03 giugno 2017

La cronistoria della strategia delle tensione tra il 1992 e il 1993

Stefania Limiti è una giornalista del Fatto Quotidiano, per Chiarelettere ha pubblicato diversi saggi della nostra storia contemporanea, che affrontano il tema dell'eversione, dei servizi segreti deviati e della strategia della tensione.
Il suo obiettivo è la ricostruzione di pezzi ancora oscuri della nostra storia attraverso la lettura delle sentenze giudiziarie e interviste ai protagonisti.

L'ultimo suo libro, “La strategia dell'inganno” prova a rileggere tutti gli episodi di sangue, le stragi e i tentativi di strage, delitti eccellenti e tentativi di golpe, secondo una chiave di lettura nuova.


Le bombe di Capaci e via D'Amelio, i delitti della Uno Bianca, i tentativi di golpe e i golpe annunciati a mezzo stampa (vi ricordate ancora la storia di Lady Golpe, al secolo Donatella Di Rosa? E del tentato golpe a Saxa Rubra) sono tutti episodi di una guerra psicologica avvenuta in Italia in un periodo particolarmente nevralgico e delicato della nostra storia.
La caduta del muro di Berlino, le inchieste di Milano, la sentenza della Cassazione sul maxi Processo di Palermo alla mafia, indicavano la necessità di ricercare nuovi equilibri politici che, secondo lo spirito gattopardesco che tante volte aveva contraddistinto le rivoluzioni in Italia, facesse cambiare tutto per non cambiare niente.
L'alleanza atlantica e la rivelazione dei segreti nei cassetti, specie quelli che riguardavano le stragi degli anni '70.
Un nuovo patto con la mafia (o le mafie) al sud.
Una pensione senza troppi scossoni per gli ex gladiatori, la cui esistenza era stata rivelata (ma senza entrare troppo nei dettagli e mentendo sulle date) ad ottobre 1990 dal presidente del Consiglio Andreotti.

Fantastoria? Complottismo?
Può darsi.
Prima di procedere con una analisi più approfondita del come (come è stata attuata la guerra psicologica in Italia), del chi (chi ha messo le bombe, chi ha creato gli allarmi), in un capitolo del libro Stefania Limiti raccoglie tutta la cronistoria di fatti criminali avvenuta in quei due anni.

Il 5 gennaio 1992 viene collocato un ordigno lungo la ferrovia Brindisi Lecce: la strage è evitata perché il treno viaggia con qualche minuto di ritardo.
IL 30 gennaio 1992 la Cassazione conferma le sentenze di ergastolo per i boss di cosa nostra: Riina manda un suo commando di killer a Roma per cercare di uccidere Falcone, Maurizio Costanzo, Andrea Barbato e Claudio Martelli. L'operazione viene interrotta, c'è qualcosa di più urgente da fare in Sicilia.
Oltre ai nomi sopra, Riina progetta anche gli omicidi di politici colpevoli di non aver rispettato i patti: Andreotti, Mannino, Salvo Andò. E pure Antonio di Pietro e il capitano Ultimo.
Il 12 marzo 1992 viene ucciso l'eurodeputato Dc Salvo Lima.
Il 23 maggio 1992 si consuma la strage di Capaci.
Il 19 luglio 1992 quella di via D'Amelio.
Il 17 novembre 1992 viene ucciso Ignazio Salvo, l'imprenditore legato a cosa nostra.

Alla fine del 1992, sul pavimento di un museo di Firenze viene versata della benzina che per fortuna non prende fuoco. Il racconto è del pentito Gioacchino La Barbera, che lo aveva appreso dal mafioso Santo Mazzei, mafioso a disposizione dei corleonesi e autore dell'atto.
Il 5 novembre a Firenze un giardiniere di Boboli trova un sacchetto dell'immondizia all'apparenza vuoto. Quando lo apre trova dentro una bomba da mortaio da 45 mm, un vecchio residuato bellico.
Era stata lasciata lì proprio da Santo Mazzei, che aveva fatto una rivendicazione all'Ansa, parlando in un dialetto siciliano così stretto che il centralinista non aveva capito nulla.
Una bomba vera e propria, nascosta in un'automobile, scoppia il 14 maggio 1993 in via Fauro, nel quartiere Parioli a Roma. Doveva colpire la mercedes di Maurizio Costanzo che, per fortuna, si salva. Muore per lo spavento della deflagrazione, una donna di settant'anni, 23 persone rimangono ferite.
Nella notte tra il 26 e il 27 maggio, a Firenze in via dei Georgofili, esplode una bomba che uccide perosne e causa il ferimento di altre quarantotto, oltre ad ingenti danni di inestimabile valore.
Spunta la sigla della Falange Armata che rivendica l'attentato col codice identificativo 763321, lo stesos utilizzato a Capaci e in via D'Amelio.
Il 2 giugno 1993 viene scoperta un'autobomba in via Sabini, a cento metri da Palazzo Chigi: non c'è l'innesco è solo dimostrativa.
Nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 scoppiano questa volta veramente tre bombe nel giro di 54 minuti.
La prima alle 23.14 in via Palestro, provocando cinque vittime, tre vigili del fuoco, un vigile e un immigrato che dormiva su una panchina.
A mezzanotte e tre minuti, a Roma esplodono due bombe: la prima in San Giovanni al Laterano, la seconda, mentre le forze dell'ordine si dirigono nella zona, in San Giorgio al Velabro.
Quella notte Palazzo Chigi resta isolato a causa di un black-out telematico: il presidente del Consiglio Ciampi è costretto ad usare il suo cellulare privato.
Nel suo discorso per la commemorazione della strage alla stazione di Bologna (a cui non doveva partecipare), Ciampi pronuncia un discorso nel quale fa espliciti riferimenti alla Loggia P2.
Il 29 luglio una nota del Sismi da atto che in via confidenziale, tra il 15 e il 20 agosto successivi, avrebbe avuto luogo un attentato contro una personalità di rilievo, Giorgio Napolitano o Giovanni Spadolini. La magistratura verrà a saperlo solo dopo 10 anni.
Il 30 luglio viene ritrovato un ordigno accanto al carcere militare di Forte Boccea, dove è detenuto Bruno Contrada, numero tre del Sisde, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Gli artificieri riescono a disinnescare la bomba un quarto d'ora prima dello scoppio.
Il 18 settembre un'autobomba esplode davanti la caserma dei carabinieri di Gravina di Catania: quattro militari rimangono feriti.
Un ordigno composto da una miscela di pentrite esplode tra il 21 e il 22 ottobre sul davanzale della finestra del Palazzo di Giustizia di Padova, provocando danni ma non vittime.

Il 27 gennaio del 1994 è fissato un altro attentato contro i carabinieri: un'autobomba posteggiata in via dei Gladiatori, vicino allo stadio Olimpico. L'innesco non funziona e inspiegabilmente gli stragisti decidono di non riprovarci.
Il 14 ottobre arriva a Roma il nuovo ambasciatore americano Reginald Bartholomew: doveva essere destinato a Tel Aviv, ma viene dirottato d'urgenza in Italia. Gli spiegano che “data la situazione, a Roma ci serve proprio uno come lei, un diplomatico di carriera, un professionista col suo cv”.
Lui racconta: “il sistema italiano stava mutando rapidamente e c'era molta incertezza. Avevo ricevuto un mandato preciso: fare in modo che si potesse attraversare quella fase così difficile con meno danni possibili e uscendone con le relazioni Italia-USA e Italia-Nato ancora intatte”.

Nei primi giorni di novembre si svolgono le esercitazioni di difesa da ipotetiche guerre civili, chiamate Ditex Superga Sette, nella zona della regione militare nord ovest di Torino.
La notizia suscita allarme sulla stampa ma gli ambienti militari sostengono che si tratta di operazioni periodiche e fatte sulla carta.
Il 18 gennaio 1994 l'obiettivo sono ancora i carabinieri: in un agguato a Scilla, in Calabria perdono la vita due carabinieri (Antonino Fava e Vincenzo Garofalo).
Il 24 gennaio viene sventato un attentato contro il procuratore della Repubblica di Trapani, Luca Pistorelli, titolare delle inchieste su Gladio e massoneria. Pistorelli lascerà quasi subito la Sicilia per passare ad altro incarico.
All'elenco vanno aggiunti i delitti della Uno Bianca: tra il 1987 e il 1994 hanno causato 24 morti, 102 feriti in 103 azioni criminali e 91 rapine.

E gli attentati di Unabomber: un bombarolo seriale rimasto sconosciuto, autore di ordigni lasciati in luoghi pubblici che provocarono lesioni e menomazioni alle sue vittime.

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