Quest'anno la sanità pubblica compie isuoi 40 anni di vita: la riforma voluta dal governo DC nel 1978 (Tina
Anselmi era ministro della salute) fu una grande vittoria per il
paese.
Garantire livelli di cura essenziali, e
si spera di buon livello, per tutti.
Ma oggi la sanità pubblica è
aggredita da tagli e privatizzazioni, lo racconta l'inchieste
pubblicata su l'Espresso di Gloria Riva: pezzo dopo pezzo si sta
smontando la sanità pubblica, gli ospedali resistono solo grazie a
medici e infermieri che per spirito di servizio colmano le lacune di
mezzi e di disorganizzazione. Il livello di spesa rapportato al PIL
sta scendendo sotto la soglia minima che garantisce l'accesso alle
cure.
Così, per evitare le lunghe liste
d'attesa, chi può, si rivolge alla sanità privata, andando a ledere
uno dei principi della nostra Costituzione.
Curarsi, curarsi bene, diventa qualcosa
solo per ricchi.
E gli altri si arrangino.
Dopo il tema della mobilità
nelle nostre città soffocate dalle auto, di come vengono gestiti
in Italia
gli appalti pubblici con la tassa occulta della corruzione, la
puntata di questa sera di Presa diretta si occuperà di salute.
Qual è la situazione della sanità
pubblica?
Quali le differenze tra regioni e
regioni e tra regioni del nord e quelle del sud?
Se per gli appalti esiste la tassa
della corruzione (o delle mafie), nella sanità esiste la tassa della malasanità, che costringe chi abita al sud a dover pagare, oltre
alle tasse, i costi extra per venirsi a curare al sud.
Alla giornalista di Presa diretta, la
dottoressa Tommasielli, a Napoli, racconta di presidi che
hanno problemi di personale e di macchinari per le visite, di code
lunghissime per visite ortopediche, il consultorio che è stato
depotenziato (rendendolo dunque un presidio inutile).
Il risultato è che molti anziani
smettono di curarsi:
"Gli anziani vengono nel mio
studio e dicono: Dottoressa, o vado in salumeria o vado in farmacia.
Si racconterà dei casi di malasanità,
come l'assurda morte di Antonio Scafuri:
"Il 16 agosto del 2017 da Torre del Greco parte un'ambulanza del 118, dentro c'è Antonio Scafuri,un giovane barbiere, quella sera doveva andare a vedere Napoli-Nizza partita valida per la Champions League ma ha un incidente in motorino e viene portato all'ospedale Loreto Mare".
Da mezzanotte fino alle 4 di mattina i
genitori si sono alternati accanto al figlio, ancora in barella,
anche se era arrivato in codice rosso.
Finché è successo che Antonio è
morto: una morte senza perché, su cui ancora si interrogano i
genitori chiedendo una risposta all'ospedale e allo Stato.
"Me l'hanno ammazzato tutti,
tutto il sistema me l'ha ammazzato" - racconta il padre:
Antonio non è stato assistito, non è stato mandato in un'altra
unità, a fare controlli.
Perché era il 16 agosto? Perché
giocava il Napoli?
"Siamo stato trattati come se
noi eravamo niente".
La sanità pubblica in Italia
costituisce una parte consistente della spesa pubblica: come per
gli appalti, parlare di sanità significa parlare anche di sprechi,
di storie di corruzione, disorganizzazione.
Le inchieste sulla sanità al nord, qui
in Lombardia, regione considerata il fiore all'occhiello per il
livello di assistenza ma dove l'ex presidente Formigoni
è stato costretto (di fatto) alle dimissioni dopo gli scandali che
l'hanno coinvolto.
Ci sono le storie di malasanità al
sud, di cui Presa diretta si era già occupata
(gli ospedali in
Calabria e nel Lazio).
Ma ci sono anche storie che fanno ben
sperare: sono le storie dei medici che, nonostante tagli, sprechi,
compiono il loro dovere tutti i giorni, per dare un servizio migliore
possibile al malato:
Al Nuovo Ospedale di Prato Santo Stefano grazie alle attività di addestramento di emergenza in sala parto, che si tengono ogni settimana, sono riusciti a ridurre le lesioni per distocia di spalla da 7 casi ogni 1.000 parti all'anno a un caso solo.
La simulazione ha un grande significato
per noi, serve per creare un affiatamento - racconta un infermiera -
per risolvere quei problemi post parto che vanno affrontati in pochi
minuti, per questo è importante che ognuno sappia quello che deve
fare.
L'anticipazione su La
Stampa, sugli infermieri costretti ad emigrare all'estero:
Presadiretta con “Medici in prima linea” di Sabrina Carreras torna a parlare di sanità lunedì 22 gennaio alle 21.20 su rai3. Un viaggio sulle “montagne russe” della sanità pubblica, tra sprechi, disorganizzazione ed eccellenze. E anche di precariato. Come mai gli ospedali inglesi sono pieni di infermieri italiani? Secondo i dati pubblicati dall’Ocse nel nostro Paese mancano circa 60mila infermieri e al tempo stesso sono ben 25mila i neolaureati in scienze infermieristiche che non riescono a trovare lavoro. Molti di loro per poter lavorare sono stati costretti ad andare all’estero. La meta più ambita è il Regno Unito. Per l’organizzazione “Nursing Council” negli ultimi quattro anni il loro numero è aumentato del 70%. Da quando sono iniziati i tagli emigrare è diventata non più una scelta ma una necessità. Le telecamere di Presadiretta sono andate a Preston, cittadina inglese di 130mila abitanti, dove c’è la più grande comunità di infermieri italiani in trasferta permanente.Loretta, 25 anni e Laura, 27, entrambe friulane, lavorano al Royal Hospital di Preston, 800 posti letto e 1.800 infermieri. È l’ospedale del Regno Unito con più infermieri italiani. Da quando nel 2015 è partita la collaborazione tra l’ospedale e l’ordine degli infermieri di Venezia, nelle corsie di questi reparti sono arrivati circa 170 infermieri italiani ma sono 80 quelli rimasti al Royal Hospital perché molti hanno fatto carriera e si sono spostati in ospedali inglesi più grandi. Tutti neolaureati in scienze infermieristiche che ora lavorano con un contratto a tempo indeterminato. I giovani italiani sono stati assunti grazie ad un colloquio con Mrs. Mandy Barcker, la responsabile del reclutamento infermieri dell’ospedale di Preston e per sostenere questo colloquio i ragazzi non sono dovuti volare in Inghilterra. Per l’ospedale di Preston erano così preziosi che è stata Mrs Mandy ad andare a Venezia: “Gli infermieri italiani sono grandi lavoratori, sono gentili e soprattutto hanno delle ottime competenze universitarie. La comunità italiana è la più numerosa nel nostro ospedale”.
La scheda della puntata: Medici in
prima linea
Lunedì 22 gennaio ore 21.20 su Rai3 torna PresaDiretta con uno dei suoi cavalli di battaglia, la sanità pubblica.Un’inchiesta per capire cosa c’è dietro gli errori medici e le cosiddette “morti evitabili” in ospedale. Un viaggio sulle “montagne russe” della sanità pubblica, tra sprechi, disorganizzazione ed eccellenze. E poi il cronico problema del nostro Servizio Sanitario Nazionale che viaggia a due velocità. Il Nord che garantisce le cure e l’efficienza, il Sud che arranca tra commissariamenti e medici eroici.
PresaDiretta è andata in Sicilia e in Campania. Quest’ultima è in fondo alla classifica tra tutte le regioni italiane per i Livelli Essenziali di Assistenza (icosiddetti LEA) stabiliti dal Ministero della Salute, ma è prima nella drammatica graduatoria delle morti evitabili, cioè quelle che si potrebbero evitare con cure appropriate e tempestive. Un viaggio drammatico e in presa diretta nel “Sud della salute”, con medici e infermieri del 118 allo stremo, medici di base in prima linea, le liste di attesa infinite, tagli ai fondi regionali e cronica carenza di organico.Il divario tra nord e sud anche nell'aspettativa media di vita. “Oggi la peggiore zona in cui nascere è l’area metropolitana di Napoli. Nei confronti dell’Europa, dell’europeo medio, ha un gap di aspettativa di vita che arriva quasi a otto anni” spiega Walter Ricciardi, medico, scienziato e presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, in una intervista a tutto campo concessa a Riccardo Iacona.
A PresaDiretta parla per la prima volta il padre di Antonio Scafuri, il ragazzo di 23 anni morto questa estate dopo aver aspettato per ore e ore di essere curato al Pronto Soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli. Il suo dolore e la sua richiesta di giustizia.
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