla mafia nno dovrebbe essere di destra o sinistra)?
Un partito in cui coloro i quali denunciano questi contatti, come il consigliere comunale di Agrigento Giuseppe Arnone, che ha ricordato alla direzione regionale del Partito democratico in Sicilia i contatti tra il boss Bevilacqua e il senatore Crisafulli.
Il racconto di Giuseppe Giustolisi:
Prende la parola Enzo Bianco, esponente liberal del Pd, ex ministro dell’Interno ed ex sindaco di Catania. Bianco sta per leggere il rapporto del Ros che fa riferimento ai rapporti del governatore siciliano (di recente rinviato a giudizio dalla Procura etnea per voto di scambio) con esponenti di Cosa Nostra.
Lo interrompe Arnone che gli obietta a brutto muso: “Invece di leggerci il rapporti dei Ros, leggici le intercettazioni che riguardano il tuo amico Crisafulli e gli appalti del mafioso Bevilacqua”. Bianco rimane in silenzio, mentre tutto intorno scoppia il finimondo. Crisafulli si alza e tenta di aggredire Arnone. Poi lancia il suo diktat e chiede che l’avvocato agrigentino sia allontanato dalla sala.
In un partito normale non ci sarebbe dibattito su una cosa del genere. Ma il Pd siciliano non è un partito normale. “Qui si devono allontanare quelli che come Crisafulli hanno disonorato i valori di Pio La Torre, non quelli come me”, risponde Arnone [..]
Mentre Crisafulli abbandona i lavori. Ma il corpulento senatore è un uomo che pesa e non solo fisicamente. Per farlo rientrare, dalla direzione tirano fuori dal cilindro l’escamotage di allontanare dalla sala quelli che non fanno parte della direzione regionale. Tra questi lo stesso Arnone.
La decisione salomonica viene comunicata dal segretario regionale Giuseppe Lupo: “La sala è troppo piena”. Oltre ai cento componenti della direzione, ci sono un centinaio di militanti. Troppi per una riunione democratica. Arnone esce e viene insultato pesantemente da un supporter di Crisafulli che prova a completare l’opera del suo sponsor rimasta a metà. Viene trattenuto a stento dagli altri militanti presenti. “Credo che Pio La Torre e Piersanti Mattarella si rivoltino nelle tombe ad assistere a scene come queste” – commenta Arnone – “Credo sia venuto il momento che la direzione nazionale venga a mettere il naso sui sistemi illegali che si praticano ad Agrigento e ad Enna. È del tutto normale che i supporters di Crisafulli ritengano di di potere praticare l’intimidazione e l’aggressione come normale prassi di scontro politico”.
Ma è proprio normale? “Non ho visto nulla”, dice al Fatto Quotidiano Maurizio Migliavacca, “io ero al tavolo della presidenza ed ero lontano. Dovrebbe chiederlo a qualcuno che era lì”. Arnone però solleva un problema politico ed etico. Può rimanere dentro il partito un uomo come Crisafulli? “Crisafulli è stato eletto in direzione dai siciliani, Arnone non mi occupo”, risponde il leader nazionale. Nessun imbarazzo per i rapporti di un parlamentare del suo partito con un mafioso? “La saluto, buonasera”.
Come può occuparsi di antimafia, un partito con questi problemi in casa?
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