Far perdere il PD vorrebbe dire far
vincere la destra razzista, populista e xenofoba.
Certe soddisfazioni non hanno
prezzo.
[Ellekappa su Repubblica del 13 gennaio
2018]
Chi non vota PD (alle elezioni
nazionali o a quelle regionali) vota per l'estrema destra.
Chi fa perdere il PD (sottotitolo, chi
vota per Grasso e Libero e Uguali), fa vincere Casa Pound, Forza
Nuova, Salvini e Berlusconi.
Abbandonata, immagino definitivamente,
la maschera dei pacieri, dei pontieri con la “sinistra”, sono
cambiati i toni del cosiddetto dibattito: questi (le vignette di
ellekappa sono un esempio) sono le battute che girano.
Siamo tornati ai tempi della scorsa
campagna elettorale, quella sul referendum, se non voti sì, voti
come la destra di Berlusconi o di Salvini.
Passato un anno e passa, pensavo che
l'onesta intellettuale dei renziani fosse cresciuta: oggi ti dicono che se non voti
Gori allora sei della solita sinistra che vuole perdere. Quella che ci farà ritornare a Berlusconi e, peggio ancora, ai fascisti.
Il candidato PD nemmeno passato dalle primarie, per cui
Formigoni è un buon amministratore (meglio di Maroni),che ha votato come Maroni si al
finto referendum leghista sull'autonomia...
A proposito, ma Gori non lavorava per
Berlusconi, prima? Fa niente...
Renzi ai tempi delle primarie del 2012 |
Così, secondo il ragionamento del voto
utile, per non far vincere Berlusconi, dovremmo votare per il partito
che si allea con Casini (candidato nella lista di centro a Bologna e
senza un avversario PD), con la Lorenzin e che per battere la destra
candida in Lombardia un politico che di certo non proviene dalla
sinistra.
E che magari porterà avanti anche
politiche (su sanità, istruzione) in continuità con quanto fatto
finora.
Qual è la differenza allora?
E nemmeno dobbiamo sentirci offesi se
noi, che siamo quelli che avevano combattuto il berlusconismo prima,
ci permettiamo di rispondere che si vota in base alla propria testa.
Certo, la mia generazione ha colpe
gravi di cui deve fare ammenda: è quella che ha portato a Palazzo
Chigi il berlusca nel 1994, è la generazione del Salvini e dei Cota.
Ma ora sentirci rinfacciare anche il
ritorno delle destre è troppo.
Dopo il jobs act, i voucher, la buon
scuola, la legge sulle intercettazioni, le trivelle, il ponte sullo
Stretto, quelle strane pensioni posticipate di alcuni magistrati, la
guerra ai magistrati, il falso in bilancio introdotto il buco, i
condoni, la guerra ai sindacati, la riforma costituzionale imposta a
maggioranza, le leggi elettorali con la fiducia, le leggi sui diritti
civili usate come foglie di fico per nascondere il resto, i conflitti
di interesse del ministro Boschi, le telefonate con De Benedetti …
Il dibattito sul voto utile oltre ad
essere offensivo, è pure stantio, vecchio: abbiamo già dato sul
voto utile.
E abbiamo anche già dato sul tema
del male minore: turatevi il naso e votate PD, ci dicono, anche
qui, come ai tempi del referendum (la riforma fa schifo ma va votata,
perché altrimenti ..).
A furia di voto utile e di male minore
ci siamo trovati in un paese diviso, con tante tensioni sociali, col
fenomeno dei working poor e degli sfruttati.
E dove le istanze degli ultimi, degli
sfruttati e degli indifesi sono state lasciate in mano alla destra,
quella del “prima gli italiani”.
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