Eravamo abituati a vedere il DNA la
prova principe per incastrare gli assassini: da Bossetti al serial
killer Donato Bilancia.
Ma oggi si usa il DNA in modo opposto:
in tema di impunità non ci batte nessuno.
Questo è il tema dell'anteprima della
puntata di Report, poi la logistica e la contraffazione che si
nasconde dietro un click.
Siamo responsabili delle nostre azioni:
secondo la genetica comportamentale i nostri comportamenti si possono
prevedere dall'analisi del dna.
Sappiamo che alcuni ritardi mentali
dipendono dal dna: anche i comportamenti aggressivi?
Il gene dell'aggressività si chiama
“mao A”: persone con questa alterazione del gene è predisposta a
comportamenti che portano ad omicidio, non una semplice lite.
Stefania Albertani è stata
protagonista di uno dei casi più efferati di cronaca nera: ha ucciso
la sorella, ha tentato di uccidere i genitori.
Era una persona coerente, all'apparenza
ma era affetta da una malattia mentale: ma viene poi sottoposta ad
alcuni esami, poi il test del DNA.
Il test stabilì che parte del suo
cervello era compromesso: in certe condizioni questo poteva portare
all'aggressività.
Il Tribunale di Como ha ridotto la pena
di un terzo.
Stessa storia per un assassino a
Trieste: per la prima volta il test del DNA portò ad una riduzione
della pena e ora la genetica bussa sempre di più alle porte dei
processi.
L'ex avvocato di Albertani ammette che
userà il test del DNA su altri processi: il rischio è di portare a
processi lunghi, l'impunità per chi si potrà permettere questo
test, per qualcosa che ancora non ha solide basi genetiche.
L'assassino è il DNA?
Allora colpevoli si nasce e potremmo
fare lo screening a tutti gli italiani e rinchiudere quelli “tarati”
nel DNA.
Lo psichiatria De Rosa spiega che è
come i fattori di rischio cardiovascolari: posso avere un infarto a
25 anni come non averlo mai.
In Israele è nata un'azienda
(Faception) che stabilisce se uno è un criminale dall'analisi del
solo sguardo: siamo tornati ai tempi di Lombroso, anziché andare
avanti stiamo tornando indietro con la scienza.
Analizzano il viso, i tratti, il dna e
grazie ai big data, il prezzemmolino di tutte le discussioni,
è sappiamo se tu sei un terrorista o meno.
È un business da miliardi di dollari
ma è anche una mostruosità, che rischia di portare a
discriminazione razziali.
La logistica: il pacco e la società
del futuro di A. Nerazzini
Il servizio di Nerazzini è cominciato
da Amazon: una visita nel magazzino dove lavorano in tanti, con le
parole d'ordine di velocità e ordine.
Nel posto di lavoro che è il top
dell'informatica si lavora ancora a mano: sono le persone che
prelevano gli articoli dagli scaffali, rispettando i tempi
prestabiliti.
Qui nel giorno del Black friday c'è
stato il primo sciopero: i dipendenti della logistica protestavano
contro i ritmi, le paghe, lo sfruttamento.
Dietro un pacco c'è un giro d'affari
di mille miliardi di euro in Europa, 120 nella sola Italia.
E ora che arriva a Natale il traffico
aumenterà: spariranno i negozi piccoli per favorire le
multinazionali come Amazon e del trasporto.
Amazon, Alibaba, TNT …
Cosa c'è dietro un click?
Sulle spalle di chi risparmiamo quando
compriamo a poco un prodotto su uno store online?
Sugli stipendi delle cooperative che
nascono e muoiono per pagare sempre meno tasse, sempre meno stipendi,
un mondo dove regnano evasione e ricatti.
Nerazzini, dopo Amazon, è andato a
vedere come si lavora in una azienda in Brianza: oltre ai
dipendenti regolari ce ne sono altri, che lavorano a chiamata anche
se non potrebbero e che rischiano l'arresto per i controlli delle
forze dell'ordine.
Aziende da 200 dipendenti che ne
assumono solo una dozzina: Marta Fana spiega come queste aziende
usano il meccanismo delle cooperative come strumento per
somministrare manodopera al massimo ribasso.
Le cooperative hanno trasformato la
loro funzione, i sindacati sono rimasti incastrati nel gioco dal PD e
ora capiscono che forse è troppo tardi.
Il consumatore e l'azienda non si
preoccupano di cosa sta dietro un click e la consegna immediata di un
pacco.
Come succede a DHL, che non ha
dipendenti in Italia, caso unico, e si appoggia a subfornitori.
Fornitori che sono stati costretti, per
tenersi l'appalto, a licenziare lavoratori, allontanare personale non
gradito, fare la guerra al sindacato.
I dirigenti della multinazionale DHL
scrivevano mail in chiaro ai capi del consorzio Salerno Trasporti:
non sembra più nemmeno un appalto ma una gestione diretta della DHL
che però qui non ha dipendenti.
Alla Salerno Trasporti avevano preso
prima i complimenti dal manager della DHL, ma poi hanno ricevuto un
fax per la cessione del rapporto, e così alla fine hanno perso molte
migliaia di euro.
Giovannini è stato presidente di
Cotra, che in esclusiva lavorava per DHL: dopo 26 anni di
rapporto, ha perso il lavoro con la multinazionale, mollato anche
lui, perdendoci pure molti soldi.
DHL ha fatto un'offerta che ha vinto
una nuova società che si è presa i dipendenti di Giovannini.
Le aziende che si ribellano alla DHL
sono distrutte – racconta un altro testimone, Claudio Saragozza,
della filiale di Treviso.
È stato tagliato fuori dopo che si è
rifiutato di pagare una tangente – così racconta a Nerazzini.
Anche lui fatto fuori in favore di un
altro fornitore che si è preso la filiale.
Alberto Nobili, presidente DHL Italia
respinge le accuse: solo opinioni di ex fornitori (anche se parliamo
di mail, con tutto nero su bianco).
Perché DHL non assume? Così si evita
che i dipendenti finiscano nelle mani di fornitori incompetenti.
Altro caso nel mondo della logistica la
SDA, marchio comprato da Poste Italiane: è oggi l'unico
player in perdita nella logistica in Italia, colpa anche dello
sciopero di settembre.
Sciopero a Carpiano, zona sud di
Milano: tutto è nato da un cambio di appalto, pubblico o privato il
gioco è lo stesso, da un consorzio all'altro.
Poi ci pensa il jobs act a livellare
verso il basso le condizioni di lavoro.
Verso chi protestava sono volate
bastonate e coltellate, nella battaglia di Carpiano.
Una battaglia tra i Cobas e i
trasportatori di Salerno Trasporti.
Il consorzio Metra sta prendendo
una buona parte degli appalti di Poste, partendo quasi dal nulla:
3000 lavoratori, che ora mirano a prendersi il magazzino di Carpiano.
Dove una volta lavorava il consorzio
CPL, il cui presidente aveva lavorato con l'ex presidente Pivetti:
l'ex pasionaria ha stretto buoni rapporti con la Cina.
Il sistema dei trasporti è opaco e
dentro ci trovi anche vecchie conoscenze: come la figlia di Vittorio
Mangano che aveva messo le mani su appalti per la Lidl, per il
Tribunale.
Nell'ortomercato di Milano lavorava la
cooperativa di Morabito, ndranghetista, dove si trafficava anche in
droga.
La TNT fa parte del gruppo Fedex:
TNT a Milano stava per entrare nell'orbita della ndrangheta – lo ha
raccontato il giudice di Milano Gennari.
Grazie alla ndrangheta l'efficienza
delle consegna era schizzata: la presenza della mafia era gradita al
tessuto imprenditoriale.
I vertici di TNT conoscevano il passato
criminale di Paolo Martino, vicino al boss Di Stefano: solo dopo
l'inchiesta hanno deciso di collaborare con la giustizia.
TNT si era trovata così bene con la
ndrangheta a Milano che avevano chiesto una mano anche a Napoli: il
boss pluricondannato faceva affari con politici e manager, è il
mondo alla rovescia.
Invece che distribuire gli utili, le
cooperative li fanno sparire con le cartiere che producono fatture
finte. Cooperative che si passano i dipendenti che entrano con dei
diritti acquisiti ed escono con meno diritti.
Col jobs act si è eliminato il reato
di somministrazione fraudolenta di lavoro, chi dovrebbe controllare è
il ministeri del lavoro che sembra che si muova solo in prossimità
di alcune trasmissioni televisive.
In questo mondo lavorano maghi delle
cooperative come il
signor Tulli, che hanno fatto sparire 1,7 miliardi allo Stato,
con le sue cooperative nella logistica.
Vanta amicizie importanti, da Previti a
Taiani.
Tulli ha sulle spalle 5 crack, ma è
ancora pronto a giocare una nuova partita, assieme ad Amazon.
Ancora oggi, racconta a Nerazzini, ci
sono cooperative che non pagano l'Iva, evadono, usano le cooperative
cartiere.
Tulli accusa il suo vice, lui non se ne
era accorto dei soldi portati in Lussemburgo: l'organizzazione poteva
usare una rete di fiduciarie per il suo lavoro, c'è il ruolo dei
consorzi esterni.
Il viaggio prosegue nel modenese nel
mondo delle cooperative spurie, nel mondo della carne.
Qui, chi ha protestato, per vedersi
applicato un contratto giusto, è rimasto senza lavoro.
Altri invece, che sono stati zitti,
sono entrati nello stabilimento, con tanto di caporale pregiudicato.
E alcuni di loro sono inseguiti dalla
Finanza per evasione dellIrpef.
Contributi non versati, presidenti
della cooperativa che hanno firmato tutto, come prestanome. Tunisini,
albanesi, romeni.
Buste paga irregolari.
Sulla carne ci mangiano tutti: ma che
cavolo di filiera abbiamo messo in piedi sulla carne?
Infine a Bologna, da Fico di
Farinetti, inaugurato con politici e ministri, dentro.
Fuori le proteste degli studenti e dei
Cobas.
Nessuno vuole parlare con Nerazzini,
solo Boccia che, ammette la sua sconfitta con Renzi per la web tax.
Renzi ha chiamato come commissario
della digitalizzazione un manager Amazon: l'evasione di Amazon
è bene organizzata, sta dentro la sua struttura societaria: Amazon
Italia logistica e poi c'è la società lussemburghese che è quella
che fattura.
Il governo del Lussemburgo aveva fatto
un accordo molto favorevole con Amazon: così gli utili sono liberi
di uscire dall'Europa, per finire negli Stati Uniti. Nel Delaware, il
vero offshore americano.
Ora Amazon dovrebbe restituire 250ml a
Lussemburgo, ma questo paese non ha alcun interesse ad ottenere.
Così mentre aumenta il fatturato di
Amazon, si distruggono posti di lavoro, si creano disparità in
Europa, si tolgono tasse dal pubblico.
Obiettivo di Bezos è prendere
il mercato, non arricchirsi – spiega il consulente Bellavia: con
tutta quella liquidità si compra il mercato, per far fuori la
concorrenza.
E alla fine potrà alzare i prezzi e
nessuno potrà opporsi.
Lavoratori scannerizzati, posti di
lavoro persi con una azienda che fattura 40% in più ogni anno, robot
assunti al posto degli umani (non chiedono contributi), profitti che
si spostano dai nostri paesi verso paesi offshore.
C'è chi chiama tutto questo
innovazione.
Ma la politica che ha in mente
Piacentini è questa?
C'è poi il rischio di comprarsi un
pacco, quando si compra online, come ha raccontato Luca Chianca nel
suo servizio.
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