Alla fine della solita intervista, senza domande scomode, e con ampia possibilità di sproloquiare senza fermo, Renzi non è riuscito a fermarsi.
Parlando anche di Expo, ce l'abbiamo fatta, alla faccia dei gufi.
La solita insolenza, arroganza, abilità nel nascondere i problemi o le magagne per enfatizzare solo ciò che ci fa comodo.
Se Expo è riuscito ad arrivare in porto è stato perché nei cantieri ci sono stati operai a lavorare giorno e notte.
Perché fino a pochi mesi prima, alla faccia dell'ottimo lavoro di Sala e Bracco, era tutto fango.
E corruzione, e costi che si gonfiavano.
Ora, dove ci si riempie la bocca coi numeri degli afflussi, dove il racconta che Expo è indicato come modello per le grandi opere, non dimentichiamoci di cosa è stato.
Anche perché ora incombe il giubileo, i lavori per la gestione dei pellegrini a Roma città aperta (specie alle mafie) sono fermi e non vorrei che si ripetesse lo stesso canovaccio di Milano: lavori da fare in fretta, senza gara, ad affidamento diretto.
Alla faccia dei gufi.
Visto che è così sicuro, Renzi avrebbe anche potuto anche rispondere dei suoi scontrini, quelli delle sue cene. Avrebbe potuto anche spiegare il ruolo del PD nella cacciato di Marino; spiegare a che livello è piazzata l'asticella dell'etica, visti i sottosegretari indagati per spese pazze.
Anziché promettere manovre con taglio delle tasse, lotta alla povertà, potrebbe raccontarci di come faranno le regioni, così restie ai tagli, a mantenere gli stessi servizi sanitari senza aumentare i ticket.
Potrebbe articolare meglio la sua visione di lotta alla povertà: perché se tagli le tasse sulle ville ai chi ha di più, questo incide di più rispetto a chi ha un piccolo appartamento.
Oggi, alla faccia dei gufi, passerà la riforma del Senato. Le unioni civili vedremo. La riforma della prescrizione chissà. Il falso in bilancio (non nella versione attuale) non è dato saperlo.
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