Incipit:
“Per quanto fosse ormai settembre inoltrato il rapporto fra l’interazione gravitazionale e il forzato trasferimento di masse d’aria con moti ascensionali continuava ad avere una altezza geopotenziale assai considerevole”.
Ovvero, per dirla
in parole più semplici:
“era una fottuta nottata di tarda estate dove anche a stare immobili si sudava come maiali in una porcilaia”.
Si rimane sempre incantanti dalla
scrittura di Gianni Biondillo, che riesce a mettere assieme,
in un unico libro, il racconto della sua città, la Milano delle
occupazioni e dei quartieri abbandonati, dalla politica e
dallo Stato dove trovano rifugio tutti i rifiuti che è bene
nascondere alle luci della ribalta.
“Le ragazze appaiono dal nulla. Camminano decise, fingendo indifferenza. Come se il mondo non esistesse. Eppure è lì attorno a loro. [..] Ma loro non li vedono, vanno oltre, sirene incantatrici. Altere”.
La Milano della moda, delle sfilate e delle sirene incantatrici che sfilano sulle passerelle in uno spettacolo che dura solo pochi minuti ma che dietro ha tanto lavoro e tanta fatica manuale di artigiani esperti.
In questo mondo, che forse a noi è
sconosciuto vedendolo solo da lontano, avviene un delitto mostrato in
diretta a milioni di persone in Italia e nel mondo: un killer uccide
una modella del famoso stilista Varaldi, mentre costui stava
chinandosi per raccogliere dei fiori.
Delitto eccellente, non tanto per
l'importanza della modella morta, quanto per le pressioni dal
Questore in su, nei confronti degli agenti che devono risolvere il
caso.
Una bella rogna di cui il nostro amato
Michele Ferraro, ispettore di polizia a Quarto Oggiaro,
farebbe volentieri a meno: anche lui, assieme alla figlia Giulia,
oramai adolescente, ha assistito alla scena. Lo sparo, il sangue, il
corpo che si accascia, i body guard che intervengono ..
Ma il destino ha deciso altrimenti:
Luisa Donnaciva, un'imprenditrice che avevano incontrato in un
primo caso, impone agli agenti dello Sco venuti da Roma che anche
Ferraro stia sul caso.
E fu così che “Chiodo”,
come veniva chiamato una volta l'ispettore, entra nel mondo della
moda, con tutte le sue diffidenze e i suoi pregiudizi.
Potremmo fermarci qui, nel narrare la
storia.
Ma non possiamo esimerci dal raccontare
un altro pezzo: perché oltre al racconto della città, delle sue
contraddizioni, dei suoi abitanti, delle
tensioni sociali, oltre al delitto in piazza Gae Aulenti,
c'è anche la fiaba.
“Aisha aveva nove anni, una testa piena di ricci ribelli e due grandi occhi di un azzurro così profondo che sua madre ogni volta che aveva bisogno di lei la chiamava con affetto Occhiblù.”
È la storia della piccola Aisha,
una bella bambina dagli occhi blu che scappa dalla Libia, nei
mesi della rivolta contro Gheddafi e che si imbarca in mare assieme
al fratello Mohamed, per raggiungere il fratello più grande emigrato
a Milano.
Seguiremo Aisha nella sua avventura,
dalla Sicilia fino a Napoli per risalire su in cima allo stivale.
Come una fiaba dei tempi moderni, perché nel suo viaggio incontra un
clochard gentile (Oreste detto il baffo) dalla folta barba
bianca (come appunto sono i nonni saggi delle fiabe), in viaggio
verso la sua Milano:
“Se proprio doveva morire, allora sarebbe stato giusto rivedere per l’ultima volta la città dov’era nato. Fu questo pensiero a convincere definitivamente Oreste a saltare sul vagone”.
Una prostituta ancora disponibile contro il prossimo, un piccolo truffatore capace di interpretare mille ruoli. E un signore con tanta arroganza dentro di sé, uno di quelli che “lei non sa chi sono io”.
Come? Nelle fiabe non si trovano questi
personaggi? Ma questa è una fiaba moderna, metafora dell'Italia di
oggi e dell'Italia che potrebbe essere domani. Quella dove, volenti o
nolenti, dovremo fare i contri con le tante etnie, con le tante
culture che ci circondano.
La segregazione, come quella che
ci viene raccontata a Milano, città orizzontale dove il ricco non
parla col povero, ha sempre fallito nel mondo.
“«Perché corriamo?» «Non dobbiamo farci vedere dalle guardie» rispose frettoloso il fratello. Che strano, pensò Aisha, siamo scappati dal nostro paese perché avevamo paura delle guardie. E qui è lo stesso. Ci sarà un posto nel mondo dove le persone con una uniforme non fanno paura a nessuno?”
Dobbiamo solo vincere i nostri
pregiudizi. La nostra supponenza, le nostre paure. Come dovrà
cercare di fare anche il nostro Ferraro: rendersi conto che la
figlia è un'adolescente che non gioca più con le barbie, che dietro
le sfilate c'è un grande lavoro e che è inutile avere la puzza
sotto il naso:
“«Guardi... facciamo che anche il mio lavoro non abbia valore. Diciamo pure che la fase creativa non sia importante.» «Non ho detto questo...» «È soltanto un esempio. Metta fra parentesi il mio lavoro. Cosa resta?» «Un vestito.» Varaldi sorrise, paterno. «Eh no, è qui che si sbaglia. Ci vuole materia prima di qualità, ci vogliono mani esperte. Ci vogliono artigiani, tessitori, sarti....”.
Non sarà facile
per lui carpire i segreti di questo mondo, le guerre intestine, i
giochi di potere e arrivare ad identificare l'assassino.
L'incanto
delle sirene è un libro che racconta, che diverte, che fa
riflettere e che commuove anche: le tante storie che incontreremo,
pagina dopo pagina, si intrecciano alla fine in un finale, dove
ritroviamo tutti i protagonisti della storia: Luisa, il baffo, Mimmo
'o animalo, Giulia, Aisha ..
Storia che è anche
un insegnamento per quello che dovremmo fare: non chiuderci nei
nostri piccoli mondi, accomodanti ma asfittici, ma cercare di vedere
cosa c'è al di là del muro. Al di là della strada. Entrare in quei
quartieri dove sembra il sudamerica o il nordafrica. Dove i bar sono
gestiti solo da cinesi: “non c'è niente di più milanese che un
bar cinese”, ha spiegato durante la presentazione del libro
Biondillo.
In fondo l'anima di
Milano è sempre stata questa: accogliere chi veniva qui in cerca di
un futuro migliore.
Altri posti sul libro:
- I
quartieri di Milano (e l'occhio di Mimmo 'o animalo attraverso
cui vediamo la nuova occupazione dell'estrema destra).
La scheda sul sito di Guanda
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