27 giugno 2017

Tutto secondo la legge - Meletti sul decreto per le banche venete

Il "salvataggio" delle due popolari venete è stato un affare per lo Stato (e per noi) come dice Giavazzi o una fregatura (come pensano tutti gli italiani che non scrivono editoriali sui giornali)?

Giorgio Meletti racconta un aspetto del decreto del governo, sul rispetto delle leggi:

Banche, il decreto Gentiloni sospende tutte le leggiNon vale più niente - Norme bancarie e antitrust, codice civile, diritto fallimentare e perfino i limiti contro gli abusi edilizi. Sanata la “gara” fatta prima del provvedimento
di Giorgio Meletti | 27 giugno 2017
 
“Tutto è stato fatto secondo le regole”, ha scandito ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma si riferiva alle regole europee, le uniche che gli interessano. Per non irritare le autorità di Bruxelles e di Francoforte il governo italiano ha fatto però ricorso a una mossa che potremmo definire di “costituzionalismo creativo”: ha sospeso la validità di ogni legge italiana che potesse risultare di ostacolo alla cessione a Intesa Sanpaolo delle parti sane di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha applicato il principio del marchese del Grillo: io so’ il governo e le leggi non sono un cazzo. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato e promulgato il decreto legge che elimina ogni legge. A cominciare dall’articolo 2741 del codice civile: “I creditori hanno eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore”. Nella liquidazione coatta amministrativa delle due banche venete i commissari possono agire “anche in deroga” al codice civile, cioè fare come gli pare in spregio al principio della par condicio creditorum che fino a ieri tutti credevano sacro. C’è scritto all’articolo 3, comma 1 del decreto legge n. 99 approvato domenica pomeriggio dal Consiglio dei ministri riunitosi per soli 20 minuti. I ministri hanno votato, senza avere neppure il tempo di leggerlo, un decreto legge che stravolge le basi del diritto.
Chi sospettasse che la sintesi sia troppo severa può leggersi la lista che segue. Oltre alla par condicio creditorum, al caso delle due banche venete non si applicano: gli articoli 1264, 2022, 2355, 2470, 2525, 2556 e 2559 del codice civile; il Testo unico bancario (articoli 58 e 90); la legge Antitrust, pari pari, “per rilevanti interessi generali dell’economia nazionale”: Intesa Sanpaolo potrà tranquillamente acquisire una posizione dominante nel mercato del credito in Veneto.
Via anche la legge 428/1990 sui trasferimenti delle aziende, per cui ieri i dipendenti delle due banche hanno appreso dai giornali di essere già diventati nottetempo dipendenti di Intesa Sanpaolo; via la legge 392 del 1978 (equo canone) “nella parte in cui si prevede il diritto del locatore ceduto di opporsi alla cessione del contratto di locazione da parte del conduttore”. Via il diritto.
E ancora, non si applicano: il decreto legislativo 192/2005 sulla certificazione energetica degli edifici; la legge 52/1985 che impone, in caso di passaggio di proprietà, la conformità dei dati catastali allo stato di fatto degli edifici; il Dpr 380/2001 sugli abusi edilizi. Evidentemente le due venete stanno passando a Intesa Sanpaolo un patrimonio edilizio un po’ incasinato, e vabbè. Ma sarebbe il meno. All’articolo 3, comma 2, lettera c) si legge: “Non si applicano le altre ipotesi di nullità previste dalla vigente disciplina in materia urbanistica, ambientale o relativa ai beni culturali e qualsiasi altra normativa nazionale o regionale, comprese le regole dei piani regolatori”.
Infine le due cose più sfrontate. La prima è che il ministro Padoan è autorizzato dall’articolo 4 del decreto legge a dare i miliardi promessi a Intesa “anche in deroga alle norme di contabilità di Stato”. La seconda istituisce la norma che prevede il passato: “Il cessionario è individuato, anche sulla base di trattative a livello individuale, nell’ambito di una procedura, anche se svolta prima dell’entrata in vigore del presente decreto, aperta, concorrenziale, non discriminatoria di selezione dell’offerta di acquisto più conveniente”. Poi i commissari liquidatori sono tenuti (articolo 2, comma 1, lettera c) a cedere tutte le parti buone a Intesa Sanpalo “in conformità all’offerta vincolante formulata dal cessionario individuato ai sensi dell’articolo 3, comma 3”.
Quindi il decreto ordina a non si sa chi (sembra il governo, ma non c’è scritto) di aver fatto in un indefinito passato una procedura “aperta, concorrenziale, non discriminatoria” il cui risultato è la scelta di Intesa Sanpaolo. La cui offerta vincolante, avanzata prima del decreto legge, deve essere trovata ottima e abbondante, e per obbligo di legge accettata, dai commissari liquidatori.
Questa vicenda finirà inevitabilmente davanti alla Corte costituzionale, che sarà chiamata a bilanciare le innumerevoli assurdità del decreto legge 99 con l’articolo 47 della Costituzione che tutela il risparmio. A quel punto il governo dovrà dimostrare che non ci fosse altra strada che quella scelta domenica sera per tutelare i correntisti delle due banche, gli unici risparmiatori propriamente detti in questa vicenda.

Nessun commento: