18 marzo 2018

Strani eroi di Alessandro Bongiorni


Incipit
Milano, 10 ottobre 1990Via Monte Nevoso Ore 04.00
L’uomo parcheggiò sul passo carrabile. Scese dalla macchina con la sua solita tracolla di pelle. Estrasse le chiavi del civico 8, aprì il portone, salì al primo piano ed entrò nell'appartamento che dodici anni prima era stato il covo di Azzolini, Bonisoli e della Mantovani.Si chiuse la porta alle spalle e iniziò a girare la casa, al buio.Raggiunse il tavolo su cui il capitano Arlati aveva trovato il memoriale di Aldo Moro, spostò una sedia e ci sprofondò sopra.Dall'imbottitura uscì uno sbuffo di polvere.Fumò una Gauloises.Quando ebbe finito si alzò, si avvicinò alla finestra, guardò dall'altra parte della strada: a sette metri da lui, nella vecchia camera di Fausto Tinelli, c'era la luce accesa.Erano anni che Danila non la spegneva.Poi l'uomo si chinò, rimosse la parete di cartongesso sotto alle imposte e aprì la sua tracolla di pelle. Estrasse il plico. Lo guardò a lungo.Erano dodici anni che lo custodiva.Gli era arrivato per posta quando le cose si erano messe male – il mantenimento di una promessa cui non aveva mai creduto davvero – e da quel momento non ne aveva mai parlato con nessuno.Dietro al pannello, nell'intercapedine, c'era il borsone nero.Lo aprì e controllò il contenuto.Sorrise.Esattamente come gli avevano detto.Poi infilò il plico nel borsone, riposizionò nel pannello e se ne andò.


Nell'introduzione al romanzo, l'autore scrive:
«Questo è un romanzo in cui si narra di fatti realmente accaduti, di altri che non sono accaduti e di altri ancora che sarebbero potuti accadere.»

I fatti accaduti sono quelli ricordati ogni anno, ogni 16 marzo: il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione della sua scorta, in via Fani a Roma, mentre si accingeva di andare a votare la fiducia alla Camera al governo di “non opposizione” dei comunisti, frutto del lungo percorso di avvicinamento dei due grandi partiti di massa.
Ma tra i fatti reali attorno a cui si sviluppa il racconto c'è anche il duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Jannucci, delitto senza alcun colpevole anzi, un delitto con una soluzione di comodo (una storia tra spacciatori, no un omicidio interno alla sinistra) e senza alcuna indagine seria da parte della polizia.

La caccia al memoriale di Moro, quello scoperto una prima volta nel covo delle BR di via Monte Nevoso, a pochi passi dalla stanza di Fausto Tinelli guarda caso.
E quello scoperto poi successivamente nell'ottobre 1990, a muro di Berlino abbattuto, contenente qualche paginetta in più.
Un memoriale contenente gli interrogatori, le lettere, i segreti di Stato confessati da Moro ai suoi carcerieri nella prigione del popolo. Gladio, il golpe De Lorenzo, Piazza Fontana ..
Un memoria che faceva paura a tanti e che in tanti avevano cercato: come il generale Dalla Chiesa e il suo aiutante Varisco, come il giornalista Carmine Pecorelli, giornalista.
Tutti e tre accomunati dal medesimo destino di morte.

Ecco, su queste storie, su queste strane (perché misteriose, perché con troppe zone d'ombra) possiamo fermarci alla verità di comodo, alla forma dell'acqua (per citare un famoso romanzo di Camilleri), oppure possiamo usare l'arma della fiction, della storia romanzata, per cercare di arrivare ad una verità diversa, scomoda per qualcuno, ma forse più verosimile di quello che si è raccontato fino ad oggi.

Così, Alessandro Bongiorni, promettente giallista milanese, prova a raccontarci le stesse storie, seguendo punti diversi, quelli degli strani eroi di un “romanzo criminale” della fine della Prima Repubblica.
Persone che forse non sono mai esistite, ma che avrebbero potuto anche esistere.

Persone che si muovono a fianco degli attori principali, Aldo Moro e la scorta, Andreotti e Cossiga, la scorta, le BR ufficialmente responsabili del rapimento e della morte del presidente DC.

Persone come il colonnello Ruiu, anima sporca dell'Ucigos, la struttura di intelligence del Viminale voluta da Cossiga, che prese il posto dell'ispettorato antiterrorismo del prefetto Santillo, composto da poliziotti poco flessibili alla ragione di stato, specie quando questa è contraria alle leggi, in nome di una ragione di stato usata per nascondere interessi di potere.
Ufficialmente era un carabiniere, ma da un mese e mezzo le cose erano cambiate. Il nuovo anno, infatti, si era aperto con la creazione, da parte del ministro dell’Interno Cossiga, dell’Ucigosuna struttura particolare che dipendeva direttamente dal Viminale. Un gradino sopra la normale polizia, un gradino sotto i Servizi.

Dove sta il confine tra il bene e il male, se sei costretto sempre a stare dalla parte del male?

Persone come il bastardo e il segugio, i due giornalisti de l'Unità Brutto e Peres, che si mettono subito a seguire una loro pista sul delitto di Fausto e Iaio.
Il primo dei due, Mauro Brutto, è un giornalista è veramente esistito (ancora una volta, realtà e un pizzico di finzione), se volete sapere qualche cosa di più potete leggere il libro di Daniele Biacchessi “Fausto e Iaio – La speranza muore a diciottoanni”.

Persone come Cinzia, la donna usata dall'uomo Potente (così viene chiamato nel corso del libro, senza mai usarne il nome, anche se si comprende che dietro ci sia l'ombra di Gelli) per andare a letto con gli uomini per carpire i segreti e poterli manovrare.

16 marzo 1978, Roma
Il quinto governo Andreotti, monocolore DC con l'appoggio esterno del PCI, doveva essere il culmine della carriera politica di Aldo Moro: quella mattina, assieme alla sua scorta stava andando a votare la fiducia ad un esecutivo in cui finalmente si coinvolgeva il più grande partito comunista in Occidente di prendersi un pezzo delle responsabilità di governo.
Un percorso di avvicinamento, quello di Moro e Berlinguer, nato dal desiderio di fare un passo in avanti al paese, dopo il golpe in Grecia e quello in Cile, dopo la contestazione, le stragi negli anni precedenti, le minacce velate ricevute da Washington.
«La avverto», aveva tagliato corto Kissinger, le mani piantate sul tavolo. «Se non cambia la sua linea politica, la pagherà molto cara.»

Il rapimento di Moro e la strage della scorta (con tutti i dubbi sulla dinamica ancora oggi rimasti) fu uno choc per il paese.
La mobilitazione delle masse, che si auspicavano i dirigenti delle BR, ci fu, ma in senso inverso, per difendere le istituzioni, non per abbatterle.
Uno choc per il suo partito, per il Parlamento, ma in particolare anche per due suoi colleghi: Cossiga e Andreotti, preoccupati per due borse di Moro finite nelle mani dei brigatisti e contenenti documenti importanti per il paese.
Aveva staccato da meno di un’ora, e alle sette avrebbe dovuto presenziare al primo comitato di crisi. Parrucconi e spie. Froci baciapile. Strani eroi.

Il colonnello Ruiu, chiamato al Viminale dal comitato di crisi, viene incaricato di recuperare queste valigie, a qualunque costo.

«Prenda un paio di uomini dell’Ucigos, li scelga lei. Gente di cui si fida. Indagate per conto vostro e non condividete nessuna informazione con chicchessia. Neanche con i Servizi. Riportate solo ed esclusivamente a me, intesi?».

Ci sono segreti che non possono essere rivelati al popolino, che non comprenderebbe quello che si gioca sui tavoli della democrazia, non approverebbe forse certi giochi sporchi.
Come il fatto che le BR erano seguite da mesi, come seguito da mesi era anche Moro.
Come certi personaggi dei servizi presenti quella mattina in via Fani..

Matteo Brutto e Carlo Peres sono invece due giornalisti vecchio stampo de l'Unità di Milano: Brutto detto il segugio, l'anziano, e Carlo, la sua ombra, un giornalista che “sapeva tacere. Taceva, e ascoltava. E capiva. Una dote, questa, più unica che rara, soprattutto per un giornalista di fine anni Settanta”.

Avvisati del duplice omicidio nel quartiere Casoretto, in quella sera del 18 marzo 1978, si precipitano a raccogliere le notizie, a fare il loro mestiere.

I due giornalisti de l'Unità porteranno avanti, quasi in solitudine, una loro indagine sul delitto di via Mancinelli, capendo fin da subito di essere finito in un grande depistaggio, in un delitto dai risvolti poco chiari: i troppi comunicati di rivendicazioni, le armi utilizzate, la fuga degli assassini ..
Cosa avevano visto o fatto i due studenti, che stavano scrivendo un libro bianco sul consumo di droga a Milano, per essere uccisi?

Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci erano due studenti, frequentavano il centro sociale Leoncavallo ma non erano due estremisti (con tutto quello che può voler dire questa parola), lavoravano ad un libro bianco sullo spaccio della droga.
I loro assassini, uno dei quali vestito con un trench bianco, li hanno fermati per strada, gli hanno sparato e poi si sono dati alla fuga, ripassando davanti al locale da cui i due erano usciti.
Un comportamento strano. Come strano il fatto che sparassero attraverso una retina, per non far ritrovare i bossoli. Strane anche le rivendicazioni. Troppe, per non pensare ad un depistaggio.
L’accusa di depistaggio, poi, che classificava la prima rivendicazione come fittizia, sembrava grottesca. La puzza di insabbiamento si sentiva lontano un miglio.

E' un'indagine che li mette a dura prova: come per Moro, anche qui ci sono troppe cose che non tornano, le indagini non fatte dalle forze dell'ordine, gli strani comportamenti dei killer. Cose strane successe nei mesi precedenti, quando Fausto si sentiva seguito.
Strana anche la sparizione di parte del libro bianco.
Strani anche quei movimenti di persone, che muovono strani macchinari, vicino casa Tinelli, che si scoprirà poi, era vicina al covo delle BR.

..due uomini che, carichi di scatoloni, uscirono dal palazzo di Fausto. I due attraversarono la strada e deposero gli scatoloni nel baule di una berlina scura parcheggiata. Peres intravide degli aggeggi elettronici spuntare da uno scatolone aperto.

L'indagine mette a dura prova anche l'amicizia tra i due, il segugio e il bastardo, che si allontanano, come se all'improvviso Mauro Brutto volesse tenere Peres al riparo da certe indagini troppo pericolose.
I neofascisti, le BR, la droga, tutte quelle morti:

Carlo Peres era tornato a vedere i morti. Da quando aveva lasciato l’Unità, i corpi martoriati di Fausto e Iaio erano diventati solo un ricordo sbiadito

Infine Cinzia, la bellissima donna dai capelli rossi, cresciuta con le suore e finita a fare la cacciatrice di uomini per conto dell'uomo potente, una specie di “grande vecchio” che vive sulla sua villa sulle colline di Siena: uomini che fa innamorare, e che alla fine “finivano sempre per fare quello che voleva lei. Soldi, gioielli, vestiti, viaggi: Cinzia aveva tutto. Farsi mantenere da un uomo di successo era un gioco da ragazzine..”

Questa volta è il turno di un magistrato di Roma, impegnato nel caso Moro, che l'uomo potente deve tener d'occhio, affinché la vicenda Moro segua il corso che qualcuno ha deciso che deve prendere.
Moro deve morire. Le BR devono essere portate là dove queste persone, l'uomo potente, la sua loggia, l'alleato americano, vogliono.

Tutti e quattro, questi strani eroi, sono alla ricerca di qualcosa: la verità sulla morte di Fausto e Iaio, i misteri sul rapimento di Moro, la libertà da ricatti e inganni.

Strani eroi è un giallo che segue la scia di Romanzo Criminale, di Giancarlo De Cataldo o anche Confine di Stato di Simone Sarasso: usare la fiction per cercare di raccontare i misteri italiani, usando una forma di narrazione del “non vero ma verosimile”, capace di colmare tutte le lacune che la verità giudiziaria ha lasciato.

Ma le cose sono andate veramente così?
C'è stata veramente una femme fatale nelle mani della P2 e del grande vecchio che, nella sua villa lontana dal caos romano, decideva le sorti di Moro e della democrazia italiana come un puparo muove i suoi burattini?
Veramente in quella mattina in via Fani non c'erano solo le BR, ma anche altre persone?
Il direttore di Maquis si girò verso Peres. «Brutto ci è morto, per questa storia.» «Quale storia?» «Infiltrati. Spie. Agitatori.» «Agenti dei Servizi infiltrati nelle BR?» «Anche, ma non solo.» Calò un silenzio pesante.

Veramente le cose nel comitato di crisi sono andate come ci racconta Bongiorni?
Veramente ai vertici della polizia di Cossiga, l'Ucigos (una struttura che in seguito fu sciolta), c'erano personaggi con gli occhi da demonio e pochi scrupoli di coscienza per far fuori i nemici della ragion di Stato?
«Un capo assoluto a cui, in nome della ragion di Stato, tutto è concesso.» Poche parole ma dirompenti. Una sintesi oltremodo efficace. Due righe che spiegavano meglio di qualsiasi dissertazione chi era davvero Giulio Andreotti...

Veramente c'è stata una trattativa tra parti dello Stato e le BR per consentire una soluzione della vicenda Moro che fosse conveniente ad entrambi? Pochi anni di carcere per gli assassini di Moro e della scorta in cambio della sparizione di segreti troppo compromettenti per chi ha governato questo paese per decenni...

Non è mai troppo tardi per chiedere e pretendere la verità, che liberi la democrazia da ricatti e bugie.
Ma possiamo leggere questo romanzo solo come un noir, un bel romanzo pieno di azione, colpi di scena, veloce, serrato, drammatico e sconvolgente. Con dentro anime nere e anime sporche. Pochissimi eroi dall'anima pulita. Strani eroi, appunto, che dovranno decidere se vivere o morire:

Ricordati: puoi morire da uomo libero o vivere da persona intelligente. A te la scelta.

Buona lettura!


La scheda del libro sul sito di Frassinelli

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