17 gennaio 2018

Ti ricordi ancora della sicurezza sul lavoro?

In una campagna elettorale basata sul poco o nulla, all'improvviso la cronaca ci riporta coi piedi per terra: si passa, purtroppo, dal discutere del voto utile, degli immigrati che ci invadono e che vengono qui a delinquere, delle case chiuse, della razza bianca a rischio estinzione, alla tragica morte di tre persone, operai della Lamina morti intossicati a Milano.
A rischio estinzione forse sono più le tute blu (te li ricordi ancora gli operai, quelli che lavorano in fabbrica, nelle campagne, nei poli della logistica?), visto che nel 2017 le morti bianche sono cresciute del +5% come anche gli incidenti.
Eppure ci sono le leggi che pure sono buone (lo dice il magistrato torinese Guariniello in un'intervista al Fatto Quotidiano da Ferruccio Sansa):

Raffaele Guariniello, lei da magistrato e oggi nel suo impegno per il Parlamento ha dedicato la vita alla sicurezza sul lavoro. Ma la battaglia non è ancora vinta. Perché?Nel 2008 era stato fatto un ottimo testo unico sulla sicurezza. Ma non bastano ottime leggi, se poi restano sulla carta. Primo, c’è un problema di vigilanza. Gli organi competenti ci sono, anzi, sono quasi troppi. Ma poi servono organici e professionalità. Ancheil nuovo ispettorato non ha i mezzi. Ci sono città che hanno uno o due ispettori. Senza una vigilanza sistematica e organica non si ottiene nulla. 
E la magistratura?I processi penali non vanno bene. In alcune zone d’Italia non vengono proprio fatti. Altrove c’è troppa lentezza.Leggo tante sentenze della Cassazione che dicono: il reato c’era, ma è prescritto. Tra gli imprenditori si diffonde un senso di impunità. Peggio:chi rispetta le regole finisce per avere uno svantaggio nei confronti dei disonesti.
E i manager condannati non finiscono in galera...Già, il caso Thyssen. Con la Germania che non ci consegna i manager tedeschi responsabili della tragedia. Eppure l’Italia era all’avanguardia nella tutela della sicurezza. 
 
Cosa è successo?Quando vado all’estero si stupiscono delle nostre inchieste sulla sicurezza e le malattie professionali. Perché noi abbiamo due vantaggi: avevamo le leggi migliori e una magistratura indipendente dall’esecutivo. A Parigi la procura ha appena chiesto l’a r c h i v i azione nei processi per i morti d’amianto. 
Allora perché non riusciamo a far rispettare le leggi?Sono d’accordo con il presidente Sergio Mattarella: bisogna rendere effettive le leggi. Servono più risorse. Ed è essenziale una magistratura specializzata in una materia tanto complessa e delicata.Giudici che sappiano fare indagini veloci per evitare la prescrizione. E che conoscano le leggi e sappiano a chi affidare le perizie. Perché servono tecnici capaci e senza conflitti di interessi. Oggi poi esiste il divieto di stare in un gruppo specializzato per più di dieci anni. A me è capitato di perdere in un colpo sette giudici specializzati in materia di sicurezza sul lavoro.  
Ma questa legislatura che sta finendo come si è comportata in materia di sicurezza dei lavoratori?Il governo non può pensare di fare solo le leggi. Deve anche fornire le risorse. E poi ci sono stati casi di nuove norme che sono consapevolmente incomprensibili e oscure. Vedi quella sul ‘lavoro agile’ cioè l’occupazione del futuro  che si fa in parte nei locali dell’impresa e in parte fuori. La disciplina sulla sicurezza è incomprensibile, i datori di lavoro non sanno come comportarsi. Era stato anche fatto notare, ma si è detto che bisognava fare velocemente. Che i dubbi sarebbero stati chiariti dopo. In questa campagna elettorale si parla tanto di ‘competenza’. Penso che ce ne vorrebbe molta in Parlamento. Anche in materie complesse e delicate come il lavoro. Senza controlli e regole chiare si continuerà a morire. Come e più di prima.

Leggi chiare e più personale per vigilare la loro applicazione.
Perché a differenza dei reati percepiti e del senso di insicurezza che viene gonfiato da tg e dalle sparate dei razzisti all'italiana, qui parliamo di reati veri, di delitti veri, di persone vere.
Anche questo dovrebbe essere argomento da campagna elettorale, non Spelacchio o i numeri del PIL o dell'occupazione sparati a caso.

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