La
puntata di Presa diretta su corruzione e appalti pubblici,
“Appalti fuori controllo”, comincia con la Salerno Reggio
Calabria, emblema di come non bisogna gestire la spesa pubblica:
oggi si chiama autostrada del Mediterraneo, inaugurata dopo decenni
dall'avvio ai lavori.
Lavori inquinati dalla presenza della
ndrangheta, dalla corruzione, da lavori fatti male.
Come la galleria killer, dove sono
avvenuti due incidenti simili: lavori collaudati nel 2009, mentre
c'era un muretto che non doveva esserci, su cui si è schiantato un
ragazzo, Domenico Napoli.
Dopo 4 mesi dall'incidente di Domenico,
altri 4 ragazzi sono morti sullo stesso muro: niente luci, niente
guardrail. Solo dopo il secondo incidente Anas ha messo in sicurezza
la galleria e ora c'è un processo a 13 persone che hanno realizzato
questa galleria.
Alessia Candito, giornalista, chiama la
Salerno Reggio Calabria il corpo del reato più lungo del paese: da
una serie di inchieste sulla criminalità organizzata e ordinaria
emerge un controllore vicino al controllato e non ai cittadini, che
sono i committenti.
Colpa di come sono gestiti gli appalti.
Colpa di come sono fatti i lavori.
Colpa di come non sono fatte le
manutenzioni: come per i ponti crollati in Brianza nel 2016 e
precedentemente in Liguria, in Sicilia (il ponte Scorciavacca
crollato dopo l'inaugurazione).
Tratti di strade o di viadotti che
crollano dopo essere inaugurati o al termine dei lavori.
Abbiamo bisogno di investimenti per
mettere in sicurezza il nostro patrimonio infrastrutturale: in questi
ultimi anni spendiamo solo 200ml di euro l'anno, molto poco.
Insomma, abbiamo bisogno di lavori
pubblici per far ripartire l'economia ma abbiamo un sistema di
appalti che è pieno di buchi.
Troppe stazioni appaltanti, troppi
sprechi negli appalti (30miliardi di euro l'anno), su un totale di
115 miliardi, il 7% del PIL.
Come possiamo sradicare il problema
della corruzione negli appalti pubblici?
Salerno Reggio Calabria: il
viadotto sul fiume Mesina è oggi oggetto di indagine, perché
opera potenzialmente a rischio.
Il fiume che passa sotto il viadotto,
scava le fondazioni dei piloni: nello studio idrogeologico doveva
essere studiato l'effetto del fiume sul ponte. Come hanno potuto
progettare questi viadotti?
La procura di Vibo Valentia ha
scoperto che mancava l'autorizzazione dell'autorità di bacino,
ovvero non è stato fatto nessuno studio idraulico da parte
dell'Anas.
Questo ente sa come e dove realizzare
le opere sui territori, specie quelli a rischio: i quattro viadotti
sono stati realizzati senza rispettare in modo legittimo la legge.
Carlo Tansi, responsabile della
Protezione civile non ha mezzi termini: è un'opera abusiva, è
assurdo che si costruisca laddove c'è il rischio che la gente possa
morire.
Anche l'azienda che ha vinto l'appalto
era consapevole dei rischi e aveva infatti incaricato un consulente
esterno che aveva espresso i suoi dubbi, su questo progetto carente.
Il responsabile dell'Anas, Ferrara si è
nascosto dietro l'indagine in corso: “comunque non c'è un rischio
per chi percorre la strada”, rassicura.
Stiamo parlando di Anas, un colosso dei
lavori pubblici, che gestisce 60mila km di strade sul territorio.
Il principale indagato dell'inchiesta è
un costruttore bergamasco, Cavalleri: l'inchiesta è partita da un
controllo che ha portato ad una serie di controlli da parte della
Finanza sulla ditta.
Sono emersi problemi di cattivi
materiali, sovraspese per materiali non usati (13ml su un appalto da
60ml, su una gara vinta col ribasso del 30%).
Si risparmiava sui progetti per
lucrarci sopra, fatto confermato anche dal direttore dei lavori.
Quel tratto di strada è potenzialmente
a rischio anche per la qualità dell'asfalto: in pochi anni sono
stati registrati 14 incidenti in quei 9km di strada della Sa-Rc.
Anas è responsabile per i controlli
non fatti o non approfonditi: l'avvocato difensore di uno degli
indagati dell'Anas parla di solitudine dei controllori, che non hanno
competenze per verificare tutto...
Ma allora come possiamo fidarci dei
lavori fatti?
Oggi la Cavalleri SPA è in concordato
preventivo, il titolare è stato arrestato nel 2017 e oggi è ai
domiciliari.
Ci sono state nel passato altre
inchieste su Anas, i suoi uffici centrali, come quello sulla
“dama nera”, che preparava gli appalti su misura per imprenditori
con pochi scrupoli.
Ma ci sono anche costruttori coraggiosi
come Gaetano Saffioti che, con le sue denunce contro la
ndrangheta, ha fatto arrestare 48 persone.
Si è ribellato alla tassa mafiosa e,
anche per dare un segnale di libertà al figlio, ha detto basta alle
pressioni degli ndraghetisti.
Ma dopo le denunce la sua impresa ha
smesso di lavorare in Calabria e anche in Italia, per fortuna nel
resto del mondo ha decuplicato il fatturato.
C'è un problema in Calabria e anche in
Italia: c'è un sistema che non funziona, dove ci si mette d'accordo
sui lavori, su chi deve vincere.
L'autostrada A3 non è finita ed è
stata fatta male, è stata fatta cioè per essere ricostruita: lavori
che devono essere continuamente rifatti.
Calcestruzzo depotenziato, strutture
insicure strutturalmente.
LE inchieste sui lavori del Terzo
Valico hanno riguardato direttamente il general contractor, i cui
vertici sono stati azzerati.
La procura di Genova ha intercettato
costruttori e dirigenti di Cociv, il general contractor della Milano
Genova: gli appalti si vincevano grazie alle escort, alle solite
buste coi soldi.
Il GICO ha usato le intercettazioni con
cimici, per il lavoro di indagine che è durato tre anni: appalti per
3 miliardi di euro, di cui 800 ml finiti in mazzette.
Significa lavori che non finiscono ai
migliori, appalti per lavori fatti male: dietro Cociv ci sono grandi
nomi delle costruzioni, come Salini e Impregilo.
In questi lavori è alto il rischio che
si crei un cartello tra imprese per far fuori i concorrenti.
Oggi i lavori di Cociv sono decisi da
commissari che vivono in clausura, senza possibilità di contattare
persone verso l'esterno: a questo si deve ricorrere per fare lavori
fatti bene in Italia.
Ma possibile che non si possa in modo
diverso?
Per legge, il general contractor ha
facoltà di nominare il direttore dei lavori, il controllore dei
lavori. Controllo che doveva essere fatto anche da Ferrovie dello
Stato.
Ma anche loro, come per Anas in
Sicilia, non avevano sentore di nulla.
Le aziende private pagheranno i
ritardi, certo: ma i lavori continueranno con la Cociv.
La legge obiettivo è figlia di
Lunardi e Berlusconi, nel 2001: l'idea era affidare ai general
contractor enorme potere per consegnare le opere chiavi in mano allo
Stato.
Una legge criminogena l'aveva definita
Raffaele Cantone e oggi lo dice il collega Corradino: il controllo
sui lavori della Legge Obiettivo è inefficace, il general contractor
è in palese conflitto di interesse.
Lunardi oggi si difende dicendo
che se avessero mano alla legge avrebbero ritardato i lavori, mentre
era compito di Anas e Ferrovie dello Stato fare opera di
sorveglianza.
Peccato però che le 126 opere
pubbliche (dal costo di 125 miliardi) della Legge di Lunardi non si
siano realizzate: tra queste c'erano la Torino Lione, il Ponte sullo
Stretto e la Salerno Reggio Calabria e la Metro C a Roma.
Tutte opere non completate o in
ritardo.
E i costi di queste opere sono pure
lievitati in modo abnorme: sono tutti costi sulle spalle degli
italiani di domani, non sulle spalle dei Lunardi del caso.
L'elenco delle opere incompiute è oggi
salito a 762 opere...
Il ministro Delrio ha riformato il
codice degli appalti: meno stazioni appaltanti con dentro gente
competente, un limite alla regola del massimo ribasso (per le gare
sopra 2 ml di euro).
Il risultato è che oggi molte gare
sono sotto la soglia dei 2 ml, magari spezzettandole, dunque ancora
col massimo ribasso: sono opere fatte male e nemmeno si risparmia
perché poi le imprese si rifanno con le modifiche in corso d'opera.
Altro problema è che mancano i decreti
attuativi, come quelli che dovevano ridurre le stazioni appaltanti
con personale adeguato (ingegneri e avvocati): stiamo ancora perdendo
tempo e il codice degli appalti potrebbe essere un'occasione mancata.
Il professor Piga,
dell'università di Tor Vergata vede proprio nel sistema degli
appalti uno dei problemi del paese, per la scarsa competitività, per
la scarsa qualità dei lavori, per i costi extra per lo Stato.
LA spesa pubblica improduttiva negli
appalti, come quella che deriva dalla corruzione, doveva essere
oggetto di seria spending review.
Si parla di 30miliardi di euro di
sprechi, l'87% di questi è dovuto alla incompetenza, il resto alla
corruzione: sarebbe una buona politica, se ci fosse una vera politica
per una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini e delle
imprese, oneste.
L'OIGE è l'ente di ingegneria
che analizza i bandi del pubblico: un bando su due è fatto male,
hanno rilevato. Significa ricorsi, ritardi, inefficienze.
Colpa del principio per cui, in Italia,
si fanno i lavori pensando alle spese su cui mangiarci sopra, senza
fare una vera fase di progettazione – dice Italia Sicura,
commentando i lavori presentati nella città metropolitana di Roma.
Non ci sono competenza per fare i
capitolati, per fare delle ispezioni: sono lavori che non si
insegnano nemmeno nelle università.
Serve avere negli enti appaltanti
personale tecnico e preparato – spiega il professor Valducci,
dell'università di Firenze: si impara a lavorare per affiancamento,
ovvero si reiterano gli stessi errori del passato.
Il confronto con la Germania:
gli appalti sono 444miliardi, il 20% della spesa pubblica, questo
paese è al settimo posto nella classifica di Transparency
International e chi lavora nelle stazioni appaltanti ha studiato per
fare quel lavoro.
La differenza con la Germania la fa la
formazione, nell'università di Kehl, nella scuola dei “sindaci”,
per la formazione degli amministratori pubblici dove c'è
l'alternanza tra scuola e lavoro, nelle amministrazioni.
Anche in Germania ci sono scandali,
come i lavori lunghi per l'aeroporto di Berlino: qui chi sbaglia
paga, in Germania l'11% della popolazione carceraria è composto da
corrotti (in Italia siamo allo 0, qualcosa per cento).
In Germania non conviene essere
corrotti o corrompere: la prescrizione non falcia i processi come
succede da noi.
L'intervista al ministro Delrio
Siamo a buon punto sui decreti
attuativi (siamo a sei-sette), Palazzo Chigi sta revisionando il
punto sulle stazioni appaltanti, che saranno sotto le 5000 (oggi sono
35mila).
Molto dipenderà da come le
amministrazioni si adegueranno al decreto.
Ma un punto su cui il ministro tiene
molto è l'essere arrivati a gara con un progetto vero, esecutivo e
questo ha stimolato le società di progettazione: quest'anno Anas
farà 80ml di lavori in progettazione.
I lavori al massimo ribasso: il governo
ha aumentato la soglia da 1 a 2 ml sul massimo ribasso (un'anomalia
italiana) per accompagnare le modifiche.
Chi sta boicottando la riforma?
LA legge è stata avversata perché
richiede trasparenza, è contro la corruzione, come ha rilevato anche
l'Anac di Cantone.
Ma la vera innovazione è togliere di
mezzo la burocrazia: a Melzo l'appalto della scuola è stato fatto in
modo completamente digitale, usando un sistema studiato dal
Politecnico di Milano, già in uso negli Stati Uniti.
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