18 dicembre 2017

Il ritorno della salma (nel paese senza memoria)

In fondo la salma di Vittorio Emanuele III fatta rientrare in gran segreto in Italia (dal presidente Mattarella da quanto ho capito), torna nel momento giusto.
Per vedere una formazione xenofoba andare al governo in Austria.
Per assistere ad una campagna elettorale basta sulla paura e sull'invasione degli immigrati.

Si troverà in un clima familiare avendo firmato, unico sovrano in Europa, ad aver firmato delle leggi razziali, ad aver abbandonato un paese in mano ai fascisti, aver fatto entrare il paese in una guerra mondiale che ha causato la morte di milioni di persone.
Forse non si meritava il volo di Stato, che ne dice presidente Mattarella.

Ma queste cose, dirà l'uomo della strada, non interessano agli italiani, che hanno altri problemi.
Il lavoro, la crisi e in particolare la crisi delle banche.

Ieri pomeriggio i due principali leader dell'opposizione (si presume quella vera) al governo Gentiloni sono stati intervistati da Lucia Annunziati: entrambi hanno imparato la lezione, l'importante è essere certi, dare numeri, anche numeri a caso (tanto chi controlla?).
Mostrarsi pronti per un governo di cambiamento. Con la flat tax, col taglio alle pensioni d'oro.

Di Maio ha assicurato che la sera stessa delle elezioni sarà in grado di dare un governo al paese, chiedendo la fiducia alle altre forze (l'importante è la stabilità).
Ha paragonato la vicenda della crisi bancaria alla prima Tangentopoli (e la fine della prima Repubblica), ma quali siano le sue proposte per cambiare il meccanismo di vigilanza non sono note.
Salvini invece ha puntato sul fatto che governano regioni e comuni da anni, non il massimo visto che non si erano accorti del problema delle banche venete.

Sul corriere la risposta del segretario del PD, che diversamente da M5S e Lega è un partito alla ricerca della coalizione perduta (per evitare le larghe intese questa volta da una posizione di sudditanza).
Sulle banche chi ha sbagiato pagherà: è proprio questo il punto che, stante a quello che vediamo oggi, nessuno pagherà.
Non pagheranno Mussari e Zonin.
Non pagherà Bankitalia che nel 2014 aveva messo la Banca di Vicenza tra quelle sane.

Eppure il sistema era sano, eppure tutti hanno vigilato bene, eppure la riforma del sistema bancario ha salvato il sistema.


PS: Renzi ha scritto al FQ mandando la sua versione dei fatti, qui invece la risposta dei giornalisti 

8) Nella storia del siluramento di Fabrizio Viola da Mps Carrai non c’entra niente e Renzi lo sa. Smentì un dettaglio scritto da de Bortoli il quale si scusò e Carrai annunciò il ritiro della querela. Adesso apprendiamo che ha fatto una causa civile. Ma questo è un diversivo rispetto al punto che conta: Renzi non smentisce di aver ordinato a Padoan di imporre il licenziamento di Viola. La commissione banche potrebbe chiedergli perché l’ha fatto.
9) Da anni Renzi, quando parla di Mps, nomina Banca 121 e l’acquisto di Antonveneta. Perché non va in commissione a dire che cosa sa di Banca 121? Non si addice a un aspirante statista come lui il ricorso a pizzini come “sarebbe interessante parlare”. Che cosa sa dell’acquisto di Antonveneta? Lo cita per mandare messaggi in codice al presidente della Bce Mario Draghi che nel marzo 2008 autorizzò l’operazione? Parli, non ci costringa a fare i profeti.
10) Con la Banca d’Italia “dopo il commissariamento di Etruria non vi è stata alcuna tensione”. Non si direbbe.

Nessun commento: