Valerio Varesi e Patrick Fogli |
Giorgio Bardaglio e Elisabetta Bucciarelli |
Roberto Riccardi: la firma del
puparo, con Marco Proserpio
Nel libro si avverte la
contrapposizione tra la bellezza dei luoghi e la malvagità delle
persone.
Il mio primo lavoro – ha spiegato
Riccardi – è stato a Palermo, durante le stragi. Il primo impatto
con la città è stato questo, di contrapposizione tra grande
bellezza e violenza, nella Sicilia dove sono voluto andare su
richiamo di Sciascia.
Rocco Liguori è un carabiniere
che nasce dalle mie esperienze: un investigatore e anche un uomo del
sud che si è arruolato per combattere i mali della sua terra.
Si rende conto che il male è frutto di
un altro male: sono uomini come lui che hanno avuto una formazione
diversa da lui. Il suo nemico è il compagno dei giochi
dell'infanzia, Calabrò. Il destino l'ha messo dall'altra parte della
barricata.
Nel libro si parla del pentimento, del
meccanismo di protezione, delle sue ambiguità e anche delle
strutture che devono proteggere i pentiti.
Calabrò chiede che ad occuparsi
dell'incolumità dei familiari sia proprio Rocco: lo aiuta a
ricostruire la storia dell'omicidio di un giornalista, un caso di
lupara bianca.
È una storia di un'amicizia difficile,
che diventa contrastata dopo il racconto di Calabrò, sui suoi
crimini.
Chi è il puparo, nel gergo mafioso: il
puparo è chi muove le file, che nel romanzo lancia una sfida
intellettuale a Rocco, per ricostruire i perché degli omicidi degli
ultimi cinquanta anni a Palermo.
Lo stato di ebbrezza, Valerio
Varesi, presentato da Patrick Fogli
L'ebbrezza sono gli anni 80.
Domenico Nanni ricorda i suoi ultimi 30
anni, dalla contestazione, alla cronaca, agli anni 80.
Il mondo dell'io, in cui mette a frutto
il suo talento, vendere fumo, per vedere prodotti o politici.
Gli anni 80 contengono tutto quello che
verrà dopo: il mondo della finanza, del berlusconismo, del
liberismo.
Nanni ha capito dove andava l'Italia, o
si è adattato alla storia? Tutto e due: la sua campagna è
perfettamente opportunista e gli spiega di non farsi domande sul
presente, ma di sedersi a tavola. Così anche lui capisce che
cavalcando l'onda si sarebbe arricchito. Ma in quegli anni abbiamo
vissuto a debito e abbiamo accumulato il debito che oggi ci pesa,
abbiamo consumato le risorse dei giovani di domani.
Abbiamo vissuto una tragedia e ora
siamo alla farsa: oggi il più grande commentatore politico è
Crozza, nel mio linguaggio uso il grottesco, per mettere in risalto
le contraddizioni.
Il libro finisce con l'approvazione
della mozione Paniz al Senato: dopo esserci inventato il denaro, la
politica che inventa i fatti.
All'orizzonte non si vede ricambio: c'è
una sola allergia (Corbyn, Podemos) ma non un cambiamento. Questo
genera frustrazione nelle persone, anche in Nanni.
La resistenza del maschio, di
Elisabetta Bucciarelli, con Giorgio Bardaglio
Il ritmo è del giallo, ma la storia è
un mainstream, poiché parla del maschio.
La storia di un Uomo che misura il
tempo e i luoghi e che nella vita cerca l'equilibrio perfetto.
Una notte è testimone di un incidente
che modificherà la sua vita.
Parallelamente tre donne chiuse nella
sala d'aspetto di un medico che non arriva.
Due storie che si intrecciano, che
confluiscono e che disegnano una nuova dimensione di modelli
femminili e della passione.
Quest'uomo ha dei problemi col tempo,
non col lo spazio: la misura del tempo è la chiave di volta del
libro.
Cosa c'è di autobiografico? Di
autobiografico e di vero, racconta l'autrice, c'è solo l'incidente.
Le emozioni e i sentimenti dell'uomo
sono costruite a partire dai tanti uomini che ho conosciuto e
incontrato e che mi hanno regalato storie anche difficili da
accettare.
E donne che hanno problemi con gli
uomini: uomini che non si prendono responsabilità, che non vogliono
figli, che non vogliono essere considerati oggetti sessuali.
Un Uomo che ragiona per negazioni,
pensano con delle parole ma ne usano altre.
Nel gap tra detto e pensato c'è un
mondo di cose, come emerge dal libro: l'Uomo pensa usando le parole
del suo imprinting e, siccome è evoluto, ne usa altre.
Fabio Deotto, Condominio 39, con
Marco Proserpio
Cosa è successo al condominio 39, tra
la sera di 22 marzo e quella del 23 marzo?
Ci sono due linee narrative nel libro:
seguiremo la linea del sabato, delle indagini del commissario.
E seguiremo la linea di cosa è
successo quel venerdì nel condominio.
Nel condominio ci sono persone diverse
tra loro: protagonista è un ragazzino che vive con la mamma,
apprensiva.
Per la quinta volta ha fatto finta di
aver la febbre per rimanere a casa.
Il romanzo era nato come un racconto,
col ragazzo che rimane chiuso in casa, perché è successo qualcosa a
scuola. E si trova di fronte al bivio: uscire di casa a vedere cosa è
successo fuori, dopo l'esplosione, o rimanere dentro al sicuro e
aspettare la madre.
Il mondo delle gabbie comunicanti:
queste persone sono recluse in casa senza nessun carceriere.
Nonostante abbiamo una vita sociale,
non calcoliamo la vita degli altri: il social network è una valvola
di sfogo a buon mercato. Sembra che ci sazi il desiderio di
relazioni, ma in modo effimero.
Il lettore in questo romanzo si
trasforma in un guardone di uno dei personaggi: tra queste anche una
ex attrice che vive in casa col bambino, che ha avuto la carriera
rovinata dopo un'inchiesta.
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