24 novembre 2017

Tre indizi una prova (o no?)

Solo nei gialli tre indizi fanno una prova, in politica le cose sono spesso più complicate, sottili, sfuggenti.
Gli indizi sono l'esito delle elezioni in Sicilia e ad Ostia (e prima ancora le sconfitte a Roma, Torino), la finta trattativa per unire la sinistra e l'intervista al fondatore di Repubblica Scalfari (tra Di Maio e Berlusconi voterei Berlusconi). E infine l'uscita di Salvini che ora chiede un patto davanti al notaio per prevenire eventuali ribaltoni o inciuci dopo il voto (che lui vorrebbe prima possibile).
La prova o, meglio, la conclusione che ne ricaviamo? Che a marzo (o forse dopo) non assisteremo ad uno scontro tra tre poli ma tra due poli e mezzo, dove il mezzo è il raggruppamento attorno al PD. Per la prima volta, dal 2013, il PD non è più davanti, il dato per vincente, anzi.

Tutto questo, gli indizi, la prova, ci dice quanto l'elettorato storico della "sinistra" abbia apprezzato le riforme e le politiche del governo del mille giorni (in buona continuità coi governi precedenti, se escludiamo qualche buona legge).

Anziché chiedersi su quale leader votare dovremmo chiederci: da che parte stiamo, dalla parte degli interinali che lavorano al polo di Piacenza o dalla parte delle multinazionali?

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