ANNIBALE VERRUSO HA SCOPERTO CHE SUA MOGLIE GLI METTE LE CORNA E VUOLE FARLA AMMAZZARE. SE LA COSA CAPITA, LA REPONSABILITA' E' VOSTRA!
La lettera anonima, scritta a stampatello, con una biro nìvura, era partita da Montelusa genericamente indirizzata al commissariato di Pubblica Sicurezza di Vigàta. L'ispettore Fazio, che era addetto a smistare la posta in arrivo, l'aveva letta e immediatamente consegnata al suo superiore, il commissario Salvo Montalbano. Il quale, quella mattina, dato che tirava libeccio, era insìtato sull'agro, ce l'aveva a morte con se stesso e con l'universo criato.
«Chi minchia è questo Verruso?»
«Non lo saccio, dottore».
«Cerca di saperlo e poi me lo vieni a contare».
Inizia
così, col racconto “La lettera anonima”, la raccolta ora
uscita per Sellerio “Un mese per Montalbano”: 30 racconti,
uno al giorno, che però, almeno per le persone come me che amano
Camilleri, è una lettura da pochi giorni appena, perché sono
racconti che si divorano uno dietro l'altro, come le ciliegie.
Finire
l'anno con Moltalbano è un motivo di particolare gioia: in questa
raccolta, inizialmente uscita per Mondadori, troviamo il commissario
di Vigata alle prese con piccoli e grandi casi.
Anche
se sono racconti e non veri e propri romanzi, non ci troviamo di
fronte a casi minori, di minore importanza: sono trenta casi in cui
troviamo dentro tutto il mondo della Sicilia inventata da Camilleri
ma non per questo meno reale. Delitti inscenati e delitti pensati ma
poi (per fortuna) abortiti.
Storie
di furti e di scippi, di guardie e ladri, di mafiosi e delle loro
vittime. Ma anche le classiche storie di corna, come succede nel
primo racconto, da parte di donne che Camilleri sa descrivere con
pochi dettagli: il verde degli occhi, il bianco dei denti “un
lampo trattenuto”:
.. La signora Serena Peritore in Verruso, il commissario ebbe fulminea certezza: quella le corna al marito gliele metteva e macari abbondantemente. Lo portava scritto nel modo di muovere il culo, nello scatto col quale scuoteva i lunghissimi capelli neri ma soprattutto nell'improvviso sguardo che lanciò a Montalbano sentendosi talìata, le verdi pupille cangiate nei fori delle canne di una lupara.[La lettera anonima]
Sono tutte storie, piccole e grandi che colpiscono in qualche maniera il commissario, la sua curiosità, così il suo cervello non trova pace, nemmeno di notte, fino all'intuizione finale:
Verso le due di notte, mentre dormiva, qualcuno gli dette una specie di pugno in testa. Gli era capitato qualche altra volta d'arrisbigliarisi in questo modo e si era fatto persuaso che, mentre era in sonno, una parte del suo cervello restava vigliante a pinsàre a un qualche problema. E a un certo momento lo chiamava alla realtà.Si susì, corse al telefono, compose il numero di casa di Jacomuzzi.«C'erano i punti?»...[La sigla]
Tra
i racconti trova spazio anche l'amore: nel racconto che si chiama,
appunto “Amore”, si parla di una bella ragazza, troppo
sfortunata, che trova qualcosa di nuovo da regalare al suo amore,
geloso del suo passato
.. La peggiore gelosia, quella per la quale non c'è rimedio. Una sira ch'era di particolare malumore, sinni niscì con una frase che mi ricordo perfetta: “tutti hanno già avuto qualcosa da Michela, non c'è più niente che lei possa darmi di nuovo, di vergine”..
Anche
qui, l'intuizione per la verità arriva da un particolare colto da
Montalbano: a volte una frase a metà, a volte uno sguardo:
Poteva dirgli che a renderlo squieto e perplesso era una fiammella brillante in fondo a un occhio?[Amore]
Poiché
siamo in Sicilia, c'è spazio anche per le storie di mafia: la guerra
tra i Sinagra e i Cuffaro, un morto per parte per “Par condicio”.
Nel primo anno al commissariato a Vigata, Salvo Montalbano, che non aveva voluto abbracciare la scuola di pinsero del collega che l'aveva preceduto, "lasciali ammazzare tra di loro, non t'intromettere, è tanto di guadagnato per noi e per la gente onesta", sulle indagini per quegli omicidi si era gettato cavallo e carretto, ma ne era uscito con le corna rotte.Nessuno aveva visto, nessuno aveva sentito, nessuno sospettava, nessuno immaginava, nessuno conosceva nessuno.'Ecco perché Ulisse, proprio in terra di Sicilia, disse al Ciclope di chiamarsi nessuno' arrivò un giorno a farneticare il commissario davanti a questa nebbia fitta.[Par condicio ]
La
mafia che chiede il pizzo ai commercianti ormai abituati a subire il
ricatto senza la speranza di trovar giustizia. A meno che qualcuno
non si inventi una trappola per mettere in ridicolo i mafiosi, per
fargli perdere la faccia
«.. Non c'è un commerciante che non vada a denunziare d'essere obbligato a pagare il pizzo, perchè il suo negozio non abbia danno»«E' come un'assicurazione, ce ne sono tante, solo che questa è più sicura, nel senso che paghi perché non ti succeda niente e difatti niente ti succede, mentre se qualche cosa ti succede con un'assicurazione vera capace che manco ti pagano»[Trappola per gatti]
Non
tutti i racconti sono ambientati a Vigata o in Sicilia: a Montalbano
capita anche di andare fuori regione, per esempio ad un convegno sul
crimine a Trieste, la città di Saba (“Trieste ha una
scontrosa grazia ..”), dove
viene scippato da un ladro che poi, alla fine, si scoprirà essere un
collega:
Può un commissario di polizia mettersi a correre appresso ad uno gridando «al ladro, al ladro»? No, non può. L'unica era di accelerare il passo, tentare di raggiungerlo.[Miracoli di Trieste ]
Ci
sono inchieste che iniziano per un'intuizione, perché uno dentro è
sbirro dalla nascita, ha nel sangue l'istinto del cacciatore (come
scriveva Dashiell Hammet), come succede in “Icaro”: un circo
acrobatico arriva a Vigata, composto da ragazza tedesca, il fratello
e il fidanzato.
Uno
spettacolo nello spettacolo, perché la ragazza è bellissima e alla
fine si spoglia pure. E qualche vigatese finisce in trappola ..
Non si può confessare a nessuno, forse manco a se stesso, che un'indagine viene avviata solo perché c'è stata una risata troppo sgradevole, dintra la quale sonavano derisione, disprezzo, trionfo, malvagità.[Icaro]
Nel racconto “Quello che contò
Aulo Gellio”, sono presenti le due grandi passioni di
Montalbano: la lettura, classica, e il buon cibo (non solo della sua
cameriera Adelina): come si cucinano i polipetti alla napoletana?
Prima di muoversi verso la cucina, Filippo taliò negli occhi il commissario e questi raccolse il guanto della sfida. Tra lui e Filippo, era chiaro, si era ingaggiato un duello. Uno che di cunina non ne capisce, potrebbe ammaravigliarsi: e che ci vuole a fare du polipetti alla napoletana?Aglio, oglio, pummadoro, sale, pepe, pinoli, olive nere, di Gaeta, uvetta sultanina, prezzemolo e fettine di pane abbristolito: il gioco è fatto. Già e le proporzioni? E l'istinto che ti deve guidare per far corrispondere a una certa quantità di sale una precisa dose d'aglio?[Quello che contò Aulo Gellio, pag 179]
Vigata è terra di mare e Montalbano
senza mare non potrebbe stare. Lo incontriamo però, giovane vice
commissario, a Carlosìmo, nel racconto “La veggente”, una
vendetta preparata per lungo tempo.
Perchè in quanto a salti d'umore manco lui scherzava. La prima cosa che la matina faceva, appena susuto, era di andare alla finestra a taliare il cielo e il mare chhe aveva a due passi da casa: se i colori erano vividi e chiari, tale e quale era il suo comportamento di quel giorno; in caso contrario le cose si sarebbero messe male per lui e per tutti quelli che gli venissero a tiro.
[Guardie e ladri, pag 206]
Invece il racconto “Guardie e
ladri” porta il commissario a girare per l'interno dell'isola,
nella sua parte più aspra e selvaggia
Approfittava dell'occasione per ricrearsi una Sicilia sparita, dura e aspra, una riarsa distesa giallo paglia interrotta di tanto in tanto dai dati bianchi delle casuzze dei contadini. Cannatello era una terra mallìta, qualsiasi cosa le si seminasse o le si piantasse non attecchiva, davano breve respiro di verde solo macchie di saggina, di cocomerelli servatici e di capperi[Guardie e ladri]
Ci
sono storie che affondano nel passato e raccontano di antichi rancori
che ancora bruciano come la cenere sotto la brace. “Tocco
d'artista” è uno di questi: un artista in carrozzella che si
uccide in un modo stravagante, come lo scrittore polacco Jan Potocki,
autore de “Il manoscritto trovato a Saragozza”.
Suicidio,
delitto per interesse?
Lo squillo del telefono non era lo squillo del telefono, ma la rumorata del trapano di un dentista impazzito che aveva deciso di fargli un pirtùso nel cervello. [..]Si susì dal letto santiando, andò nella càmmara da pranzo, sollevò il ricevitore.«Salvo, lo conosci a Potocki?»
La
coppia di investigatori Montalbano-Zito si metterà in moto,
muovendosi di nascosto, per risolvere il caso.
Ci
sono alcuni riti del commissario, che scopriamo man mano: come la
“passiata” a riva del molo, ruminando semi di zucca
Montalbano usava, quando voleva pinsàre meglio a un problema o più semplicemente pigliare tanticchia d'aria bona, accattarsi un cartoccio di càlia e simenza, vale a dire ceci abbrustoliti e semi di zucca, e andarsene a fare una unga passiata fino a sotto il faro che stava in cima al molo di levante. Passiata ruminate sia di bocca che di cervello[L'uomo che andava appresso ai funerali]
Sempre
nella Sicilia dell'interno si muove il racconto “Cinquanta
paia di scarpe chiodate”, in
mezzo ad una natura selvaggia e forte, dai colori e dai sapori così
forti da ferire i sensi
Ma matinata era di una nitidezza di vetro appena lavato. L'azzurro del cielo pareva gridare all'universo d'essere due volte più azzurro, mentre gli alberi e le piante, con tutta la forza che potevano, gli opponevano il verde più verde. Bisognava tenere la palpebre a pampineddra, socchiuse, perché i colori violentemente ferivano, così come l'aria fine pungeva le narici. Fatta mezz'ora di salita, Montalbano sentì improrogabile la necessità di una sosta.
Montalbano
incontra un re-pastore sopravvissuto ai giorni nostri. Gaetano
Borruso, pastore, che amministra la giustizia tra la sua gente,
dicendo loro cosa fare e cosa non fare, trovando una soluzione ai
problemi.
«Dottore, è risaputo che Gaetano Borruso è omo di saggezza e d'esperienza, sempre pronto a dare una mano, a mettere una parola bona. E così la gente, quando c'è una discussione, un motivo di lite, a poco a poco ha pigliato l'abitudine di venirne a parlare con lui».[Cinquanta paia di scarpe chiodate]
In cosa consiste la sbirritaggine: lo scopriamo una mattina di maggio quando, nella sua solita passiata
al molo, Moltalbano si trova davanti un sorcio morto:
Qualcosa, e non sapeva assolutamente spiegarsene il percome e il perché, l'aveva sottilmente squieato. In questo consisteva il suo privilegio e la sua maledizione di sbirro nato: cogliere, a pelle, a vento, a naso, l'anomalia, il dettaglio, macari impercettibile che non quatrava con l'insieme, lo sfaglio minimo rispetto all'ordine consueto e prevedibile.[Il topo assassinato]
Anche il cadavere di un topo può far
scoprire un traffico internazionale abilmente messo in atto da
qualcuno.
Buona lettura e buon anno!
I racconti:
La lettera anonima
L'arte della divinazione
La sigla
Par condicio
Amore
Una gigantessa dal sorriso gentile
Un diario del '43
L'odore del diavolo
Il compagno di viaggio
Trappola per gatti
L'avvertimento
Il patto
Il vecchio ladro
La veggente
Guardie e ladri
Tocco d'artista
L'uomo che andava appresso ai funerali
Una faccenda delicata
Lo Yack
I due filosofi e il tempo
Cinquanta paia di scarpe chiodate
Il topo assassinato
Un angolo di paradiso
Capodanno
Lo scippatore
La scheda del libro sul sito
dell'editore Sellerio
Il sito di Vigata,
con i riferimenti ai link per scaricare i racconti dell'autore
I link per ordinare il libro su Ibs
e Amazon
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