Una bambina, il suo fratellino e un
pastore maremmano.
Sono i tre personaggi dell'ultimo
romanzo di Ammaniti, ambientato in una Sicilia del futuro, abitata
solo da bambini.
Tutti gli adulti sono stati uccisi da
una malattia, arrivata dalla pelle, la “rossa”: una nuova
pestilenza che riempie il corpo di macchie rosse e pustole per cui
non esiste alcun vaccino.
E mai verrà trovato forse.
Solo i bambini, finché non crescono,
ne sono immuni.
“Anna Salemi era nata a Palermo il
12 marzo 2007 da Maria Grazia Zanchetta e Franco Salemi”.
In questo scenario da “the day
after” si ambienta tutto il racconto: Anna, la
protagonista, vive chiusa nella sua casa a Torre Normanna, cercando
di procacciarsi il cibo razziando i supermercati e le case dei
“grandi”, per recuperare cibo in scatola, medicinali e tutto il
necessario per sopravvivere in un mondo desolato, senza persone
adulte, devastato dalla “rossa” e da una serie di incendi
scoppiati sull'isola.
“Ma dal Belgio arrivò il virus e
questa famiglia, insieme a milioni di altre, fu spazzata via. Quando
Franco e Maria Grazia morirono lasciarono Anna, di nove anni, e Astor
di quattro”.
L'idea di base del romanzo è
suggestiva: come potrebbe sopravvive un bambino in un mondo come
questo? L'unico insegnamento cui aggrapparsi è il quaderno che la
madre di Anna le ha lasciato. Dove, prima di morire anche lei
contagiata dalla rossa, le ha lasciato tutti i consigli su come
comportarsi.
“Anna doveva fare la brava, doveva
occuparsi di Astor, doveva insegnargli a leggere e non doveva perdere
il quaderno delle Cose Importanti.”
E sul
quaderno aveva cercato di prepararla a quanto le sarebbe accaduto:
inizierà a mancarvi la luce, poi il cibo, l'acqua ..
“Figli miei adorati, vi amo tanto.
Tra poco la vostra mamma non ci sarà più e ve la dovrete cavare da
soli. Siete bravi e intelligenti e son sicura che ce la farete”.
Che razza di società prenderebbe il
sopravvento, in un mondo popolato di soli bambini (e dei pochi
animali sopravvissuti), che nemmeno hanno fatto in tempo a ricevere
tutti gli insegnamenti dei genitori?
Ammaniti, anche prendendo spunto da
libri famosi come “Il signore delle mosche”,
descrive un mondo dove questi bambini si sono organizzati in tribù,
in una sorta di regressione primitiva.
Tribù che idolatrano un idolo, la
“picciridduna”, dove i più grandi schiavizzano i piccoli. Dove,
armati di clave come antichi guerrieri preistorici, spingono le
mucche lungo un precipizio per ucciderle:
“Una dopo l’altra, senza nemmeno
rallentare, le vacche si lanciarono nel vuoto, proprio come i mammut
spinti dagli uomini primitivi giú dai dirupi”.
Solo che il dirupo
è dentro un piano di un supermercato e i guerrieri sono dei bambini
col viso dipinto con strisce nere.
Anna, dopo
essere rimasta nascosta per anni nel suo rifugio domestico, per
proteggere il fratellino Astor, è costretta ad uscire fuori, nel
mondo, dopo che i “bambini blu” le hanno rapito proprio il
fratello trasformandolo in uno dei tanti schiavetti.
Il racconto diventa
così un romanzo sulla trasformazione verso l'età adulta (e qui si
sente l'eco dei romanzi di Lansdale), sulla consapevolezza del mondo
reale, sulla scoperta dell'amore. Con al centro questo personaggio
femminile che colpisce per la sua tenacia:
“La vita non ci appartiene, ci
attraversa. La sua vita era la medesima che spinge uno scarafaggio a
zoppicare su due zampe quando è stato calpestato, la stessa che fa
fuggire una serpe sotto i colpi della zappa tirandosi dietro le
budella”.
Il viaggio di Anna,
accompagnata dal fratello, da Pietro, un altro ragazzino di cui si
innamorerà e da Coccolone, sarà anche un viaggio alla ricerca di un
mondo “altro”, dove non esiste la rossa.
Penso che Anna sia
uno di quei romanzi destinati a dividere il mondo dei lettori tra
quanti lo riterranno un libro entusiasmante e quanti invece uno di
quei libri che ti scorrono addosso senza lasciarti quasi nulla. Non è
un romanzo privo di difetti: in questo libro c'è un'eccessiva
lunghezza nella descrizione dei luoghi, che appesantisce il ritmo
della lettura.
E dunque il mio
giudizio personale non è completamente positivo: da una parte mi è
piaciuta l'idea di immaginare una nuova era, governata da bambini. Ma
ho fatto fatica ad entrare in empatia col personaggio, specie nella
prima parte del libro
La scheda del libro
sul sito di Einaudi
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