La seconda inchiesta di Presa diretta
riguarda ancora una volta un tema importante per il nostro paese: la
lotta alla corruzione.
Come già detto per la passata
inchiesta, siamo entrati in campagna elettorale e a marzo sceglieremo
(indirettamente) i politici da mandare in Parlamento e che dovranno
occuparsi di questi temi (la mobilità, la lotta alla corruzione e
agli sprechi): importante allora capire di cosa si parla quando si
dice corruzione, quale l'impatto nella spesa pubblica, quali sono le
cause e quali i rimedi, magari andandoli a prendere da altri paesi.
La corruzione è spesa pubblica
inefficiente, che non viene destinata per il bene comune, per tutti,
ma che finisce nelle tasche di pochi (e che poi magari nascondono i
soldi in paradisi fiscali).
La corruzione è l'appalto pubblico
cucito su misura per quel concorrente che deve vincere la gara
d'appalto.
La corruzione è il concorrente della
gara che avvicina il funzionario pubblico per avere informazioni sui
concorrenti e partire da una posizione di vantaggio.
La corruzione è quella sentenza
aggiustata, per favorire Tizio a discapito di Caio, nei Tribunali
penali o nel Tribunali Amministrativi fino al Consiglio di Stato.
La corruzione è il tumore che si
mangia le risorse pubbliche, che uccide il libero mercato perché
favorisce i furbi a discapito dei meritevoli e degli onesti. La
corruzione è la causa delle opere pubbliche inutili, messe a piano
perché ci si deve mangiare sopra e che non finiscono mai.
La corruzione è il debito pubblico che
cresce, in termini assoluti, costringendo i governi a fare tagli di
spesa (altri) che poi si ripercuotono sui servizi pubblici (ospedali,
trasporti).
Sono concetti che si sentono ripetere
da anni, fino allo sfinimento. Eppure corrotti e corruttori (in tutte
le formule giuridiche che il legislatore ha trovato per rendere più
complicato l'individuazione dei reati) ancora prosperano in mezzo a
noi: come ha raccontato Davigo, commentando l'inchiesta di Mani
Pulite, si è solo fatta selezione della specie.
Ora non esistono più mazzette pagate
in contanti come ai tempi di Mario Chiesa (la mela marcia..): la
dazione si paga in tanti modi, dai beni in natura, all'assunzione di
un parente, alla consulenza in cambio dell'appalto.
Non esistono più conti in Italia o in
Svizzera: i soldi viaggiano all'estero nei paradisi e, se non ci
fosse qualcuno che ruba i dati dagli studi privati a Panama, nemmeno
conosceremmo i nomi di politici, vip e imprenditori coi soldi in
paradiso.
Le intercettazioni, quando non
penalmente rilevanti (e lo stabilità l'ufficiale di polizia
giudiziaria, spesso) nemmeno finiranno sui giornali, per cui nemmeno
riusciremo a capire quali interessi si nascondono dietro una certa
opera strategica: penso ad esempio a Tempa rossa e a
quell'emendamento che tanto stava a cuore al fidanzato dell'ex
ministro Guidi.
Certo, c'è l'unità anticorruzione di
Cantone che in questo momento sta vigilando su Spelacchio, ma
purtroppo interviene dopo, non prima.
E poi ci sono le leggi.
Questo governo doveva mettere mano a
quell'obbrobrio della Legge Obiettivo di Berlusconi e Lunardi,
del 2001: una legge sulle grandi opere (incompiute) che affidava al
controllato (il consorzio o impresa che deve fare i lavori) la scelta
del controllore.
E così si sono creati i mostri come il
Mose a Venezia, come la Salerno Reggio Calabria, come i lavori per
l'alta velocità in Piemonte e in Lombardia...
Una parte del servizio sarà dedicata
proprio alle inchieste, 14, sulla Salerno Reggio Calabria:
inchieste che hanno riscontrato infiltrazioni della 'ndrangheta,
corruzione di funzionari pubblici e truffe legate alla cattiva
realizzazione dei lavori.
Gaetano Saffioti è uno dei
(pochi) imprenditori che hanno denunciato questo sistema e che ora
vive sotto scorta, h24: racconterà al giornalista di come la
'ndrangheta entrava nei cantieri, indicasse chi assumere, da quali
cave prendere il materiale, da chi comprare il calcestruzzo.
Ogni giorno doveva pagare una nuova
tassa, l'IVAM: l'iva per la mafia.
La denuncia contro gli ndranghetisti
l'ha fatta anche per dare un esempio a suo figlio: se vuoi fare
questo lavoro devi imparare che non ci si deve piegare a questi
ricatti.
Ecco, Delrio ha riformato il codice
appalti, ma si sono dimenticati di circa un centinaio di decreti
attuativi, che rendono al momento vana la riforma.
In questa campagna elettorale sentiremo
ripetere, da tanti, che questo paese ha bisogno di infrastrutture: il
TAV in Val di Susa, il ponte sullo Stretto, per citare alcuni esempi.
Dovremmo chiedere ai candidati in che
modo intendono garantire che questa spesa (che assorbe una quota del
PIL superiore a quella destinata all'istruzione) sia usata in modo
corretto.
Perché questo è anche il paese dei
viadotti che crollano, delle strade dissestate, delle autostrade che
non finiscono mai.
La scuola di Melzo |
Eppure ci sono altre vie per gestire
gli appalti per i lavori pubblici: a Melzo è stata appena consgnata
la nuova scuola, per costruirla è stato utilizzato un sistema di
digitalizzazione edilizia.
È stato costruito u n modello virtuale
dell'edificio, non più solo un modello cartaceo, che contiene tutte
le informazioni per la sua realizzazione: la qualità e la quantità
degli elementi, le loro geometrie, la manutenzione. Tutte le
informazioni necessarie sia per la fase di realizzazione sia per la
fase di gestione sono contenute in questo modello virtuale, cui tutti
possono accedere eventualmente.
In un unico strumento si vede l'opera,
nelle sue parti nascoste, la documentazione di queste parti,
l'offerta fatte dall'azienda, i contratti sottoscritti, le
caratteristiche dei materiali impiegati.
Chi, per esempio, ha realizzato una
parte di calcestruzzo, con quali quantità e qualità di cemento, chi
ha fatto i controlli e con quali esiti.
E' un modello che garantisce la massima
trasparenza, con l'obiettivo di consegnare lavori che rispettino gli
obiettivi iniziali.
Non dovrebbe più essere possibile
nascondere o modificare le informazioni, nelle variazioni di appalto
che poi si celano nella montagna di carta di un progetto.
Facendo le cose per bene – commenta
il giornalista che stasera racconterà questa storia – ci hanno
guadagnato tutti: l'amministrazione e anche l'azienda.
La scheda della puntata: Appalti
fuori controllo (l'anticipazione su Raiplay)
Un'inchiesta sui soldi pubblici per capire se vengono spesi bene e se le “regole del gioco” sono le stesse per tutti.115 miliardi di euro sono i soldi spesi ogni anno in appalti nel nostro paese, quasi il 7% dell’intero Prodotto Interno Lordo. Tanti, tantissimi soldi utilizzati dallo Stato per la costruzione e la manutenzione di strade e di infrastrutture. E con tutto questo denaro pubblico riusciamo ad avere strade, ponti e viadotti sicuri? In Italia solo negli ultimi 4 anni ci sono stati 7 morti e altrettanti feriti a causa di ponti e viadotti crollati. Cosa non ha funzionato nella filiera delle responsabilità tra enti gestori, aziende costruttrici e stazioni appaltanti?
PresaDiretta ha fatto un viaggio in giro per l’Italia delle opere pubbliche e delle infrastrutture, dalla Calabria alla Liguria. Quanti soldi si sprecano a causa della poca efficienza o della scarsa preparazione dei tecnici e dei funzionari pubblici? Una ricerca internazionale pubblicata dall'American Economic Review, ha calcolato che la nostra pubblica amministrazione spreca nella gestione degli appalti 30 miliardi di euro ogni anno.
Le telecamere di PresaDiretta sono state in Germania dove ci sono scuole di alta specializzazione per i funzionari che dovranno maneggiare il denaro pubblico, dove chi sbaglia paga, dove c’è una normativa chiara e le gare sono trasparenti. E i ponti non crollano.
Sono sempre più urgenti gli investimenti necessari per formare funzionari pubblici davvero competenti, capaci di gestire una materia complessa e delicata come quella degli appalti.
A un anno e mezzo dall’approvazione del Nuovo Codice degli Appalti, mancano ancora i decreti attuativi. Il numero delle “stazioni appaltanti” e cioè dei soggetti che possono gestire l’appalto per un’opera pubblica, è ancora troppo alto e mancano gli strumenti per la formazione dei funzionari e del personale tecnico.
E intanto con questi ritardi il settore appalti invece di essere un volano per tutta l’economia del paese, arranca.
“APPALTI FUORI CONTROLLO”, è un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà, Luigi Mastropaolo, Massimiliano Torchia.
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