“Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuno sarà in grado di porne uno”Anonimo
La puntata parla di un mondo che si è
messo in moto, per una rivoluzione industriale 4.0: una rivoluzione
che sta modificando il mondo dell'informazione, la produzione nelle
fabbriche, il settore sanitario.
Una rivoluzione che fa anche sorgere
nuove domande: le macchine che sanno pensare, hanno anche delle
responsabilità?
Infine la Cina: oggi non conviene più
delocalizzare, ma che spazio si sta ritagliando l'Italia nella Cina
che cambia?
Michele Buono – rivoluzione 4.0
Come in tutte le
inchieste di Michele Buono, si parte da alcuni esempi.
Autisti che possono riposarsi e
lasciare la guida al pilota automatico: autisti qualificati, che
potranno riposarsi durante il viaggio, per pianificarlo meglio.
Lo stato del Nevada ha concesso alla
Daimler la possibilità di far girare nelle loro strade i loro
camion: possono essere chiamati ancora camionisti?
Associated press: uomini inseriscono
nel sistema le informazioni e un sw crea articoli per loro, così i
giornalisti possono dedicarsi ad altro.
Negli stabilimenti Bosh in
Baviera le macchine parlano con gli operatori: spiegano dove sono i
buchi di produzione e i problemi, negli impianti nel mondo. Impianti
che si controllano remotamente, da un pc o uno smartphone, quello che
viaggiano sono i dati, nel cloud.
All'istituto italiano di tecnologia
hanno prodotto un umanoide, che può essere programmato, come un
bambino.
Lavori che vengono svolti da macchine:
faremo la fine dei cavalli, dopo la prima rivoluzione industriale, si
chiedono al MIT i ricercatori? La risposta è no, perché noi, a
differenza dei cavalli, possiamo decidere come muove l'economia.
Il vecchio sistema di produzione
(l'operaio alla catena chino sulla macchina, che non può prendersi
pause) è arrivato alla saturazione: per crescere dovremo cambiare
paradigma della produzione: sistemi intelligenti programmati
dall'uomo, interconnessione in rete, scaricare i lavori pesanti e
routinari alle macchine. E lasciare all'uomo i lavori più
qualificati e meglio pagati.
Ci sono esempi anche in Italia.
I fratelli Fedegari a Pavia sono industriali nel settore farmaceutico: hanno investito sul personale e sulla formazione. Le autoclavi per la sanità sono prodotti fatti dai robot: le saldature le fanno loro, mentre l'uomo programma la macchina.
I fratelli Fedegari a Pavia sono industriali nel settore farmaceutico: hanno investito sul personale e sulla formazione. Le autoclavi per la sanità sono prodotti fatti dai robot: le saldature le fanno loro, mentre l'uomo programma la macchina.
Le informazioni sulle saldature sono
dati preziosi salvati sui server nel cloud, per permettere
all'operatore la personalizzazione del prodotto e il controllo a
distanza.
In questi impianti si progettano robot
per la preparazione dei medicinali: le macchine possono essere
vendute in tutto il mondo e controllare in Italia, via rete, fino in
Cina.
E l'idea funziona: 60 ml di fatturato,
400 addetti nel mondo, 300 in Italia.
Qui la produttività ha una
declinazione chiara, che conviene a tutti, all'azienda e al
dipendente: maggiore qualità del lavoro, maggiori salari, mantenendo
stessi livelli di occupazione.
La SACMI a Modena lavora
nell'ambito dell'industria alimentare e della ceramica: da 1000
persone sono passate a 4000 in tutto il mondo che si occupano di
lavori qualificati, come scrivere sw per le macchine utensili.
Macchine che lavorano di notte e
possono eseguire ogni compito chiesto dal cliente: a seconda della
domanda del mercato possono convertire un centro di produzione,
capire i tempi di usura, monitorare gli allarmi a distanza.
A Treviso in un magazzino “intelligente” si gestiscono i capi della Benetton:
l'intelligenza sta nelle
casse intelligenti che tengono traccia dei maglioni per taglia e
colore, in un sistema dove i dati sono trasferiti dalla sede centrale
ai punti di vendita per evitare tempi morti e tenere i negozi con la
quantità di merce giusta.
Il cuore del sistema è questo
magazzino automatico che muove 800 ml di capi l'anno: qui si trovano
lavori che prima non esistevano.
Come i programmatori del sw, che è
stato creato internamente: qui non trovi più facchini che spostano
pacchi e carrelli.
Cosa succederebbe se tutto il
manifatturiero funzionasse così?
Questi sistemi richiedono banda,
richiedono competenze, richiedono culture nuove (nel senso del sapere
e di una visione nuova), richiedono digitalizzazione.
Il MISE ha chiamato i consulenti della
Roland Berger per capire la rivoluzione industriale: iconsulenti hanno spiegato al ministero che serve una politica
industriale per spingere queste tecnologie, altrimenti si perde il
treno.
Servirebbe una interazione tra il MISE
e il ministero dell'istruzione e della ricerca, che purtroppo al
momento non c'è.
In Germania, invece, si lavora
assieme: sanità, istruzione, industria. Lo stato ha stanziato
200 ml di euro inizialmente (per queste politiche del
manifatturiero), ma sono poi stati aggiunti altri 200 ml per la
ricerca.
Perché il problema, anche in Italia,
non è la mancanza di liquidità. I soldi ci sono, ma occorre
dirottarli dove serve: nella tecnologia, nella ricerca (e non in
autostrade, ponti, speculazioni edilizie). La nota dolente è che, al
momento, la task force del ministero non ha prodotto risultati
né è nota la road map.
Rischiamo di arrivare tardi rispetto ai
nostri competitori internazionali.
Come è cambiato il mondo
manifatturiero in Germania e Stati Uniti?
In Germania hanno ridisegnato il
sistema secondo degli standard: collegare gli impianti, realizzare
sistemi che parlano con gli addetti per dare loro dei report, dati
che arrivano dalle macchine fino agli smartphone dei dirigenti. È
l'internet delle cose, della banda larga, dell'industria
informatizzata.
Niente carta, niente operai che girano nelle catene con moduli: gli operai lavorano sulla macchina o controllano il loro stato: alla Bosh con uno scanner puntato su un componente, riescono a capire dove si trova quel pezzo nella linea.
Niente carta, niente operai che girano nelle catene con moduli: gli operai lavorano sulla macchina o controllano il loro stato: alla Bosh con uno scanner puntato su un componente, riescono a capire dove si trova quel pezzo nella linea.
Il governo tedesco ha investito nel
settore il settore industria 4.0: ha coinvolto gli industriali,
piccole e medie imprese (non solo le grandi), la scuola, le strutture
intermedie.
Lo stato finanzia centri di ricerca
dove si studia come far lavorare assieme robot e operai: studenti di
ingegneria lavorano part time nei centri, come primo approccio al
lavoro.
Questi centri di ricerca, dove
convivono privato e pubblico, fanno da ponte tra il mondo della
scienza, troppo teorico, e quello dell'impresa.
IG Metall, il sindacato dei
metalmeccanici ha partecipato e partecipa alla commissione
ministeriale su Industria 4.0: non teme i robot ed è favorevole a
queste innovazioni dove i robot prendono lavori degli uomini, è un
futuro che si sta creando tutti assieme, aziende, sindacati, Stato.
Se cerchi in internet “Manifattura
intelligente” arrivi in America: in North Carolina
si è messo assieme università e impresa per fare sinergia. Obama
sta spingendo per far rientrare la manifattura in America (dopo anni
di delocalizzazione): si è capito che se investi nei campus
pubblici, poi arrivano le imprese per prendere le idee, per innestare
qui i loro laboratori.
Cisco qui ha creato un programma
per creare testi, a partire da dati inseriti da un umano.
Associated Press ha adottato ilsistema per mandare in rete molti più articoli di prima: i
giornalisti ora possono dedicarsi ad inchieste e lavori creativi,
mentre il sw crea rapporti, bilanci, articoli su sport. Il
giornalista diventa editor dell'automazione.
Pfizer ha creato moduli per
produrre medicinali nel mondo: li trasporti dove vuoi produrre e li
attivi in settimane e non mesi, con meno costi, in minor tempo.
E in Italia?
All'Istituto Italiano di tecnologia,
a Milano, stanno cercando di portare il medico dentro al corpo,
con dei circuiti digeribili dentro cui inserire delle capsule, per
fare delle diagnosi del corpo umano.
Una start up potrebbe far partire la
produzione, a regime il sistema ridisegnerebbe le aziende
ospedaliere.
Pisa, alla Piaggio: qui si
lavora ad un progetto che permette a chirurghi di operare a distanza,
tramite bracci elettronici e sensori che vanno indossati, per sentire
le sensazioni a distanza.
I Robot potrebbero occuparsi della
riabilitazione la post operazione dei degenti.
Microscopi che occupano meno spazio e
che costano molto meno di quelli usati oggi.
Il Grafene liquido: entra nei
materiali, donando ai materiali proprietà che non hanno.
Così si possono avere chip che si
possono indossare.
Sempre all'IT di Milano troviamo
Robot capaci di muoversi autonomamente, in casa e in fabbrica, come
assistente, per fare compiti di fatica che saranno tolti all'uomo,
che farà il programma, l'istruttore, il supervisore.
Ci sarà il maestro di scuola di robot
e l'intelligenza sarà in una nuvola virtuale, nel cloud, per un
insegnamento condiviso.
Intelligenza che entrerà nei circuiti
di Walkman, un robot capace di togliere gli uomini fuori dai guai,
dopo un terremoto, dopo un disastro nucleare.
Peccato che il trasferimento di
queste innovazioni all'industria non funzioni: non c'è il
collegamento, manca l'interesse dell'industria e della politica.
Siamo tra i primi al mondo nella
programmazione di questa tecnologia, dell'intelligenza artificiale
nei robot: ma manca la banda larga, mancano persone intelligenti e
competenti nei posti chiave, manca un sistema giudiziario che
funziona. Manca la volontà politica per fare in Italia come in
Germania. Investire soldi in centri di ricerca che facciano parlare
università e imprese.
Da quanti mesi sentiamo parlare di
banda larga anche qui da noi?
Così, in assenza dello Stato e del
ministero, sono gli istituti che si devono dare da fare: al liceoGalilei di Trento la didattica è anche programmazione. Qui
stanno progettando in classe un prototipo di robot per salvare vite
umane dopo disastri.
Si sono trovati i soldi in
crowdfounding, per partecipare ai mondiali di robotica in Cina: sono arrivati terzi al campionato (e non mi risulta che i
giornali ne abbiano parlato).
Purtroppo sono casi isolati e il
ministero non li sta aiutando a fare massa, a condividere le
informazioni, a farli diventare casi studio.
E' un processo che si è messo in moto, ma così rischiamo di perdere questo altro treno, continuando a discutere di Imu, di contante libero per far partire i consumi, della mancia da 500 euro agli insegnanti.
E' un processo che si è messo in moto, ma così rischiamo di perdere questo altro treno, continuando a discutere di Imu, di contante libero per far partire i consumi, della mancia da 500 euro agli insegnanti.
La scheda
del servizio e il pdf con la trascrizione della puntata.
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