26 gennaio 2018

La squillo e il delitto di Lambrate di Dario Crapanzano


Incipit

Furono una pacca sul sedere e una strizzata d’occhio a imprimere una svolta decisiva alla vita della ventenne Margherita Grande, per tutti Rita.
Accadeva nell’anno di grazia 1951 alla Trattoria del Sole in via Melzo, a Milano, dove Rita lavorava come cameriera ai tavoli già da circa quattro anni, con notevole soddisfazione dei titolari e dei clienti... maschi in particolare. Se i primi apprezzavano la serietà e l’impegno che la ragazza metteva nello svolgere il suo compito, i secondi restavano estasiati davanti alla sua bellezza fuori del comune: infatti, a un viso dai lineamenti fini, illuminato da due intensi occhi castani e incorniciato da lunghi capelli dello stesso colore, faceva pendant un corpo alto e slanciato dalle forme provocanti, che nemmeno il più modesto dei vestiti, come un grembiule da cameriera, riusciva a mortificare. Una voce dal timbro profondo dava il tocco finale al fascino della giovane. Che era anche dotata di una vivace intelligenza, di una spontanea carica di simpatia e di un carattere deciso e volitivo.

Dario Crapanzano ci regala un nuovo personaggio nel suo ultimo giallo, ancora ambientato nella milano anni '50: non più il commissario Arrigoni, il bonario Maigret meneghino che abbiamo conosciuto e apprezzato dal quel primogiallo in via Tadino, sulle case di ringhiera.
In questo romanzo incontriamo Margherita Grande, detta Rita, una bella ragazza di 21 anni, diventata capofamiglia per la morte di entrambi i genitori e che conosciamo sui tavoli della trattoria di via Melzo della signora Rosa.

La vita, così generosa in quanto a doni di natura, non le aveva però riservato solo rose e fiori: nata in una famiglia di modesti lavoratori, a soli tredici anni aveva perso il padre Amintore, travolto da uno sconosciuto mentre si recava al lavoro in bicicletta. In piena guerra, tra disgrazie familiari e bombardamenti, Rita riuscì per miracolo a terminare le scuole Commerciali, dove, da brava e coscienziosa studentessa, si diplomò con il massimo dei voti. La madre Emilia, guardarobiera in case private, in quegli anni era quasi disoccupata e, senza il sostegno di un marito, faticava a tirare avanti, perciò l’aveva spedita con i fratellini Francesco e Renato, gemelli, dalla nonna Angiolina a Trezzano sul Naviglio, lontano dalle macerie della città. In campagna, grazie anche alla scarsa ..

La svolta nella vita di Rita arriva con l'incontro con la signora Giulia Vergani, la signora della pacca del sedere che le da un appuntamento nel giorno successivo per discutere di una proposta di lavoro.
Di quale lavoro si tratta? Ricevuta Rita nella sua villa Liberty in via monte Rosa, la signora Giulia dopo una breve intervista per conoscerne il carattere, arriva al punto

«Ti parlerò apertamente» riprese la Vergani.
«Io gestisco una casa di incontri o, se preferisci, casa di appuntamenti, dove alcune belle ragazze, più o meno della tua età, si intrattengono con persone di sesso maschile. Pochi giorni fa una di loro mi ha lasciato per motivi familiari, e sto cercando la sua sostituta...»

Dopo una notte passata a riflettere sull'inusuale proposta, Rita decide di accettare la richiesta diventando così, assieme alle altre due ragazze Carmen e Vanna, la terza del trio della meraviglie di via Monte Rosa.
Non un “bordello” qualsiasi, ma una casa di appuntamenti frequentata da una clientela di un certo tipo, magistrati, giornalisti, avvocati, avvocati, attirati dalla bellezza (procace, come andava di moda una volta) delle ragazze ma anche dalla loro capacità di stuzzicare la “fantasia” dei clienti

Grazie al suo senso dell’umorismo e a una spiccata tendenza all’autoironia, nonché a una istintiva dote per la recitazione, si divertiva a soddisfare certe bizzarre richieste. Per esempio un alto prelato, eminenza della Curia romana, ovviamente in borghese e sotto mentite spoglie, pretendeva di intrattenersi con lei vestita con un austero abito monacale, ..

La vita di Rita cambia in modo significativo: certo il lavoro la costringe ad incontrare uomini che, fantasie a parte, le chiedono solo quello, ma i turni di lavoro sono meno pesanti mentre più pensate e il nuovo stipendio (si parla di 40mila lire). In casa Grande si può mettere a tavola un pranzo più ricco e, soprattutto, ora ai due fratellini può consentire di accedere agli studi superiori.
Cosa che a Rosa non era stata possibile: una lacuna che ora, frequentando la biblioteca della casa di via Monte Rosa, può ora colmare, anche perché la signora Vergani la spinge a leggere e ad informarsi, per essere in gradi di imbastire una conversazione di un certo livello coi clienti.
Tra i libri, Rosa scopre i gialli di Maigret e di Raymond Chandler, “ .. uno scrittore americano di cui non aveva mai sentito parlare, del resto poco noto anche alla maggior parte dei lettori italiani. Il protagonista della storia, un investigatore privato americano sui generis, Philip Marlowe”.

La vita di Rosa scorre così, tra gli appuntamenti coi suoi clienti e le serate coi suoi amici dell'infanzia che incontra al Don Rodrigo, un'osteria in via Felice Casati:

Oltre a fornire in abbondanza vino e sanguis, come erano chiamati i panini imbottiti con una improbabile traduzione meneghina del termine sandwich, il Don Rodrigo era un punto d’incontro obbligato per gli amanti del folclore locale. Infatti tutte le sere il cantastorie Peppino Pedrini,

Finché una mattina non si presenta a casa sua Maurizio Minola, il fratello dell'amica Ines: le racconta che la sorella è stata arrestata dalla polizia con l'accusa di aver ucciso il fidanzato, Valerio Bongiovanni, con una coltellata.
E' stata infatti sorpresa, dagli agenti del commissariato, sul luogo del delitto, nella casa di Valerio a Lambrate, con in mano il coltello sporco di sangue.
Quale colpevole migliore per la polizia che non deve nemmeno fare uno straccio di indagine, considerando la professione del morto: un ligera della vecchia guardia, di quella criminalità meneghina sorta a Milano nel primo dopoguerra: ladri, ma almeno ladri con un codice loro, che se possibile evitavano di usare le armi

Non si può negare che questi giovanotti cresciuti troppo in fretta fossero malviventi che violavano più di un articolo del codice penale, ma non indulgevano alla violenza fine a se stessa. Molti, la maggior parte, si vantavano di non aver mai sparato un colpo..

Che fare, dunque, per salvare l'amica? Vista l'assenza di iniziative da parte della polizia e dell'avvocato difensore di Ines, tocca a Rita indossare i panni dell'investigatore e imbastire un piano di indagine:

Secondo Maigret, quando si inizia l’inchiesta su un omicidio, bisogna prima di tutto mettere sotto la lente d’ingrandimento la vittima, scavare a fondo nella sua personalità e ripercorrerne vita morte e miracoli.

Chi era la vittima? Quali potevano essere i suoi nemici, a parte altri ladri come lui, della Ligera?
Valerio era un dongiovanni, un bel ragazzo che faceva colpo sulle donne, attirate dalla possibilità di una relazione con un “bandito”.
Forse la pista passionale è quella giusta da seguire.
Ma come fare a trovare la donna giusta, tra le tante conquiste fatte dal bel Valerio?
Rita la “squillo” diventa Rita l'investigatrice, e si dimostrerà più in gamba dei veri poliziotti, seguendo gli insegnamenti appresi dai gialli del celebre investigatore di Simenon, a partire dall'interrogatorio della portinaia dello stabile del morto.

La squillo e il delitto di Lambrate” è un buon romanzo in cui ancora una volta si viene catapultati in un altro mondo quale era quello dell'Italia nel primo decennio dopo il secondo conflitto mondiale.
Quanto le macerie si accumulavano ancora ai lati delle strade (un terzo delle case di Milano era stata bombardata), le persone si spostavano col tram o a piedi, poche le auto e pochissimi gli elettrodomestici.
Incontreremo ancora Rita e forse non più nella casa di appuntamento, ma in altre vesti.

La presentazione dell'autore


La scheda del libro sul sito dell'editore SEM

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