04 luglio 2020

Non andrà tutto bene

No, non andrà tutto bene.
Non solo perché poche settimane di fase 3 ci hanno convinto che tutto sia finito (e invece piccolo focolai nel territorio sono ancora presenti).
Ma perché le idee che girano per cambiare il paese (e questa era l'occasione) hanno un sapore antico.
Una spruzzata di ecologia e poi incentivi alle auto diesel, via ai cantieri sul modello Genova (che ha funzionato a Genova dove c'erano tutti i riflettori puntati addosso).
La scuola deve aprire ma non dimentichiamoci delle scuole paritarie (private): i fondi a pioggia vanno bene solo se aiutano i signori.
Nemmeno la spesa sanitaria è cambiata e non si parla più di rivedere il sistema sanitario (chiarire le competenze tra regioni e stato, ridefinire il ruolo dei privati, aumentare i medici e gli infermieri).

Il rapporto Istat dice che il Covid ha colpito in modo diseguale gli italiani, mette nero su bianco il calo dell'occupazione, ma parla anche dell'impossibilità nel fare figli.
Ma questo non è colpa di questo governo solo: anno di deregolamentazione sul mondo del lavoro, salari bassi, nessuna politica abitativa (nemmeno nelle grandi città), per non parlare degli asili che mancano e del trasporto pubblico insufficiente.

L'imperativo categorico è sburocratizzare, ma si fa riferimento solo ai cantieri (la famosa cura del cemento).
Eppure farebbe comodo anche alle persone, avere rapporti più semplici con la pubblica amministrazione, il fisco, le ASL.
Anche lo smart working, che aveva il pregio di risparmiarci le ore perse nello spostamento casa lavoro non va più bene.

Perché se non ti sposti, non spendi. E se non spendi non esisti.

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