Il libro di Sciascia (poi film di Elio Petri) cita una famosa frase del diritto romano, che recita più o meno così "la giustizia è l'arte di dare a ciascuno il suo".
E così noi, grazie alle leggi del legislatore e al lavoro dei magistrati, abbiamo la giustizia che ci meritiamo. O che magari non ci meritiamo, ma su cui possiamo fare poco.
Così leggere oggi il comunicato del CSM che critica la proposta di legge sulle intercettazioni, perchè sarebbe dannoso per le inchieste, lascia perplessi. Se ne accorgono solo adesso?
Non lascia invece perplessi la risposta del governo: giudici politicizzati.
Chissà cosa penseranno in Brasile di questa delegittimazione dei giudici e dell'autogoverno della magistratura ...
E a pensar male: forse il CSM pensava di aver chiuso la partita con la politica, dopo i trasferimenti dei magistrati di Salerno, di De Magistris e della Forleo. Invece no: lo spirito riformatore dell'attuale maggioranza non si è placato.
La riforma in mente renderà il processo italiani più veloce e le pene più certe? Non credo.
Sto leggendo Questione immorale, di Bruno Tinti, che qualche proposta in merito la da.
Come l'accorpamento dei distretti.
L'obbligo di domicilio presso il proprio difensore. Eliminare l'appello anche in caso di condanna (non si dice che difesa e accusa deovono essere uguali). La depenalizzazione di quei reati per i quali basterebbe una sanzione amministrativa (la guida in stato di ebbrezza, il mancato versamento dei tributi, la mancanza di rispetto delle norme di sicurezza, in cui non c'è dolo) ..
E magari anche un revisione delle prescrizioni: che dovrebbero scattare al processo, e magari non essere così brevi per i reati dei colletti bianchi.
E invece si parla di intercettazioni, di non obbligatorietà dell'azione penale (l'esecutivo decide cosa processare o meno), la separazione della polizia giudiziaria dai pm e l'eterno chiodo fisso, la separazione delle carriere.
Ciascuno si merita il governo che sceglie. E le leggi che questo emana. Ma questo non è più vero se chi governo salta tutti i paletti costituzionali, se afferma di rispondere solo al popolo (quale?), se delegittima il potere giudiziario (uno dei tre su cui si appoggia la nostra Repubblica).
Se ha delle pendenza giudiziarie, lui e i suoi pari, da cui sfuggire.
La legge è uguale per tutti. Per Funicelli e per il premier.
P.S. a proposito di premier, di norme ammazza processi e del tirar per le lunghe:
Il 6 febbraio la Corte costituzionale stabilisce che le sentenze definitive «valgono» come prova nei processi in corso. Il 7 febbraio il governo infila nel ddl Alfano-Ghedini sulla giustizia un codicillo che dice il contrario: salvo che nei processi di mafia e terrorismo, le sentenze definitive non valgono più. Ciò che ha accertato irrevocabilmente la Cassazione dev’essere ridimostrato ogni volta, richiamando tutti i testi già sentiti nel processo chiuso. Norma incostituzionale (cancella una sentenza della Consulta) che, per giunta, allunga i tempi dei processi. Indovinate un po’ chi si avvantaggerà di questo cavillo da azzeccagarbugli? Ma l’imputato Berlusconi, naturalmente, se e quando tornerà in tribunale per corruzione del testimone Mills.
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