Un altro ventennio si è chiuso in Italia, forse si
è conclusa un'epoca e sarà possibile ridare sostanza alla nostra
democrazia. Per avviare la ricostruzione è necessario capire cosa è
successo nell'era berlusconiana. Giuseppe D'Avanzo ha individuato i
meccanismi utilizzati dal potere per portare alla deriva la nostra
democrazia: la trasformazione del linguaggio politico in slogan
pubblicitario, lo stravolgimento della Costituzione, la sospensione
dello stato di diritto, e l'eccezione che diventa la regola. Ancor di
più: D'Avanzo ha colto quella specificità tutta italiana che
glorifica l'ingegno talentuoso e non il metodo, la furbizia e non la
lealtà, l'inventiva e mai la preparazione, il "miracolo" e
mai l'organizzazione, l'individualità e mai il collettivo.
Prefazione di Franco Cordero.
Il
guscio vuoto come metafora per descrivere l'Italia uscita (ma non
ancora del tutto) dal ventennio berlusconiano:
una democrazia che è appunto, come un guscio svuotato di alcuni dei
suoi diritti, quelli a tutela dei senza potere, dei ceti deboli, di
quelli che stanno sotto in contrapposizione a quelli che stanno
sopra.
Se
nella precedente raccolta di articoli di Giuseppe
D'Avanzo si spaziava
dalla mafia, agli scandali della seconda Repubblica (Telekom Serbia,
il Nigergate, il Sismi di Pollari e del rapimento di Abu Omar, per
approdare infine alle inchieste su Berlusconi), questa seconda
raccolta è interamente incentrata sull'Italia di questi ultimi anni:
gli anni di Berlusconi e della sua politica dell'emergenza (costruita
a tavolino), l'Italia delle favole usate per nascondere la realtà,
l'Italia del potere verticale che decide in presa diretta scavalcando
leggi, burocrazie, parlamento e tutto quanto si frapponga alla sua
volontà.
Il crepuscolo della seconda repubblica che stiamo vivendo dovrebbe portarci ad una profonda riflessione sugli anni di “furore” appena passati e gli articoli raccolti in questo libro hanno appunto questo fine: seguendo il suo metodo, ovvero partite dai fatti per capire e raccontare poi una storia, D'Avanzo ha raccontato le bugie del potere sui casi Noemi, le escort nelle residenze del cavaliere, il caso D'Addario per finire con l'inchiesta su Ruby e le pressioni sulla Questura per farla rilasciare per l'incredibile balla che era la nipote del premier Mubarak.
Il crepuscolo della seconda repubblica che stiamo vivendo dovrebbe portarci ad una profonda riflessione sugli anni di “furore” appena passati e gli articoli raccolti in questo libro hanno appunto questo fine: seguendo il suo metodo, ovvero partite dai fatti per capire e raccontare poi una storia, D'Avanzo ha raccontato le bugie del potere sui casi Noemi, le escort nelle residenze del cavaliere, il caso D'Addario per finire con l'inchiesta su Ruby e le pressioni sulla Questura per farla rilasciare per l'incredibile balla che era la nipote del premier Mubarak.
Gli articoli di D'Avanzo fanno
capire, per coloro che ancora non hanno bene compreso la realtà che
stiamo vivendo, quanto sia
facile passare da una democrazia matura e compiuta, che si regge su
un equilibrio di poteri separati che si controllano l'un l'altro,
verso una autocrazia, monolitica e autoritaria,
che risponde solo a se stessa in nome del voto popolare e del
consenso (“il popolo mi ha votato”).
Una democrazia autoreferenziale e opaca che destina non più l'olio
di ricono e il manganello a chi vi si oppone (e non china subito il
capo) la bastonatura mediatica da parte della “macchina
del fango”. Se in origine
era solo il centrosinistra, vittima delle commisioni di inchiesta
pilotate sulla tangente Telekom Serbia, nell'Italia del governo
Berlusconi VI stessa sorte è toccata al giudice Mesiano, al
presidente Gianfranco Fini, a Veronica Lario (rea di aver denunciato
per prima quel “ciarpame senza pudore” che
aveva sotto gli occhi), il direttore dell'Avvenire Boffo ..
Fino al caso dell'ex governatore Marrazzo, per quel video girato dai carabinieri in via Gradoli, avvisato gentilmente dal premier quando ormai quelle immagini erano già state viste da molti.
Fino al caso dell'ex governatore Marrazzo, per quel video girato dai carabinieri in via Gradoli, avvisato gentilmente dal premier quando ormai quelle immagini erano già state viste da molti.
Una
nuova forma di regime basata su pochi principi:
la povertà di un linguaggio che,
come nei format televisivi, annulla la possibilità del ragionamento.
Gli immigrati diventano clandestini dunque criminali.
L'opposizione sa dire solo di no. Non sono io colpevole dei reati a
me imputati, ma esiste un complotto da parte dei media e dei partiti.
L'ossessione del comunismo, visto in tutte le salse. Le battute da
piano bar, per arrivare direttamente alla “pancia”
dell'elettorato.
Mai pagato per stare con una donna, mai candidato una velina nelle liste, non sapevo che fossero delle escort ...
Mai pagato per stare con una donna, mai candidato una velina nelle liste, non sapevo che fossero delle escort ...
Noi siamo il governo del fare: aprire cantieri
inutili e mai chiusi; gestire le emergenze militarizzando il
territorio (i militari nelle strade, attorno alle discariche),
andando sempre in deroga alle scelte, alle leggi, ai principi.
È
successo a Napoli coi rifiuti, allontanati dal centro e spostato
lontano dalle telecamere; è successo a l'Aquila, con le case
consegnate in prima serata e le persone rimaste per mesi nelle
tendopoli (quasi una reclusione). Militari per schedare i rom, per
respingere gli immigrati lontano dalle nostre coste, per gestire i
Cie, dove nessun giornalista può entrare.
La sospensione dei
diritti in nome dell'emergenza, è anche quanto
successo nel 2001 alla scuola Diaz e a Bolzaneto dove,
per pochi giorni in Italia siamo tornati indietro di decenni, per
quelle torture nei confronti di cittadini inermi da parte delle forze
della polizia. L'Italia come l'Argentina dei generali, Bolzaneto come
Garage Olimpio.
A dimostrazione di come sia ancora fragile la
nostra democrazia: in quanti hanno pagato per quei reati? Che
risposta ha dato lo stato, per sanare una ferita nei confronti di
quei ragazzi che si avvicinavano alla politica magari per la prima
volta?
Governare
per decreti secondo la politica dell'emergenza.
L'emergenza
delle intercettazioni, per lo scandalo più grave della Repubblica
(si riferiva all'archivio Genchi), per cui bisogna proibire la
divulgazione e persino l'uso di questo importante strumento di
indagine.
Infine, il lasciapassare per poter governare serenamente
senza l'ultima sua personalissima emergenza: l'assillo dei processi
in corso.
Forse non lo ricordiamo più, ma questa legislatura
(lunghissima come l'inverno della democrazia), che doveva essere
secondo il coro dei corifei di Arcore quella costituente, è iniziata
col segno della richiesta di impunità.
O mi bloccate i miei
processi con un lodo (ancora qui, una parola usata a sproposito, ma
ripetuta ad arte per farla entrare nella mentalità dei sudditi) o
blocchiamo tutti i processi.
Infine il controllo dei media per
cui, alla faccia del liberismo, un solo uomo controlla il maggior
gruppo privato di informazione, e controlla la principale azienda
pubblica, la Rai.
Lo ha raccontato negli articoli sulla struttura
Delta, sulla macchina del fango, sulle menzogne ripetute ad ora di
pranzo e ad ora di cena per potersi ricostruire una realtà che più
gli faceva comodo.
La crisi non esiste, gli italiani sono tutti
spiati, dobbiamo sanare lo scontro politica magistratura (ma chi è
che attacca chi?), in tutte le democrazie non esistono
intercettazioni e invece c'è l'immunità per le cariche dello Stato.
L'opposizione vuole ribaltare il voto popolare (e cosa dovrebbe fare
l'opposizione, se non mandare la maggioranza a casa, se quello che fa
non lo ritiene giusto?).
Il pacchetto sicurezza e il reato di
clandestinità.
La legge bavaglio, e la sottomissione del potere
giudiziario all'esecutivo.
La protezione civile dominus
per tutti gli eventi, senza nessun controllo contabile e
politico.
Tutte queste cose le ha raccontate D'Avanzo su
Repubblica. Il racconto della metamorfosi della nostra democrazia in
cui piano piano, si svuotava la Costituzione di alcuni suoi principi
(art 3: la legge è uguale per tutti).
Uno svuotamento del guscio che è avvenuto anche con una certa
rassegnazione di noi cittadini italiani.
Non è a caso che
l'ultima parte del libro sia concentrata su Napoli, metafora di un
paese rassegnato a non cambiare mai (o forse no, visti i risultati
delle amministrative).
Napoli come stato di eccezione permanente:
la città dei rifiuti e dei commissari per questa emergenza che
durata troppi anni. La città dei piccoli boss, della scuola tagliata
dove i ragazzi crescono nelle strade e davanti alle playstation.
“Siamo camorristi nella capa”: ma per cambiare la capa, bisogna
dare un'opportunità alle persone. Altrimenti non è emergenza, è
sistema.
Scrive Carlo Galli, su Repubblica:
Scrive Carlo Galli, su Repubblica:
Ma quel perverso
cortocircuito di eccezione e di menzogna se non è più cronaca non è
ancora storia: anche se, forse, ce ne stiamo faticosamente uscendo,
continua a prenderci letteralmente alla gola, e ci appare come un
rischio che sarà presente, finché questa fase politica che non avrà
trovato nuovi equilibri.
È questo rischio che dà al libro
di D'Avanzo un significato non solo documentario ma anche civile; che
ne fa un esempio di critica di ciò che ancora serve e servirà
all'Italia: il coraggio di smascherare la menzogna e la passione per
la realtà e per la verità.
Parte prima
La Costituzione forzata
I quattro fantasmi dell’Egoarca,
p. 15
Trucchi da fiera, p. 19
L’immunità illegittima, p. 22
Il privilegio dell’Eletto, p. 25
La metamorfosi della democrazia, p.
28
L’alba di uno Stato governativo,
p. 31
Parte seconda
La macchina fascinatoria
La macchina fascinatoria e
l’inemendabilità dei fatti, p. 39
Le dieci domande, p. 41
Il nuovo volto del potere, p. 51
Il primato della menzogna, p. 56
L’abuso di potere, p. 71
Un potere postpolitico e
neoautoritario, p. 76
Le dieci bugie, p. 79
Come rendere superflua la realtà,
p. 88
Parte terza
Infangare, delegittimare,
distruggere
Chi tocca i fili muore, p. 97
L’officina dei veleni, p. 100
La macchina del fango, p. 103
I metodi dell’Innominato e la
libertà del dissidente, p. 107
Così si muove e colpisce la
macchina dei falsi, p. 113
Quando è nata la macchina del
fango, p. 119
L’abolizione dell’idea di
verità, p. 124
Parte quarta
Lo stato di eccezione
Le torture a Bolzaneto e la notte
della democrazia, p. 133
La sospensione del diritto, p. 141
La politica militarizzata, p. 149
La strage di san Gennaro, p. 151
La nuova civiltà dell’odio, p.
158
Incompetenza e irresponsabilità, p.
161
L’eccezione è la regola, p. 164
Se scatta il divieto di pubblica
opinione, p. 167
La missione della Struttura Delta,
p. 172
Parte quinta
Lo stato di eccezione permanente:
Napoli
La città che gioca con i suoi vizi,
p. 183
Oltre Napoli il vero inferno, p. 186
L’eccezione napoletana, p. 188
L’“emergenza” come sistema, p.
191
Le leggi e i militari non fanno i
cittadini, p. 196
L’intera città si è fatta
lazzara, p. 201
I piccoli boss di Malanapoli, p. 203
La buona vita è la mala vita, p.
206
Gli scugnizzi perduti di Camorra
City, p. 211
Io, tossico punito due volte, p. 217
Tra i ragazzi che dicono: siamo
camorristi nella capa, p. 220
Epilogo
Gioca e sii uomo!, p. 229
Le prime pagine: "La
neolingua del potere"
Il link sul sito de l'editore Laterza.
Il precedente volume di raccolta
"Inchiesta
sul potere"
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati: Giuseppe
D'Avanzo
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