Le prime pagine dei giornali, il giorno dopo la proposta del governo che, di fatto abolisce (con qualche problema di costituzionalità) l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Non come titolava ieri il corriere, ovvero che l'articolo 18 vale per tutti ..
Il corriere del 21 marzo
La repubblica del 22 marzo
Libero del 22 marzo
Il Messaggero si preoccupa degli statali (di Roma?)
Il Fatto quotidiano, l'estrema sintesi
E infine Il giornale, sempre sugli statali
Segnalazione: l'articolo di Gilioli, che spiega che cosa si intende per modello tedesco, e la lettera al corriere degli ex ministri al Welfare Sacconi e Maroni, quelli che avrebbero voluto togliere l'articolo 18, ma non ci sono riusciti.
Non sono quindi contrario – anzi – a norme che rendano meno praticabili le posizioni parassitarie e che prevedano il licenziamento di chi le pratica impunemente.
Il punto però è: chi decide se e quando il dipendente è un cialtrone che non fa una mazza dal mattino alla sera o se al contrario, è sempre stato un bravo lavoratore che viene allontanato dall’azienda arbitrariamente, per motivi politici o sindacali, per pura comodità dell’imprenditore a cui conviene far svolgere quel lavoro da un altro, esternalizzandolo, trasformandolo in nero, prendendo in azienda il figlio di un politico che un domani gli potrà essere utile al posto del lavoratore licenziato?
In un Paese civile – sto parlando della Germania, mica della Corea del Nord – la decisione passa attraverso due step.
Il primo è l’azienda cogestita. Cioè l’azienda in cui i rappresentanti dei lavoratori (che spesso conoscono la realtà aziendale meglio dei dirigenti) hanno voce e peso. Nelle aziende con più di dieci dipendenti, non c’è licenziamento che non passi attraverso una consultazione preventiva con il Comitato d’Impresa.
Il secondo è il giudice. Che deve raccogliere tutti gli elementi per valutare se e quanto quel licenziamento è giustificato da responsabilità del lavoratore.
Per tutto il periodo fino alla sentenza del giudice, il lavoratore resta al suo posto. Poi il giudice può decidere se reintegrarlo o no.
Invece in Italia, con la nuova norma, deciderà tutto arbitrariamente il datore di lavoro. Che potrà licenziare liberamente un lavoratore al mese, a sua scelta, stabilendo – ripeto: del tutto arbitrariamente – che la mansione da lui svolta non è più utile all’azienda, o che una macchina può svolgerla meglio, o che gli conviene esternalizzarla.
Nessuno potrà obiettare niente.
Non il sindacato: da noi non c’é la cogestione, non ci sono i Comitati d’impresa (in compenso ci sono degli imprenditori che te li raccomando).
Non il giudice: che al massimo – nel caso giudichi il licenziamento illegittimo – non potrà reintegrare il lavoratore, ma solo dargli un indennizzo economico.
Questo, per chiarezza su quanti straparlano di modello tedesco. Che pare funzioni, tra l’altro.
Per il resto, va beh: è evidente che il governo Monti ha deciso che la pace sociale non è più nell’interesse del nostro sistema economico.
Vedremo presto se ha avuto ragione o ha preso un tremendo abbaglio.
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