La campagna elettorale è cominciata,
senza aspettare il calendario ufficiale.
È cominciata col tweet in cui si
chiedeva conto al presidente Grasso (ora candidato di Liberi e
Uguali) dei soldi non versati nelle casse del PD.
È cominciato quando è uscita la
notizia che il suo stipendio era superiore al tetto dei 240mila euro.
È cominciato quando gli sono state
rinfacciate quelle parole, era il 2012, in cui diceva che Berlusconimeritava un premio speciale per la sua lotta alla mafia.
Se non fossimo troppo maliziosi,
penseremmo che queste notizie, queste critiche, non sarebbero mai
uscite lo stesso se fosse rimasto nel Partito Democratico a fare da
riserva per qualche incarico.
E' cominciata col le polemiche per la
presenza di Di Maio a Roma, sul palco dove si festeggiava l'ultimo.
È cominciata con le polemiche sui
rifiuti di Roma che, in parte, finiranno nell'Emilia rossa del
governatore Bonaccini: questo per un accordo tra la regione Emilia e
la regione Lazio di Zingaretti, l'unico ente preposto a
trattare in materia di rifiuti, per portarli fuori regione.
I temi della campagna elettorale sono
ormai sul tavolo: i populisti da una parte e le persone serie dall'altra; noi che siamo persone serie, che abbiamo creato
milioni di posti di lavoro, che abbiamo cambiato verso al paese e
loro i populisti, che non sono nemmeno capaci di governare Roma (pure
l'albero è caduto).
Loro sono il M5S (e al massimo
Salvini), noi il PD.
E lo stesso discorso si sente
dall'altra parte del coro: noi abbasseremo le tasse, noi ci
occuperemo degli anziani, loro sono quelli che non hanno mai
lavorato.
In questo caso il noi è Berlusconi,
loro sono il M5S, il nemico comune di Renzi e B.
Non che tra i due programmi non ci
siano differenze: la flat tax Berlusconi la mette nel programma, il
centro sinistra l'ha messa nelle pieghe delle sue leggi.
L'abolizione della tassa sulla casa, i
bonus uguali per tutti, gli sgravi per le imprese, le politiche
sull'evasione fiscale (i pochi controlli, i condoni).
Pro flat tax anche Salvini, che spera
di fare lui il miracolo che è riuscito a Trump nel 2016.
Basta clandestini, basta invasione,
mano libera alla polizia (sarà felice delle recenti nomine dei
funzionari coinvolti nelle brutte vicende del G8 di Genova) e flat
tax.
Meno tasse così le pagano tutti. O
molto più probabilmente le pagheranno sempre i soliti e ai buchi di bilancio si risponderà con tagli nei servizi.
Ma Salvini vive, assieme ai suoi
follower in un mondo non reale: nel mondo reale l'invasione non
esiste e se ci sono i clandestini è perché esistono leggi come la
Bossi Fini.
Il vento di destra sta inebriando anche
il M5S, convinti anche loro dell'imminente vittoria.
Tant'è vero che sarebbero pure
disposti a chiedere un'alleanza con chi ci sta, ma non ora, vediamo
poi, voti alla mano.
Capiterà a loro quanto successo a
Bersani nel 2013 con l'incarico esplorativo fallito in diretta
streaming.
Tra le nuove regole adottate per le prossime elezioni, si parla
di multare chi esce dal movimento e una sorta di vincolo di mandato.
Anche qui, si vive tra le nuvole: sono
norme fuori dalla Costituzione, la stessa che l'anno scorso volevano
difendere dalla riforma Boschi.
Mi chiedo quale tribunale potrà
obbligare tizio, eletto col M5S, a pagare 100mila euro di multa
perché ora sta in un altro gruppo.
E per fortuna che il presidente
Mattarella ha chiesto l'altra sera proposte concrete ai
partiti, una visione politica che ci faccia uscire dall'eterno
presente.
A proposito, spiace che nel discorso, breve in verità, non ci sia stato spazio per ricordare Giulio Regeni e il fatto che sono due anni che aspettiamo giustizia.
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