Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
24 gennaio 2018
La pietra d'inciampo di Angelo Fiocchi
Angelo Fiocchi era un operaio dell'Alfa Romeo di Milano: assieme ad altri aveva organizzato il grande sciopero del marzo 1944 che aveva bloccato la produzione nell'Alfa e anche in altre grandi aziende del nord.
Per questo era finito sotto l'attenzione della polizia fascista: non fece in tempo a scappare e ad andare sulle montagne assieme ai partigiani, tradito da qualche spia dei fascisti fu deportato a Mauthausen nello stesso mese e morì nell'aprile 45 nel campo di Ebensee.
Non fece in tempo a vedere la fine della guerra né il crollo del governo fantoccio di Mussolini: se oggi viviamo in un paese libero, in una democrazia imperfetta (sotto molti aspetti, come quelli sull'uguaglianza) lo dobbiamo a persone come lui che hanno rischiato la vita, consapevoli del rischio che correvano.
Forse per questo è stata sfregiata in viale Lombardia la sua pietra d'inciampo, uno dei tanti simboli diffusi per le strade di Milano che ricordano i "giusti", le vittime della Shoa: perché quel nome, quel simbolo, ricordava a tutti i fascisti la loro vigliaccheria, la loro miseria.
Per questo è giusto ricordare cosa è stato, anno dopo anno, per questo è giusto tenere viva la memoria: per ricordare a tutti cosa sia stato il fascismo (la negazione delle libertà, la violenza, la ruberia dei più forti fatta legge, le leggi razziali..) e quanto sia ancora alto il debito di questa Repubblica nei confronti di persone come Angelo Fiocchi.
Un italiano che non è stato tra gli indifferenti, quelli che facevano finta di non vedere.
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