Produciamo così tanta immondizia
che non sappiamo dove buttarla, così la portiamo all'estero o la
smaltiamo in modo poco legale (e sicuro).
Ma prima, l'anteprima di Alessandra
Borella sull'utilizzo degli smartphone in classe.
I ragazzi passano sul web almeno 6 ore,
ci sono ragazzi che ci dormono anche assieme: in molte classi si
lascia acceso anche in classe.
L'utilizzo in classe è un bene (come
deciso dalla ministra Fedeli) o un male (come dice la Francia)? In
Germania ogni scuola fa come vuole, come succederà anche in Italia,
superando il divieto del ministro Fioroni.
Il cellulare aumenta la visione dei
ragazzi, dicono, ma nell'insegnamento di come si utilizza, si naviga
a vista.
E con quale velocità? E per fare cosa?
Il cellulare permette l'accesso a tante
informazioni, stimola forse aree celebrali come quelle del piacere,
ma è anche molto dispersivo.
Ma le nostre scuole non sono già
digitali grazie al governo Berlusconi? Che fine hanno fatto le Lim di
cui parlava il ministro Gelmini?
LE Lim non hanno avuto un impatto sui
livelli di apprendimento, al sud addirittura ha dato impatto
negativi, costa ripararla, costa sostituirla.
Ci sono scuole senza wi fi efficiente,
dunque le rende inutili.
Per le Lim nelle scuole sono stati
spesi 93 ml, peccato che manchi un buon cablaggio nelle classi, cosa
che doveva essere completata nel 2018.
Serve aiutare i ragazzi alla scoperta
dell'uso dei cellulari, spiega un'insegnate alla giornalista: ma a
che età si deve iniziare ad usare tablet e cellulari?
Un uso sistematico, ad una età
inferiore a quella della terza elementare può causare dei ritardi di
apprendimento – spiega il pedagosgista Novara.
Serve far imparare ai ragazzi a leggere
un testo più lungo di un messaggino, serve far staccare i ragazzi
dallo smartphone. I ragazzi perdono il sonno e con esso la capacità
di apprendere, che si crei uno squilibrio tra le parti del cervello.
Che ci darà dei segnali di pericolo
anche quando non esiste vero pericolo: questo spiegherebbe i casi
d'ansia in aumento.
Ecco perché Steve Jobs aveva tenuto
lontani i figli dal cellulare...
La scuola italiana investirà 500 ml in
queste tecnologie, c'è il rischio che questo scateni brutti
appetiti: molti dei nostri dati finiscono nel cloud, dove salviamo
anche le nostre emozioni.
Che finiscono in mano a chi?
Girano le ecoballe – Claudia di
Pasquale.
Venezia, 25 ml di turisti: il
costo per la gestione dei rifiuti è così molto caro, quasi 300
euro, anche perché è una città sull'acqua.
La differenziata è molto bassa, al
27%: nel centro l'organico viene gettato assieme all'indifferenziata,
perché avrebbe un costo insostenibile spiega il responsabile della
Veritas (la società che gestisce i rifiuti).
I rifiuti raccolti sono trasformati in
combustibile, il CSS, che finisce poi nella centrale a Carbone
dell'Enel: solo il 5% però, ma una quantità sufficiente affinché
la centrale prenda i contributi dello Stato.
Il CSS in buona parte finisce
all'estero: 433mila tonnellate di rifiuto urbano finisce in giro nel
mondo, anche in Vietnam.
L'Europa ci chiede di aumentare
l'indifferenziata, il riciclo dei rifiuti, una gestione sostenibile:
ma noi i rifiuti li facciamo solo circolare.
La politica ha preferito mettere la
testa sotto i rifiuti.
Produciamo 30ml di tonnellate l'anno:
dovremmo differenziata al 65%, siamo invece al 55%.
I rifiuti indifferenziati non possono
finire in discarica tal quali, andrebbero triturati e poi trattati,
per evitare che sviluppino sostanze nocive.
I giornalisti di Report sono andati in
giro per il paese per vedere qual è la situazione.
A Genova i rifiuti finiscono
nella discarica di Scarpino, nata nel 1968: è una discarica a 600
metri, in una valle lontano da occhi indiscreti.
Quella che una
volta era una valle meravigliosa, dove c'era acqua potabile, è
diventata oggi una discarica, dentro cui si trovano le sorgenti del
torrente Cassinelle.
Qualsiasi pioggia
che cadeva nella discarica diventata percolato (che poi finisce in
mare) – sono le parole del direttore della discarica Carlo
Senesi: non è un buon posto per i rifiuti questa valle, in una
zona dove sotto ci sono delle sorgenti.
Il percolato è
stato incanalato in in depuratore solo nel 2008, peccato che questo
depuratore non fosse idoneo per gestire i metalli pesanti.
Così stiamo
continuando ad inquinare il mare..
Pagheremo per
metterla in sicurezza, per creare un impianto per trattamenti
indifferenziati, per il depuratore .. Come mai le amministrazioni di
centrosinistra non si sono occupate di questa discarica?
Però
l'amministrazione comunale ha annunciato che il prossimo maggio,
Scarpino, dopo che era stata chiusa, sarà riaperta, nonostante non
sia ancora attivato un impianto di trattamento per i rifiuti
indifferenziati.
Sparpino tre sarà
realizzato sopra Scarpino due: ma in questo momento il comitato anti
discarica è sul piede di guerra, dopo anni di battaglie.
Quando piove, dove
finirà tutta quest'acqua?
Oggi, siccome la
discarica è chiusa, i rifiuti di Genova finiscono in Piemonte e in
Toscana: a Castel Ceriolo (AL) arrivano decine di camion al giorno da
Genova.
Qui sono contenti
che arrivino i rifiuti da fuori regione, siccome l'impianto è sovra
dimensionato: nonostante questo, il bilancio dell'ARAL (la
società che gestisce l'impianto) è in rosso.
ARAL si prende i
rifiuti di Genova, Roma e Napoli: i carabinieri del NOE avevano
scoperto però che i rifiuti di Genova e Roma non era ben smaltiti,
anzi erano intombati in una vecchia discarica.
Così i rifiuti da
Napoli, sono arrivati ad Alessandria in un impianto
sovradimensionato, ma poi sono finiti in Toscana.. E il comune di
Alessandria è finito in bancarotta.
Nessuna
sostenibilità economica e nessuna sostenibilità ambientale.
I rifiuti da
Napoli sono passati per la SAPNA: la società che li raccoglie in
tutta la provincia.
SAPNA li manda poi
in altre regioni, per essere trattati, siccome non ci sono impianti a
sufficienza in regione: almeno il 4% dei rifiuti napoletani finisce
all'estero, via treno o via cargo.
Un imprenditore dei
rifiuti che ha gestito i rifiuti napoletani si chiama Bonacina:
l'inchiesta del NOE ha stabilito che anziché trattarli, i rifiuti,
ne cambiava il codice e faceva finta di smaltirlo.
Abbattendo i costi
per la gestione: alcuni dei rifiuti sono stati inceneriti a Brescia,
in un impianto dell'A2A.
Hanno bruciato
rifiuti che non potevano trattare, nessuno ha potuto o voluto
controllare: da questo impianto si produce energia per la città,
peccato che anche questo sia stato sovradimensionato, ovvero per
poter stare in piedi deve accettare i rifiuti anche da fuori regione
(anche se ufficialmente li accetta da impianti in Lombardia che però
li possono ricevere da tutto il paese).
Le emissioni sono
controllate, sebbene a questo monitoraggio sfuggano le nano
particelle.
Insomma, come gli
emigranti, i rifiuti vanno dal sud al nord, gestiti dalle grandi
multiutility che sull'immondizia fanno profitto che in parte finisce
anche ai comuni soci, ma anche in mano al mercato.
E il mercato ha
tutto l'interesse che si continui a bruciare, perché poi si staccano
i dividendi.
E i comuni possono
fare cassa.
Rimane sul groppone
una eredità salata: paghiamo una multa salata per la cattiva
gestione dei rifiuti, come i 120mila euro al giorno, per la discarica
di Acerra.
Le ecoballe di
Napoli sono balzate alle cronache dal 2008: li avrebbe dovute
bruciare l'inceneritore di Acerra, ora sono dissequestrate e la
regione ha fatto delle gare per smaltirle.
Come detto sopra,
le società che hanno vinto gli appalti sono al nord e tra queste c'è
anche la società di Bonacina.
Il figlio del
governatore De Luca è stato coinvolto nell'inchiesta di Fanpage,
dove un ex camorrista si proponeva per smaltire queste ecoballe, con
tanto di stecca.
Per smaltire tutte
le ecoballe serviranno 15 anni: dovremo pagare una multa di 20ml di
euro, più 120mila euro al giorno.
A Napoli siamo al
30% di differenziata: non si sono impianti, per l'umido ad esempio –
spiega l'assessore Del Giudice.
Questo significa
altre spese e il rischio di incappare in altri reati, se non si
vigila a sufficienza.
La Sicilia si
tiene i rifiuti in casa: l'80% di questi è seppellito nelle
discariche, ma a settembre si rischia il collasso, perché siamo in
emergenza rifiuti da 20 anni in questa regione.
Cuffaro ha creato
gli ATO (società pubbliche legate ai comuni per la gestione) che si
sono trasformati in poltronifici che hanno cumulato debiti senza
risolvere il problema.
Un esercito di 2000
netturbini eppure la monnezza abbonda nelle strade di periferia e
centro: ma la città di oggi è più pulita, si difende il sindaco.
Siamo una città
mediorientale d'Europa – racconta incredibilmente Orlando: qui
siamo al 15% di differenziata, una cifra ridicola.
Un danno ambientale
e anche erariale su cui ora sta indagando anche la Corte dei Conti.
Fallita la società
pubblica palermitana, i rifiuti organici arrivano a Marsala o alla
Sicilfert.
A Bellolampo
c'è un nuovo impianto di compostaggio, inaugurato di recente, che
non viene usato, per una ordinanza del presidente della regione.
Questo impianto
viene usato solo per i rifiuti non differenziati: oggi l'impianto è
sovracaricato col risultato che esiste una deroga nell'inceneritore
per l'inquinamento delle particelle.
E non in deroga ci
sono i compattatori che sversano i rifiuti in discarica senza alcun
trattamento. Orlando disporrà accertamenti, mentre il responsabile
di Bellolampo si trincera dietro la difficoltà di interpretare una
ripresa da lontano.
Non è un caso
isolato: l'ARPA l'anno scorso ha sequestrato parte della discarica
infatti.
Come sono
trattati i rifiuti a Bellolampo?
C'è un solo
tritovagliatore per tutti i rifiuti della provincia: non è un
trattamento a norma, l'indice respirometrico che dovrebbe essere a
1000 è invece a 5000.
L'amministratore di
Ecoambiente, la società che gestisce il trattamento con un impianto
mobile (senza gara) contesta il dato di ARPA: ma ora cosa succederà
ora che Bellolampo arriva alla saturazione?
I rifiuti andranno
negli impianti della Sicula Trasporti, società privata: sembra di
rivedere le immagini di Malagrotta, a Roma.
Siamo di fronte ad
una bomba ecologica in piena regola: la bonifica la dovrà fare il
comune, mentre a sversare era una società privata della famiglia
Leonardi.
Anche questa
azienda lavora in deroga, per gli indici respirometrici, perché ci
sono troppi rifiuti.
A Catania lavora la
OIKOS, in due impianti: uno vecchio, non ancora ricoperto. Un
altro, del 2009, su un'area a rischio frane.
L'intervista con
l'avvocato Todero, sui signori della OIKOS, è surreale,
semplicemente.
Si parlava di
autorizzazioni per estendere la discarica di OIKOS, di un funzionario
regionale che sarebbe stato corrotto, di intercettazioni che, in
assenza di sentenza, sono solo ipotesi …
Come sono state
date le autorizzazioni in Sicilia, alle discariche?
Un ex assessore
della giunta Crocetta, Marino, punta il dito sulla Confindustria
siciliana, quella dei Montante e dei Catanzaro (che lavorano coi
rifiuti nell'agrigentino).
Ci sono società
come la Tirrenoambiente, oggi in liquidazione, che sono state
usate come bancomat, per bruciare soldi pubblici, per una struttura
che oggi necessiterebbe di milioni di investimento per essere messa
in sicurezza.
Soldi spesi male,
strutture non utilizzate, mezzi abbandonati, campane per la raccolta
differenziata liquefatte.
Sono stati spesi
tra i 15 e i 16 miliardi di euro, tra fondi pubblici ed europei,
senza risolvere il problema e senza che la differenziata sia
aumentata in modo significativo.
Il neo presidente
Musumeci chiede poteri straordinari per risolvere l'emergenza
rifiuti che dura da anni: Gentiloni l'ha concessa, vedremo ora cosa
farà il governatore.
Poteri per fare
cosa? Per portare i rifiuti all'estero, ammette Musumeci, il tutto a
carico del cittadino.
Complimenti.
LA corte di
giustizia europea ci ha condannato a pagare 42 ml ogni sei mesi,
per le discariche che abbiamo distribuiti sul territorio, il governo
ha nominato un commissario per la gestione.
Ma per ogni
discarica chiusa ne apre un'altra, perché servirebbero soluzioni
alternative.
Non come fatto a
Roma, dove per anni si lasciato gestire a Cerroni, senza gara,
l'intera gestione dell'immondizia, in monopolio.
Malagrotta doveva
essere chiusa nel 2007: è stata poi chiusa con Marino anni dopo.
E oggi, come si
smaltiscono le 4000 tonnellate? Ama non è in grado di gestirla, come
non è in grado di gestire i rifiuti organici, che viaggiano al nord.
Come a Napoli,
anche i rifiuti romani fanno i turisti: vanno a Vienna e a Colonia.
40mila tonnellate
finiscono in Abruzzo, in un impianto di Frosinone, in Toscana.
Altri impianti,
altre discariche, altre deroghe..
Solo un terzo dei
rifiuti urbani sono gestiti dall'AMA, in impianti situati vicino alle
abitazioni, non molto felici della puzza che esce.
Sono impianti la
cui visita è stata negata alla giornalista: sono anche impianti in
cui i rifiuti, secondo i risultati dell'ARPA, non sono a norma.
L'impianto di
Colleferro è un inceneritore della regione, chiuso nel 2016:
ha così tanti problemi di manutenzione che oggi, la popolazione lo
sta presidiando, temendo una sua riapertura.
Un impianto con 350
ml di debiti, che ha inquinato l'ambiente, vicino a delle case.
Mancano gli
impianti, in comune e in regione e, come a Napoli, i rifiuti romani,
arricchiscono le società del nord, come la HERA, che poi li da alla
società di Bonacina.
E la politica? Il
governo ha messo a piano altri sette inceneritori e il ministro Clini
ha innalzato a Natale la soglia limite respirometrico.
La soluzione degli
inceneritori non è sostenibile, poiché è in antitesi con
l'economia circolare, con la differenziata, col riciclo.
In Italia ci sono
modelli virtuosi, che potrebbero essere da esempio a tutto il paese:
nel trevigiano siamo all'85%, i rifiuti sono ben trattati, la tariffa
è in media col paese.
La sfida di
Contarina SPA è di arrivare al 97%, estratte tutto il possibile dai
materiali, perfino dai pannolini.
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