14 marzo 2012

Quelle bugie


Questa mattina quando ho letto l'articolo di Travaglio sulla requisitoria del pg Iacoviello sul processo Dell'Utri mi è venuto un colpo: come è possibile che un procuratore di Cassazione possa raccontare in modo così palese certe bugie, senza che nessuno ne chieda conto?
Dal Fatto quotidiano
il Pg Iacoviello ha poi ribadito con aria professorale: “Si potevano citare almeno le Sezioni Unite su Mannino” perché la loro “sentenza ha fatto un’applicazione rigorosa di uno dei fondamentali criteri dell’ars disputandi: non fare citazioni imbarazzanti”.


E invece no: la sentenza di appello citava il caso Mannino sei volte (qui il pdf).
Basta aprire il pdf e inserire “Mannino” nella casella Trova. Pag. 81: “...potenziamento dell’associazione mafiosa in conformità ai principi delineati dalle Sezioni Unite nella nota sentenza Mannino (20.9.2005 n. 33738)”. Pag. 82: “...i principi della sentenza Mannino delle Sezioni Unite che affronta proprio il nodo della collusione politica con l’organizzazione mafiosa...”. Pag. 107: “...riguardo ai principi affermati dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nella sentenza Mannino (n. 33748 del 20.9.2005)”. Pag. 260: “Anche con la sentenza n. 33748 del 20.9.2005 (ric. Mannino) le Sezioni Unite hanno ribadito il principio giurisprudenziale...”. Pag. 506: “...mancando quella specificità, serietà e concretezza degli impegni assunti dal politico, nonché identità ed affidabilità dei protagonisti dell’accordo, richiesti dalla Suprema Corte a Sezioni Unite con la nota sentenza Mannino...”. Pag. 527: “Con la già citata sentenza n.33748 (ric. Mannino) le Sezioni Unite hanno in primo luogo confermato il principio...”. Dunque, quando ripete che la sentenza Dell’Utri non cita la sentenza Mannino, il Pg Iacoviello dice il falso per ben due volte, per giunta alla presenza del futuro Procuratore generale Gianfranco Ciani. A questo punto, i casi sono due: o Iacoviello non ha letto la sentenza Dell’Utri che ha demolito davanti alla V sezione della Cassazione, chiedendo e ottenendo di annullarla, nel qual caso andrebbe allontanato dalla magistratura perché non sa fare il suo mestiere; oppure la sentenza l’ha letta e ha detto consapevolmente il falso, nel qual caso dovrebbe cambiare mestiere per non fare altri danni. Ce n’è abbastanza per ipotizzare l’errore grave e inescusabile che origina revocazioni, procedimenti disciplinari e responsabilità civile?


Dunque, dopo questi errori, dopo i silenzi dei partiti, e del presidente della Repubblica (che non rappresenta le banche, ma dovrebbe essere il presidente del CSM e il garante della costituzione), cosa dovrebbero pensare i cittadini ("il popolo")?
Che è in atto una sorta di normalizzazione che investe anche la lotta alla mafia?



Che è in atto una sorta di normalizzazione che investe anche la lotta alla mafia?

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