SABATO
E' proprio una vecchia signora, pensò il commissario Maugeri, mentre accostava alle labbra la tazzina cinese di finissima porcellana, e mentre l'aroma del the gli saliva alle narici.
- Me l'ha portato mio nipote dall'Inghilterra il mese scorso. - Parlava con voce bassa, ma dolcemente modulata, senza alcuna inflessione dialettale. - Le marche migliori provengono da quel paese; sa a causa delle loro colonie.A lui il the non piaceva particolarmente, preferiva un buon caffè, però aveva osservato con curiosità il rito della preparazione che il cameriere eseguiva con gran cura. Ora, sorseggiando la bevanda, si rendeva conto che aveva un sapore squisito.
Seduta compunta nella sua poltrona di velluto, i capelli candidi raccolti in una crocchia sulla nuca, uno scialletto di lana evidentemente fatto a mano che le copriva le spalle, ricordava a Maugeri l'immagine che compariva sulle confezioni di una marca del caffè, detto appunto "Caffè la Vecchina".
Maugeri e la vecchia: si apre
con questa immagine il quarto romanzo di Fulvio Capezzuoli con
protagonista il commissario Gianfranco Maugeri, con un difficile
passato da partigiano durante la seconda guerra mondiale.
Siamo a Milano nell'autunno del 1948:
su invito del vicequestore, suo superiore diretto, Maugeri è stato
mandato in via Ariosto ad ascoltare la storia successa alla signora
Giovanna Bellingeri: una storia strana, di rumori e di tonfi che
provengono dal soffitto, dai piani alti della villa.
Siccome questi piani sono chiusi a
chiave e nessun estraneo alla famiglia può accedervi, chi ha causato
quei rumori?
- Oltre ai passi questa volta ho sentito anche, distintamente, oltre un rumore metallico, come .. - e si capì che faticava un poco a continuare.-Come di catene trascinate? - concluse Maugeri, e lei fece timidamente cenno di sì con il capo.
Il richiamo al mondo del paranormale:
c'è un fantasma che infesta la villa Liberty di via Ariosto, dove
vive la signora Bellingeri, la sorella Elisa (malata e assistita da
un'infermiera) e il cameriere Enrico?
Maugeri, da uomo pratico e razionale,
non accetta questa soluzione, sebbene a Milano in quei mesi, in cui
le ferite della guerra, la fame, la miseria erano ancora vive, di
storie di fantasmi a Milano ne giravano parecchie: la dama velata che
di notte si aggirava per il Parco Sempione, “attirando uomini con
il suo delizioso profumo di violetta”.
La Carlina, il fantasma di donna che
compare tra le guglie del Duomo.
Ma quella che per Maugeri è solo una
scocciatura che il capo gli ha rifilato, diventa all'improvviso un
caso di omicidio, a seguito della morte della signora Giovanna
Bellingeri, rinvenuta dall'infermiera, immobile e seduta sulla sua
poltrona.
Infatti, quello che all'inizio sembra
un arresto cardiaco, per uno spavento o per qualcos'altro, si rivela
poi, per l'acume dell'ispettore Valenti, un caso di omicidio.
La storia dei presunti fantasmi,
diventa così un caso di omicidio: Giovanna è stata uccisa dalla
puntura di un veleno, conficcato sulla nuca, che non le ha lasciato
scampo.
La perquisizione della soffitta, porta
la squadra di Maugeri alla scoperta di un particolare senza
spiegazione:
La luce del mattino che entrava dai grandi lucernari sul soffitto illuminava un campanello dal manico di legno, appoggiato sul pavimento, in mezzo al corridoio.
Un campanello, di cui non si conosce
l'origine, e su cui vengono trovate le impronte digitali di un certo
signor Attilio Colombo.
Morto: per la precisione condannato a
morte per l'omicidio della moglie, Annalisa Fornari (il codice Rocco,
nel 1931, aveva re introdotto la pena di morte anche per i casi di
omicidio).
Ma questo è successo nel 1938, dieci
anni prima.
Tutto sembra spingere verso il mondo
del sovrannaturale, verso una storia di fantasmi.
Mistero che si infittisce con la morte
del cameriere della villa, Enrico Bonavita: trovato morto per
un colpo alla testa in soffitta. E con una strana foto in tasca, che
ritrae una donna nuda.
Per avere un quadro più completo,
Maugeri e i suoi uomini cominciano a ricostruire la storia della
famiglia Bellingieri: la casa di via Ariosto era stata venduta
dal fratelli di Giovanna, Simone Bellingeri, nel 1942, a seguito di
una partita a poker persa.
Anche l'azienda di famiglia, fondata
dal padre, Anselmo, e che produceva tessuti, era stata venduta,
negli stessi anni, dopo che Simone aveva cercato di condurla con
alterne fortune.
I tre figli del fondatore, Simone,
Giovanna ed Elisa, avevano lasciato Como e si erano trasferiti a
Milano per potersi godere la bella vita: le due femmine non si erano
sposate mentre il maschio, Simone, aveva avuto un figlio, Giovanni,
architetto.
Diventa importante capire cosa è
successo alla famiglia negli anni della guerra, perché è stata
venduta la casa, perché la storia della partita a poker convince
poco Maugeri.
Capire che legami ci fossero tra i
Bellingeri e la famiglia Colombo: l'avvocato difensore, ai tempi del
processo, avvocato Santamaria, era stato pagato diecimila lire (che
riceveva ogni mese) per la difesa.
Dopo quel processo aveva smesso di
esercitare: a Maugeri e al suo vice Valenti racconta una storia
assurda, dove è presente anche qui un fantasma di donna. Di cosa è
spaventato, l'avvocato Santamaria, tanto da gettarsi dalla finestra
di casa pur di non dover rispondere alle domande degli agenti?
- Proprio così Valenti. Lei ha centrato in pieno la questione. Stia a sentire. Dall'inizio di questa storia qualcun cerca di buttare tutto sul paranormale. Fantasmi, impronte di defunti, adesso anche donne nude e gelide come la morte. Sembra che ci vogliano dire di lasciar perdere le indagini. Ha sentito oggi l'avvocato? La donna gelida come una morta si accusò dell'omicidio di Annalisa Fornari e da ciò dovremmo dedurre che anche Susanna Bellingeri e forse anche il cameriere sono stati assassinati da quelle stesse forze occulte.
Alcuni indizi portano alla Svizzera, a
Lugano per la precisione: la madre di Giovanni, l'architetto, era
scappata qui nel 1943. E sempre in Svizzera aveva lavorato negli anni
della guerra il cameriere Enrico.
Infine, a chiudere il quadro, la casa
di via Ariosto era stata alienata dalla famiglia ad una società
svizzera (paese neutrale ai tempi della guerra).
Cosa è successo a questa famiglia
nel 1943? E quali fatti misteriosi avvenivano nella villa in quegli
anni?
Chi erano i Bellingeri?
Il racconto ci porta direttamente agli
ultimi anni della seconda guerra mondiale, quando dopo il crollo del
regime fascista, le persecuzioni contro gli ebrei presero una piega
ancora più drammatica, con le deportazioni verso i campi di
concentramento.
La Svizzera, che fino a quel periodo
aveva portato avanti una polita di respingimento (perché pure nella
Confederazione pullulavano associazioni e gruppi filonazisti), ne
accolse molte di queste famiglie, di queste persone.
Che dovevano scappare dalle SS e
guardarsi le spalle anche da quei vigliacchi che vendevano la loro
vita per una ricompensa di 5000 lire.
Tanto era il valore della taglia su un
ebreo in quei mesi tremendi.
Come nel precedente romanzo, “Maugeri
e lo zoppo dei Navigli”, Fulvio Capezzuoli usa la Storia con la
S maiuscola come base per raccontarci le storie, i casi affrontati
dal suo personaggio, in quegli anni difficili della ricostruzione
post-bellica, anni in cui le ferite della guerra non si erano ancora
rimarginate.
Miserie e drammi che l'autore racconta attraverso gli occhi del suo personaggio, il commissario Maugeri. Una persona che quelle ferite, le ha vissute anche sulla sua pelle.
Il book trailer del precedente romanzo:
Gli altri romanzi dell'autore:
La scheda del libro sul sito
dell'editore Todaro
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