Un bel servizio sulla fine della
politica industriale in Italia, poi il peso delle lobby e la parità
salariale uomo donna.
Ma prima, un approfondimento sugli
studi alimentari. Ma tu, che cavolo mangi?
In tempi di rischi
alimentari, almeno possiamo consolarci con un caffè?
No, danneggia il
cuore, fa venire l'ansia, falso fa dormire ..
Riduce il rischio
di tumore al fegato.
A Boston il
direttore del dipartimento di nutrizione rassicura: il caffé ha dei
benefici e rassicura, niente soldi dall'industria del caffè.
Invece gli studi
su zuccheri e grassi sono spesso inficiati da interessi
dell'industria: come gli studi della Mars sui benefici del
cioccolato.
Il cacao contiene
anti-ossidanti, ma l'insalata fresca sull'uomo ha più potenzialità
antiossidanti, ma non vale per quella in busta.
E i super cibi,
come zenzero e le bacche di Goji? Non esistono evidenze sull'uomo,
dunque gli effetti di questi cibi sono da prendere con le pinze.
Non solo: “la
nutrizione deve essere sartoriale”, spiega un ricercatore
dell'AIRC, dipende dal contesto dove vive la persona.
Gli studi seri si
fanno su un campione vasto di persone: su queste basi si riescono a
fare statistiche accurate, come per esempio per capire la
correlazione tra grassi industriali e cancro.
Ci sono studi
falsi che correlano latte e latticini con cancro.
E' complicato
stabilire questa correlazione: sappiamo che il calcio fa allungare le
ossa che però sono soggette maggiormente a fratture.
La nutrizione è
importante nella prevenzione delle malattie: peccato che oggi i
medici non fanno studi sulla nutrizione e che molti di questi siano
pagate dalle aziende.
Per esempio Coca
cola che finanzia ricerche che poi assolvono le bevande zuccherate
dall'obesità.
In Europa è EFSA
che deve stabilire se un cibo è nocivo per la salute: ma non esiste
una legge che rende trasparente la ricerca nell'Unione, dice il
commissario alla salute alimentare.
Peccato che sulle
decisioni dell'Europa pesano le pressioni delle lobby, come
racconterà il servizio di Giorgio Mottola, dove si racconterà la
storia della sigaretta elettronica e di come la sua diffusione è
stata bloccata dalle tasse imposte dal nostro Parlamento.
In questi anno
abbiamo trasferito all'estero parte della nostra storia industriale,
da Fiat a Pirelli, i nostri prodotti alimentari, lo spumante, i
marchi del lusso, il nostro patrimonio paesaggistico in Sardegna,
come la Costa Smeralda.
Ci rimangono i
veleni dell'acciaieria più grande d'Europa, perché i Riva
più che alla salute hanno pensato a mettere i soldi nell'offshore.
Mentre a Taranto
si causavano morti e malati, i Riva si sono arricchiti e oggi la
trattativa per la vendita agli indiani è in crisi per un ricorso al
TAR della regione.
Un buon
imprenditore è anche una persona che si cura della salute delle
persone – così parla il santo padre: non uno speculatore che
vede solo il profitto e allora l'economia perde contatto con le
persone concrete.
Il servizio di
Giovanna Boursier – Venduti- è partito dall'Ilva:
gli indiani hanno vinto la partita coi francesi, al prezzo di 4000
esuberi.
A Taranto negli
altoforni lavorano col carbon coke, per uno stipendio di 1500 euro:
il ministro nell'intervista ha rassicurato che le persone in esubero
saranno impiegate nelle bonifiche.
La storia
dell'Ilva è una storia di inquinamento, di soldi trasferiti
all'estero, schermati dietro paradisi fiscali, di tanti commissari
che si sono susseguiti senza che le bonifiche siano andate molto
avanti.
Nelle mani dei
commissari c'è la salute dei cittadini e il futuro di Taranto: sono
loro che hanno scelto Mittal e Marcegaglia, che manterranno la
produzione a carbone (mentre l'altra cordata che aveva dentro anche
CDP pensava ad una trasformazione a gas).
Oggi, pur di non chiudere, si va in
deroga alle prescrizioni e la scelta della produzione a carbone non
va bene al presidente Emiliano.
Perché è stata
scelta Mittal che fa la carbonizzazione?
Mittal ha offerto
di più, compra a 1,8 miliardi: ma nel bando l'offerta economica vale
solo il 50%, la questione economica solo il 15%.
Viene il sospetto
che la cordata CDP fosse servita solo a far rilanciare l'offerta
degli indiani – dice la giornalista.
C'è poi la
questione dell'antitrust per cui, per limiti imposti dall'Europa,
Marcegaglia dovrà sfilarsi. Chi prenderà il suo posto, con quel
15%, in questo caso?
Nel frattempo Ilva
continua ad inquinare: nelle giornate di vento la polvere entra nelle
case e nelle scuole, che devono essere chiuse.
Succede nel
quartiere Tamburi, dove la gente vorrebbe anche andarsene via,
se solo avesse la possibilità: la gente ha sempre lottato per
coprire i parchi minerari, sopra la collina.
Quando scatta
l'allarme vento la gente si chiude in casa: l'ultima volta il 28
novembre, case e scuole chiuse.
I bambini forse
sono contenti, ma il diritto allo studio che fine ha fatto?
La mortalità nei
bambini fino a 14 anni è più 21%: nell'aria si trova diossina, che
non ha limiti per legge, che esce dai camini ed entra nelle acque.
I parchi non sono
coperti da anni e ora Mittal ha imposto una deadline nel 2020 mentre
Calenda vorrebbe anticipare: il senatore Della Seta (ex PD) ricorda
tutti i decreti salva Ilva che anziché tutelare la salute tutelavano
il profitto dei Riva.
Della Seta ha
continuato a rompere le palle, anche ora con la Mittal:
quell'impianto non ha futuro se non si risana l'ambiente. L'ex
commissario Bondi infatti voleva riconvertire già anni fa a gas, ma
poi è stato cacciato da Renzi.
A fine maggio
arrivano i miliardi confiscati ai Riva, per la tutela della salute,
fuori dal perimetro delle bonifiche in carico a Mittal.
Con quali
garanzie? È questa la preoccupazione di Emiliano e del sindaco
tarantino.
E le trattative
sugli esuberi stanno andando avanti e sono partite pure male: Mittal
intende assumere col jobs act, facendo perdere ai dipendenti Ilva
almeno 6mila euro l'anno.
Dopo uno scontro
ad ottobre, il confronto è ripartito a novembre: dobbiamo aspettare
però, perché per il momento Mittal è in affitto, non ha ancora
comprato.
L'obbligo di
acquisto è solo dietro due condizioni: l'ok dell'Europa e dei
sindacati, mentre il contratto è top secret.
Insomma, nessuna
garanzia – dice Emiliano.
Calenda spiega che
è firmato il contratto d'affitto, è vero: ma è l'unico progetto
industriale possibile e i sindacati devono assumersi le loro
possibilità.
Così, dopo che
sindaco e governatore hanno fatto ricorso al TAR, Calenda ha fatto
saltare il tavolo.
Sembra un gioco in
cui nessuno vuole fare un passo indietro.
I debiti dei
Riva sono stati in parte sanati da Banca Intesa che ora ha tutto
l'interesse a vendere l'impianto alla cordata che ha una parte
economica migliore, non gli interessa la componente ambientale.
La politica
industriale la fanno le banche e non la salute delle persone.
Fiat in America,
Ducati ai tedeschi, Parmalat ai francesi, Penigotti ai turchi,
poltrone Frau ai russi, mentre Luxottica si sta trasferendo a Parigi.
Siamo un paese in
ritirata – dice l'ex presidente dell'Iri Prodi.
Siamo un paese
industriale, di piccole e medie imprese: abbiamo medie imprese che
sono però formidabili.
Brioni ha
vestito grandi attori, presidenti americani: dal 2011 è passato ai
francesi che sono passati alla produzione industriale, tagliando i
posti di lavoro in Italia.
Era un motivo
d'orgoglio lavorare in Brioni: pensavano che l'arrivo dei francesi
fosse una fortuna, dopo la crisi.
Oggi i francesi
hanno dimezzato i lavoratori, hanno chiuso la linea femminile e molti
lavori fatti a mano sono fatti dalle macchine.
E gli operai hanno
paura a parlare di fronte alla giornalista: “speriamo di
lavorare”.
Chi la fa la
politica industriale? I governi,
risponde l'ex presidente Prodi:
come fanno i francesi, che difendono i loro marchi.
La
vendita dei patrimoni industriali impoverisce anche la classe
dirigente: i francesi comprano gli asset stranieri per eliminarli,
per ammazzare la concorrenza.
Anche
Telecom
è in mano francese: Vivendì ha il 23% e nemmeno ce ne siamo accorti
subito.
Vivendì
ha mentito di fronte alla Consob: chi controlla Telecom può
controllare dati tabulati di 40ml di persone, controlla Telsi che
gestisce i dati criptati in Italia, i dati digitali della PPAA, TV
Sat ovvero il digitale terrestro, Tim e Sparkle (i cavi sottomarini
dove passa il traffico internet verso Turchia e Israele).
Attraverso
Telecom passano dati strategici: il governo può applicare il golden
power ma fino a dove può arrivare?
Calenda
racconta che ha esercitato il potere di controllo fino a dove può e
che ha rinfacciato a Vivendì il suo comportamento scorretto.
Le
prescrizioni del golden power sono chiare: per interesse nazionale
nomina dei manager italiani anche se, ricorda il ministro, non è che
Telecom in mani italiane sia stata gestita meglio.
Bollorè
controlla un gruppo da 7 mld di dollari, è dentro i trasporti,
telecomunicazioni, nell'agroalimentare (i vini), l'assicurazione e le
banche.
È
stato sanzionato dalla Consob per 3ml di euro per la scalata dei
Premafin: dopo la denuncia di Berlusconi è indagato dalla procura di
Milano per la scalata Telecom.
Sulla
sua rete passano le telefonate della procura di Milano e della Rai,
con la trasmissione Report.
La
partita sull'ultimo miglio: il
governo Letta ha detto no allo scorporo della rete, mentre ora
Calenda si dice favorevole, perché è un asset importante.
Servono
due società, una di rete e una di servizi da mettere a mercato:
sulla rete passano le telefonate, internet. Senza rete è difficile
fare sviluppo industriale: serve investire nella banda larga, ma Tim
non ha soldi.
Ora
abbiamo due società della rete per fare la banda larga, Telecom e
Open fiber (voluta da Renzi): c'è il pericolo della duplicazione dei
costi, non ne avevamo bisogno – commenta l'economista Sapelli.
Forse
Renzi sapeva che Vivendì si stava prendendo Telecom?
E
se ora i francesi non accettassero la fusione delle due reti?
Il
senatore Mucchetti ha una sua soluzione: Telecom entra in Open fiber,
con uno scambio telefonia – rete coi francesi per fare in modo che
lo Stato si riprenda la rete, che dovrebbe vendersi la sua parte di
telefonia.
AD
di Open Fiber è Starace che si dice contrario alla fusione; nemmeno
il ministro vuole parlare di questa fusione.
Vediamo
come va a finire.
Però
i francesi quando siamo noi a prenderci dei pezzi del loro sistema
bloccano tutto: Macron appena eletto ha nazionalizzato i cantieri e
ha fatto valere i suoi diritti di prelazione su STX.
L'Italia
su questi cantieri ha una governance ma sotto controllo dei francesi:
per far nascere un nuovo polo per navi militari con Naval group dice
Calenda.
Però
il rischio è che i francesi di Naval Group si prendano gli appalti
più grossi, perché sono più grandi di Leonardo (Finmeccanica).
Non
dobbiamo avere paura di soccombere coi francesi, chiude la
discussione Calenda.
Viene
da pensare male: molti istituti bancari sono finiti in mano francese,
controllano il gruppo assicurativo Generali. Manager francesi
controllano pezzi strategici della nostra finanza, sanno le criticità
delle nostre aziende e potrebbero appoggiare, in caso di scalate, i
francesi.
La
vendita della Costa Smeralda.
La
Costa Smeralda ha un mare più bello al mondo: dagli americani siamo
passati agli arabi del Qatar.
Il
piano paesaggistico di Soru intendeva difendere le coste: ora la
regione ha modificato il piano, dando la possibilità di costruire a
300metri dal mare, per progetti di rilevanza sociale.
Ovvero
edilizia turistica, alberghi e non ospedali: il Qatar si è preso una
parte della Meridiana, sta completando l'ospedale di Olbia (che
doveva costruire il San Raffaele).
A
fianco dell'ospedale però un campo da calcio, un hotel: tante
strutture bellissime dice il sindaco di Olbia, che vuole costruire
alberghi dove dice lui.
Tanto
prima o poi arriva la legge del presidente Pigliaru.
A
meno che non arrivi l'agricoltore Marras: in dialetto sardo ha
spiegato che si è opposto a tutti i progetti di costruzione,
rifiutando offerte da 700ml.
La
terra resta, i soldi volano – dice.
Marras,
ministro per la tutela all'ambiente.
Perché
se dobbiamo aspettare il governo, la burocrazia, i sindacati e le
loro scelte miopi: paghiamo anni di ricatti degli imprenditori nei
confronti dei politici.
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