Due le inchieste di cui si occuperà
Report questa sera: le dipendenza causate dall'utilizzo degli
smartphone da parte degli studenti e l'emergenza rifiuti in molte
parti d'Italia.
Un tocco di classe, digitale, di
Alessandra Borella
L'anteprima della puntata sarà
dedicata all'esplosione della banda larga, che ha modernizzato il
nostro paese: Report andrà a misurare la qualità del servizio da
parte dei nostri operatori di telecomunicazioni e ci si chiederà
quale sia l'influenza dello smartphone sulla vita degli studenti.
Studenti che vivono spesso in simbiosi
col loro smartphone: è un'opportunità per crescere, per allargare i
loro orizzonti oppure rallenta l'apprendimento e da dipendenza?
Che sia da soli o con gli amici, a casa o in classe, o sotto al cuscino mentre dormono, dello smartphone i ragazzi italiani non riescono più a fare a meno. Il 97% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ne ha uno e trascorre online almeno sei ore al giorno. La scuola italiana apre al suo uso didattico in classe, mentre il ministro francese dell’Istruzione lo bandisce anche nelle pause tra una lezione e l'altra. Elemento di distrazione o strumento di apprendimento? Che impatto ha sulle capacità cognitive dei ragazzi? Gli esperti si dividono: la scuola deve farsi pioniera dell’educazione a un suo utilizzo sano. Al contrario, è l’ultima zona franca, libera da connessioni. Sono uniti nel lanciare un allarme: insonnia, perdita di concentrazione, depressione, isolamento sociale. Sono i tanti disagi emotivi causati dalla dipendenza da internet e dal cellulare.
L'emergenza rifiuti
La seconda inchiesta si occupa di
ambiente, uno dei temi poco affrontati dalla recente campagna
elettorale:
Ogni anno produciamo 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e siamo solo al 50% di differenziata. Sono trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Dove finiscono? E chi sono i signori dell'immondizia?
Oltre
all'emergenza terrorismo islamico, all'emergenza immigrazione,
all'emergenza populismo, in questo paese dovremmo seriamente iniziare
a preoccuparci dell'emergenza rifiuti. Per anni l'argomento è stato
non affrontato, andando a mettere la polvere sotto il tappeto: a Roma
si sono gettati per anni i rifiuti senza trattamento nella
discarica di Malagrotta, del “re di Roma” Cerroni
(oggi sotto processo per associazione per delinquere finalizzata al
traffico dei rifiuti).
In Campania
si sono accumulate le ecoballe nella discarica di Acerra: una vergogna
che ci trasciniamo dai tempi del secondo governo Berlusconi; il
governatore campano De Luca due estati fa aveva presentato un piano
per lo smaltimento che ancora non vede luce.
Il governo Renzi
aveva presentato un piano per la costruzione di tanti inceneritori,
in modo da rende ogni regione autonoma. Come se gli inceneritori
fossero una soluzione sostenibile al problema rifiuti e non solo un
palliativo.
Si dovrebbe puntare
tutto sulla raccolta differenziata, in modo da mandare
nell'inceneritore il minimo indispensabile, eppure in molte regioni,
specie al sud, siamo molto indietro e all'orizzonte non si vede
(forse anche per una cattiva volontà politica) alcun cambiamento.
Ci sono troppi
interessi economici dietro i rifiuti: troppi imprenditori con pochi
scrupoli sulla coscienza fanno del business sulla monnezza,
trovando una complicità in quegli amministratori locali che si
accontentano di spuntare prezzi bassi per la gestione dei rifiuti,
non controllando poi se i rifiuti sono smaltiti in modo da non
mettere a rischio la salute delle persone, la qualità dell'aria e
dell'acqua.
Troppi roghi in
impianti di smaltimento rifiuti sono avvenuti in questi mesi, al
nord, per non pensare che dietro ci sia sempre la mano delle
ecomafie. Pronte ad inserirsi nella gestione dell'immondizia laddove
il controllo dello Stato viene meno.
Claudia Di Pasquale
è andata in giro per l'Italia andando a mostrare alcune situazioni a
rischio, dal nord al sud: Genova, Brescia, Palermo.
La discarica di Scarpino |
#Genova produce quasi 300.000 tonnellate di #rifiuti urbani all'anno. La differenziata è al 33%. Dove finisce tutto il resto? Per oltre 45 anni in una valle a 600mt slm: nella discarica di Scarpino. (qui l'anticipazione su Raiplay)
A Genova c'è
una discarica che è nata quasi per caso, doveva essere provvisoria,
ma poi per 40 anni hanno continuato a portare rifiuti a Scarpino, in
una valle in mezzo ai monti, a oltre 600 metri di altezza, lontano da
sguardi indiscreti, racconta il signor Enzo Castello del
comitato per Scarpino.
Quella che una
volta era una valle meravigliosa, dove c'era acqua potabile, è
diventata oggi una discarica, dentro cui si trovano le sorgenti del
torrente Cassinelle.
Qualsiasi pioggia
che cadeva nella discarica diventata percolato – sono le parole del
direttore della discarica Carlo Senesi: non è un buon posto
per i rifiuti questa valle, in una zona dove sotto ci sono delle
sorgenti.
Però
l'amministrazione comunale ha annunciato che il prossimo maggio,
Scarpino, dopo che era stata chiusa, sarà riaperta, nonostante non
sia ancora attivato un impianto di trattamento per i rifiuti
indifferenziati.
La nuova discarica
si chiamerà Scarpina 3 e sarà realizzata sopra Scarpina 2, mentre
l'impianto di trattamento sarà situato sopra.
Dopo Genova,
Palermo: Claudia Di Pasquale è andata a vedere cosa succede
alla discarica di Bellolampo. Nel
video che potete vedere nell'anteprima,un
compattatore scarica i rifiuti così, come sono stati
raccolti, cosa vietata per legge. Una pala meccanica si preoccupa di
spianare i rifiuti come fosse una tavola imbandita per i gabbiani
che, qui, fanno festa..
Le mucche, nei
pascoli attorno, un po' meno.
La giornalista è
andata dal sindaco di Palermo Orlando, a mostrare le immagini
raccolte: ha rassicurato che farà tutti gli accertamenti e "chi
ha sbagliato paga".
Allora la
giornalista ha portato il video al responsabile della discarica, che
non sa, che dovrebbe controllare, perché dalle immagini non si
capisce bene (se sono rifiuti urbani).
Ma chi deve
controllare quello che succede a Bellolampo? "Può darsi che
ci sia stata una violazione" ammette alla fine.
La terza
anticipazione: la discarica di Brescia
#Rifiuti: nel termoutilizzatore di #Brescia entrava, col trucco, anche quel che non doveva.
Paolo Bonacina è
l'imprenditore che, secondo la procura di Brescia, sarebbe al centro
del traffico di rifiuti dalla Campania verso il nord, per un giro
d'affari da 10 ml di euro.
Bonacina aveva
vinto diverse gare in Campania per prendersi i rifiuti che però -
racconta un ufficiale del NOE alla giornalista - non venivano
trattati, gli veniva cambiava il codice (che identifica il tipo di
rifiuto), per abbattere così i costi di smaltimento.
Questi rifiuti
venivano portati così agli impianti del nord per essere bruciati:
tra questi anche quello di Brescia del colosso A2A: dove
arrivavano non come rifiuti campani, ma con un codice contraffatto,
spiega Lorenzo Zaniboni direttore dell'impianto. Un codice che era
conforme alle loro autorizzazioni: A2a, spiega il dirigente, non è
tenuta a rispondere per quello che hanno fatto altre società.
La scheda del
servizio:
Girano le ecoballe di Claudia Di Pasquale
In Italia produciamo più di trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani ogni anno. La plastica, il metallo, la carta, il vetro e l’umido dovrebbero essere differenziati e riciclati. Per legge, nel 2012 avremmo dovuto raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Ma siamo ancora fermi al 52,5%. Una volta buttati nella pattumiera di casa, dove finiscono tutti i rifiuti urbani indifferenziati? Claudia Di Pasquale li ha seguiti, in lungo e in largo, per tutta l’Italia. Da Palermo a Venezia, passando per Napoli, Roma, Genova, Alessandria scopriremo come non sia sempre facile seguire il percorso che deve fare un sacchetto della spazzatura per essere smaltito.
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