Se non riesci a combattere il tuo
nemico, inventatene uno che ne prenda il posto.
Potrebbe esserci questo dietro il quasi
improvviso allarme per le fake news, una notizia che merita la prima
pagina di due principali quotidiani, La Stampa e Repubblica.
Stesso titolo e stessa impostazione:
attenzione,
esiste un network di siti ricollegati ad uno stesso sito che
fanno propaganda per Salvini e che sono legati al M5S.
Anche in Italia potrebbe succedere
quello che (forse) è successo in America? Dove i social sarebbero
(usiamo il condizionale) stati usati come arma di propaganda contro
Clinton e pro Trump, in un'operazione che porta fino a Putin.
Già qualche settimana fa su Repubblica
era stato pubblica un articolo, con poche prove a collaudo, che
spiegava come il voto del 4 dicembre scorso sul referendum fosse
stato influenzato dall'uso di notizie false, sempre veicolate tramite
Facebook e Twitter.
Attenzione,
ci dicono i giornali oggi (e Matteo
Renzi ieri alla Leopolda) è in gioco la nostra democrazia.
Quella, però, dove stampa,
informazione pubblica e politica vanno spesso a braccetto.
Dove i TG sono usati come cassa di
risonanza dei governi.
Ieri si celebrava la giornata in difesa
delle donne, con tanto di primo piano della sottosegretaria Boschi:
in quanti TG (o servizi sui giornali) hanno ricordato che questo
governo a luglio aveva depenalizzato lo stalking, trasformandolo in
un reato riparabile con una ammenda?
La lotta contro la fake news consente
dunque di non parlare delle banche popolare andate in crisi (quando
si è raccontato per anni che il sistema bancario era solido, ma non
è una fake).
Consente di non parlare delle cause
dello sciopero dei dipendenti Amazon (quando si è detto che dovevamo
attrarre investimenti dall'estero, da multinazionali che poi portano
i profitti fuori dall'Italia, ma non è una fake).
Consente di non ricordare che terminati
gli sgravi, sono terminati anche i nuovi contratti a tutele crescenti
e a tempo indeterminato (quando si diceva invece che il jobs act
doveva incentivare i contratti a tempo indeterminato, ma non è una
fake).
Consente di non ricordare tante altre
piccole storie, piccole vergogne, che è meglio tenere sotto il
tappeto.
La condizione dei migranti in Libia, in
mano alle milizie, in campi di concentramento di cui anche noi siamo
responsabili.
La verità su Giulio Regeni, torturato
e ucciso dalla polizia del dittatore egiziano Al Sisi.
Del famoso dopo Expo, che ancora deve
partire a due anni dalla conclusione dell'esposizione.
Su questo argomento, le fake,
l'articolo
del NYTimes scritto basato su Report scritto da giornalisti
italiani vecchi di mesi, le proposte di regolare la rete, invito a
leggere contributi di Fabio
Chiusi e di Valigia
Blu (che ha fatto un fact
checking al servizio di report di lunedì scorso, per le sue
inesattezze).
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