Il sistema sanitario è tenuto a
garantire, per tutti gli italiani, i livelli essenziali di
assistenza: dovrebbe essere un vanto del nostro sistema sanitario.
Eppure ci sono zone dove i livelli
minimi, i LEA, non sono garantiti: come a Bagnoli dove si muore di
tumore più che nel resto della città. Proprio qui sono stati
tagliati presidi sanitari col risultato che, le persone devono
aspettare mesi per una visita.
Qui, proprio qui, il servizio pubblico
sanitario dovrebbe essere rinforzato: invece tutti i servizi sono
stati concentrati in una sola ASL.
Secondo i dati ISTAT la Campania è
ultima per il rispetto dei LEA e dunque ultima per aspettativa di
vita: è difficile anche capire di che malattia devi curarti.
Mesi per le ortopediche, mesi per le
visite cardiologiche: si aspettano in media 111 giorni per una
risonanza magnetica e quasi lo stesso per una mammografia. E le donne
devono andare nelle strutture private, dove si paga per un controllo.
La dottoressa Tommasielli a Soccavo fa
parte di quei medici che tengono in piedi il sistema pubblico, in una
zona di frontiera: strutture depotenziate, code lunghissime,
macchinari che non funzionano.
La gente o va dal salumiere o dal
medici – racconta.
Così la dottoressa si è inventata la
giornata dei controlli, una volta al mese: Giuseppina Tommasielli è
un medico di prima linea, combattono una guerra a mani nude.
A persone come lei è dedicata questapuntata di Presa diretta: e pensare che se i medici italiani fossero
messi in condizione di operare in modo produttivo, potrebbero
ottenere risultati straordinari..
Sulle ambulanze per Napoli.
1 milione di abitanti, che diventano
1,5 milioni la mattina: di giorno girano 17 ambulanze, di notte solo
13 (dovrebbero essere per legge 24).
E la gente esasperata dai ritardi se la
prende col loro, con gli operatori del 118, sfogando su di loro la
rabbia: su infermieri vecchi, su paramedici ai limiti della pensione.
Poche ambulanze che spesso sono
dirottate dove non serve e così succede che persone che ne avrebbero
bisogno ci muoiono.
Nei Pronti Soccorso ci sono persone che
attendono il turno, perché sono stati tagliati i posti: è la
regione con meno posti la Campania.
Al San Paolo le formiche avevano invaso
il reparto di medicina generale: l'ospedale necessitava di essere
pulito e di essere ristrutturato: il direttore sanitario Vito Rago
spiega che i tempi per ricevere i fondi per la ristrutturazione sono
lunghi, ora l'ospedale è in ginocchio per tutti i tagli subiti.
Pochi medici, pochi macchinari, mentre
i malati sono in crescita: il presidente De Luca ha deciso di
ridimensionare gli ospedali nel centro storico, ospitati in palazzi
poco sicuri, per concentrare tutte le specialità in una struttura
grande e nuova.
LA struttura di Ponticelli però, è
avveniristico solo sulla carta: i costi per la sua realizzazione sono
così lievitati che è intervenuta la magistratura, dopo dieci anni
l'Ospedale del mare è stato inaugurato nel 2015.
Oggi l'ospedale lavora solo ad un terzo
delle sue capacità: è una struttura che ha bisogno di altro
personale ma non si possono assumere perché la regione è sotto un
piano di rientro, per il suo debito sulla sanità.
I medici campani, laureati e
specializzati in questa regione oggi devono andare a lavorare fuori
regione: è un vero peccato.
Peccato che finché ci saranno tagli, i
livelli minimi di assistenza non potranno migliorare e così la
regione non può uscire dal commissariamento. Un controsenso.
La regione Campania è in cima alle
classifiche per morti evitabili, come quella di Antonio Scafuri: è
morto in una notte di agosto del 2017, dopo essere stato 4 ore in
attesa nell'ospedale Loreto Mare.
Su una barella, in codice rosso, per
essersi rotto il bacino e la spalla.
Al Loreto Mare mancava il macchinario
per fare quel controllo che serviva ad Antonio, mancava l'ambulanza
col rianimatore per trasferirlo.
Loreto Mare è anche l'ospedale dei
furbetti del cartellino, dove la direzione dell'ospedale non si era
accorta di questo personale che non lavorava, provocando un danno
erariale che pagheremo noi.
Gli ispettori del ministero hanno
portato alla luce la disorganizzazione in questo ospedale: è stato
questo sistema che ha ucciso Antonio, lo scaricabarile, l'assenza di
responsabilità, l'assenza di interesse nel volersi occupare del
paziente.
I giudici stanno ora indagando sei
medici della struttura, vedremo come andrà avanti.
MEVI calcola in 53mila le morti
evitabili in sanità, per lo più al sud.
Ignazio Brasile è nato a Trabia,
qui si è sposato con Emanuela: il figlio soffre di una grave
malformazione cardiologia, dalla nascita.
In Sicilia manca un centro per curare
il piccolo, così la coppia è stata costretta a spostarsi fuori
regione e a loro carico tutti i costi dello spostamento, del vitto e
dell'alloggio. Sono loro che devono pagare le falle del sistema
ospedaliero siciliano.
Perché un'ospedale pediatrico di
eccellenza a Palermo doveva esserci dal 2010. Il cantiere è ancora
lì, però. Due aziende fallite e 58 ml già spesi, per uno scheletro
di cemento.
La regione ha così firmato una
convenzione con un ospedale privato, Il bambin Gesù, per un costo di
7ml il primo anno, altri milioni negli anni successivi.
Ma non ci sono posti per tutti i
bambini della regione: 12 posti letti e solo 4 per la chirurgia
intensiva, per tutta la Sicilia e la Calabria.
I coniugi Brasile si sono spostati al
San Donato a Milano: soldi pubblici viaggiano con loro dalla Sicilia
(che paga l'operazione) alla Lombardia: dove sono abituati agli
emigranti per le cure.
Al San Donato hanno macchinari
all'avanguardia, grazie al miliardo che arriva dalle regioni del sud
per far curare i loro cittadini e i 18 miliardi del fondo sanitario.
Punto di forza è però
l'organizzazione del team, che si riunisce tutti i giorni per
discutere i casi, un'organizzazione che ruota attorno al paziente.
L'intervento di Manfredi è andato bene
e così dopo dieci giorni il piccolo è potuto tornare a casa.
Il servizio di Sabrina Carreras
parla di due paesi, nord e sud con un divario in crescita che forse
non è più colmabile.
Del divario ne ha parlato Iacona col
dottor Ricciardi, dell'IIS: il divario è cresciuto nel 2001
con la riforma costituzionale.
In questi 15 anni è cresciuto il
divario tra sud e nord: al sud ci sono le aspettative di vita
peggiori. Le donne del nord si ammalano di più di quelle del sud, ma
possono curarsi meglio rispetto a quelle del sud.
In molte regioni le persone anziane
vorrebbero curarsi a casa ma non possono, solo l'Emilia riesce a
farlo, mentre al sud c'è alta ospedalizzazione.
La peggiore zona in cui nascere è la
regione metropolitana di Napoli – spiega Ricciardi.
C'è un circolo vizioso tra riduzione
dei servizi e debiti di queste regioni: serve cambiare governance,
aspettando un miglioramento ogni anno.
Lo Stato centrale non può aiutare le
regioni in crisi, servirebbe un nuovo assetto nel rapporto Stato
regioni oggi bloccato dalla Costituzione.
Va messo in sicurezza il sistema
sanitario nazionale, al nord ma soprattutto al sud: l'attuale assetto
non funziona, servono persone competenti, specie nei posti di
frontiera.
La sanità non si può migliorare a
costo zero: ospedali rinnovati, personale preparato, pazienti che non
si trovano stressati in ospedale.
Ci sono ospedali ben gestiti (anche
politicamente) dove i risultati si ottengono: all'ospedale pubblico
di Santo Stefano si addestrano ogni settimana per il parto
infermiere, anestesiste, ostetriche.
Le lesioni per Distocia di
spalla sono state ridotte in modo drastico, un solo caso all'anno:
tutto grazie all'affiatamento del personale.
Grazie a strutture pensate per le
emergenze e anche per le operazioni ordinarie: strutture ergonomiche,
le persone non si devono spostare, una control room monitora la
situazione per ridurre i rischi clinici.
Qui, in Toscana, non ci sono carenze di
personale, che viene addestrato a ridurre il rischio clinico che
significa meno rischi per la salute dei pazienti.
Gli ospedali in Toscana, specie quelli
per i bambini come il Meyer, sono all'avanguardia: si usa la
musico terapia e la pet terapy. Una scuola dentro gli istituti, per
non far perdere le lezioni ai bambini.
Qui i manager della sanità non si
occupano solo dei conti, che sono in ordine, ma del paziente, delle
cure, del personale (che qui è stato stabilizzato ed ha pure un'età
media bassa).
Tocca smentire l'ex presidente Monti, quando, anni fa
si chiedeva se ci potevamo ancora permettere un sistema sanitario
pubblico.
Si può fare sanità pubblica di
qualità, coi conti a posto.
Come a Prato, come a Forlì e in altre
strutture di eccellenza.
In Emilia hanno spostato le cure in
prossimità delle persone, nelle case della salute, dove le persone
possono fare esami, prenotare esami, fanno medicina attiva, il tutto
per evitare che la gente affolli gli ospedali.
E invece cosa succede, che i giovani medici non trovano occupazione stabile in Italia e se ne devono andare via dal nostro paese.
Oppure a cur
Con tutto il bisogno di medici che abbiamo..
Oppure a cur
Con tutto il bisogno di medici che abbiamo..
Di questo dovremmo occuparci, anziché continuare a discutere di vaccini e no-vax, di immigrati che ci rubano il lavoro, di posti di lavoro creati o da creare.
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