23 gennaio 2018

A pochi mesi dal voto

I vaccini, l'invasione degli immigrati, l'Europa matrigna, fuori dall'euro, la guerra alle fake news (da chi le alimenta).
E poi ancora: la flat tax come medicina che risolve tutti i mali, le mille proposte per abbassare le tasse e per i redditi di sostegno o cittadinanza tanto basta tagliare la spesa improduttiva (sulla carta).
Questa campagna elettorale, come le altre, sta sposando alcuni temi dove i leader dei partiti (anche aspiranti presidenti del Consiglio) se la cantano e se la suonano.
Peccato che questa campagna elettorale non sta affrontando alcuni argomenti che poi riguardano da vicino la vita delle persone: ieri sera alla fine del lungo servizio di Presa diretta sulla mala sanità, ho provato un forte senso di sconforto.
Per la fine della sanità pubblica che, se non dovesse arrivare una scossa, è destinata a finire male: al sud per i livelli di servizio in calo, al nord perché sta per essere consegnata ai privati.
Certo, poi possiamo fare tutte le campagne per i vaccini, obbligatori tutti quanti.
Ma la gente continuerà a morire per la malasanità, perché non può permettersi di spendere soldi per delle visite o per delle cure.
Oppure muore perché, mentre lavora (magari con un contratto a tempo) finisce in una sala satura di azoto e muore asfissiato.
Che è sempre meglio che non finire sparati dal coniuge, in uno dei tanti femminicidi all'italiana: dove cioè c'è la vittima e il carnefice che gira armato per il principio per cui io a casa mia tengo tutte le armi che voglio (come nel caso di Bellona).

Perché, oramai dovrebbe essere chiaro a tutti: della sicurezza negli ospedali, in casa propria dal coniuge o dal fidanzato, al lavoro, non interessa nessuno.
Ecco, ieri sera vedevo le immagini dei neoralureati in medicina che, formati coi soldi nostri, vanno all'estero per la gioia di inglesi, svizzeri, tedeschi.
Tra pochi mesi saremo chiamati al voto e dovremo scegliere e io faccio ancora fatica a scegliere il meno peggio.

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