Sul Fatto Quotidiano (lo potete trovare anche sul suo blog) Alessandro Robecchi parla della mucca in corridoio diventata mandria, del maiale in cucina che è vero che non si butta via niente, ma inizia pure a puzzare.
Fuori di metafora, la scoperta ipocrita che l'estrema destra (e il suo bacino elettorale) ancora esistono e nemmeno si nascondono. Loro e i loro simboli, come il fascio littorio sulla lista a Mantova, come la torta con la svastica di Casapound a Lodi (postata su Facebook senza alcun problema), come i cartelli contro i negozi stranieri affissi a Roma dai ragazzotti di Azione Frontale.
La destra è un serbatoio di voti molto appetibile a quanto pare: non solo la destra estrema, quella contro gli immigrati, delle ong come taxi, dei rom che rubano.
E' anche la destra dell'elusione, del falso in bilancio da togliere per non bloccare l'economia, della deregulation sulle regole ambientali (vedi decreto Sblocca Italia e l'atteggiamento del PD sul referendum per le Trivelle) e su quelle del mondo del lavoro (vedi jobs act).
Dopo le amministrative il vice di Renzi Martina ha detto che il centro sinistra per vincere deve stare unito, ma deve rimanere a guida democratica.
Ma deve decidersi però da che parte stare.
Non si può stare contemporaneamente con Pisapia e Berlusconi, dalla parte del jobs act con Marchionne e poi chiedere voti a sinistra.
Così come non si può parlare di centro sinistra e poi appoggiare lady Tosi a Verona, solo perché i tosiani hanno votato si al referendum.
Oggi tutti i partiti, non ultimo il M5S di Grillo, vanno a caccia di voti dell'elettorato di destra, col risultato di legittimare certi atteggiamenti che poi sfociano nella xenofobia.
Eppure quante praterie a sinistra.
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