14 dicembre 2017

C'è un giudice al consiglio di Stato

Ci sono storie che raccontano il mostro che si nasconde sotto la superficie del paese, ben più che tanti saggi (oggi molto in voga specie tra politici e giornalisti da talk).
L'inchiesta sul giudice del Consiglio di Stato Bellomo, della sua scuola di formazione per futuri magistrati, della sua rivista usata da questa persona per mandare messaggi alle sue allieve.
Le allieve costrette a subire i diktat del magistrato, vestirsi con tacco 12 e minigonna, scegliersi i fidanzati col suo beneplacito.
I futuri magistrati di questo paese, le persone che in nome del popolo italiano dovrebbero gestire la legge "uguale per tutti", si abituano fin da subito a come funzionano veramente le cose in questo paese.
Maschilismo, sfruttare una situazione di potere, pagamenti in nero (presunti, da verificare), pressioni e minacce sulle candidate.

Abbiamo guardato il caso Weinstein in America con un certo piacere, consolandoci coi problemi di oltreoceano, ma in Italia ancora dobbiamo fare i conti coi nostri problemi, di immaturità, di scarsa maturità, di etica.
Dal Fatto Quotidiano di oggi


Diritto e Scienza è parecchio attiva, propone un’ampia varietà di lezioni, pubblica una rivista (che Bellomo usava anche per umiliare le ex allieve-fidanzate), assiste gli studenti con costanza e li accompagna fino al giorno dell’esame di Stato, il prestigioso e complicato esame per indossare la toga: “Per iniziare, la società offre un corso annuale da 3.600 euro inclusa Iva che si tiene a Milano, tre giorni una volta al mese. Bellomo è capace di impartire lezioni per molte ore di fila bevendo soltanto caffè. Ho calcolato che in una giornata ha diluito nel caffè otto bustine di zucchero. Di solito ai corsi ci sono un centinaio di persone, ma non è a numero chiuso come dichiara. Alle lezioni, le prime file sono riservate alle borsiste, che vestono come richiesto dal contratto: gonne molto corte, spesso spalle scoperte e tacchi a spillo. I 3.600 euro per il corso – continua la nostra fonte – si possono pagare tramite un bonifico e si riceve una regolare fattura. Anche per i libri, circa 700 euro per 6 tomi scritti da Bellomo, tre di Amministrativo e tre di Penale. Il resto, però, è tutto in nero”. 
Varcato l’ingresso principale – con l’abbonamento annuale – le esigenze contabili di Diritto e Scienza cambiano: “Per il corso intensivo, che come programma si accavalla a quello ordinario per chi segue quello annuale, i corsisti pagano 800 euro, i non corsisti 1.300. Il pagamento avviene presso la scrivania della sala dove il corso si tiene, noi corsisti davamo i contanti a una collaboratrice di Bellomo che infilava subito le banconote in una busta senza restiturci né un foglio, né una ricevuta, né una fattura. Così pure per una nuova edizione di uno dei volumi Bellomo, venduto scontato e in nero per 160 euro. Anche per la full immersion di tre giorni, io e i miei colleghi abbiamo sempre pagato in nero: 100 euro al giorno, 200 per i non corsisti annuali”. 
Alla vigilia dell’esame, la scuola si trasferiva a Roma: “A ridosso del concorso, il consigliere è solito tenere una lezione che lui definisce ‘pre-concorso’ all’hotel Hilton di Roma, studiando i membri della commissione d’esame la cui prima prova si svolge il mattino seguente. Studio della commissione con formulazione di un algoritmo sui presunti argomenti ‘papabili’ per ogni materia oggetto di prova concorsuale: costo della lezione 100 euro. Sempre in nero. Il denaro non passava mai per le mani di Bellomo, ma veniva raccolto dai suoi collaboratori. Una donna a Milano e un uomo a Roma. Ogni anno Bellomo – aggiunge la nostra fonte – organizzava una festa di fine corso a Milano all’hotel Sheraton Diana Majestic. Offriva l’intera serata, però pretendeva di assegnare i posti ai tavoli. Al suo, c’erano le borsiste, di solito poco vestite. Ho visto cambiare radicalmente (fisicamente, ndr) nel giro di poco tempo la ragazza il cui padre ha denunciato Bellomo. I borsisti – aggiunge la nostra fonte – erano sotto il suo dominio, quelli di fascia alta non potevano salutare i ‘normali’ corsisti. Ogni giorno di fine prova del concorso all’uscita della Fiera di Roma, il consigliere Bellomo, seduto su di un cuscino, aspetta gli allievi che escono per parlare loro della traccia uscita e del suo svolgimento”.

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