02 giugno 2017

Proteggere la Repubblica da se stessa



E' il giorno della Festa della Repubblica, che oggi viene celebrata dalle sfilate di militari e civili a Roma: soldati, marinai, avieri e anche carabinieri, finanzieri, poliziotti e perfino le crocerossine. Pure loro a sfilare in modo marziale, petto in fuori.
La Repubblica, le istituzioni devono molto a queste persone: la nostra sicurezza, la nostra protezione e nelle loro mani, nella professionalità, nell'impegno e nel coraggio di queste persone.
Ma la Repubblica è anche qualcosa di molto più ampio.
La nostra è una Repubblica findata sul lavoro, sul nostro lavoro quotidiano, sul nostro impegno quotidiano nel rendere le istituzioni e il paese migliori.

Ma è bene che, anche oggi che è la nostra festa (non solo quella dei militari e delle forze dell'ordine) ricordarci quanto siano fragili queste istituzioni, le strutture su cui si poggia la Repubblica italiana.
Siamo così bombardati da notizie contro nemici esterni, terroristi nascosti che magari arrivano in mezzo ai disperati che sbarcano coi barconi da dimenticarci come spesso i veri nemici si siano annidati all'interno delle stesse istituzioni.
Abbiamo appena archiviato le cebrazioni dei 25 anni dalla strage di Capaci con grande sfoggio di retorico ma ancora una volta senza riuscire a dare risposta ai tanti dubbi rimasti su quelle stragi del 1992-1993.
Fu solo mafia?
Chi indicò quegli obiettivi (Il Pac a Milano, la Torre dei Georgofili a Firenze tra gli altri) ai mafiosi?
Che ne è stato della pista che partendo dalle telefonate di rivendicazione di stragi e omicidi eccellenti tra il 1991 e il 1992, la Falange Armata, arrivava fino alle sedi periferiche del Sismi e Gladio?
E il pizzino ritrovate attorno al cratere di Capaci, con un numero che risale ad una società del Sisde (lo stesso Sisde di Contrada, condannato poi per concorso esterno in mafia)?

Troppe volte i nemici di questa democrazia si sono rivelati personaggi appartenenti allo Stato italiano o con forti coperture da uomini dello Stato.
Pensiamo anche alle stragi degli anni 70, ai depistaggi operati dal Sid e da altri uffici di servizi del Viminale, che spostarono l'attenzione sulla sinistra e sugli anarchici quando le bombe erano state messe da neo fascisti. Poi esfiltrati dal paese grazie ai servizi stessi.
Depistaggi, operazioni sotto falsa bandiera, terrorismo, destabilizzazione per creare caos nel paese. Al fine di stabilizzare il sistema politico: "tutto era finalizzato a impedire che i nostri equilibri politici si evolvessero in direzione di una maggiore e più compiuta democrazia" scriveva lo storico dei servizi Giuseppe de Lutiis nel suo libro "I servizi segreti in Italia".

Piazza Fontana, piazza della Loggia, il rapimento Moro .. Ma concentriamoci solo sui fatti avvenuti nel biennio 1992 e 1993, molto più vicini al nostro presente e le cui ombre ancora pesano sul nostro presente.
Sono gli anni delle bombe di Capaci e via D'Amelio.
E prima ancora dei delitti (senza un chiaro perché) della Uno Bianca.
Rivenditati da quella misteriosa sigla Falange Armata.
Mesi in cui la classe politica e gli stessi equilibri che fino a quel momento erano rimasti quasi immutati vanno in crisi per le stragi di mafia, per l'inchiesta di Mani  Pulite. La trattativa stato mafia e poi il passaggio tra prima e seconda Repubblica.
In mezzo altri episodi oggi dimenticati che però, riletti ora e messi accanto agli altri fanno paura:

Il caos era davvero tanto in quelle giornate. Nelle redazioni dei giornali si pensava che le diverse piste, quella rivelata da Donatella Di Rosa e l’altra – l’assalto alla televisione di Stato [..]
Il ricordo di Piero Luigi Vigna, uno dei maggiori protagonisti delle indagini: «In quell’anno non ci sono solo le stragi: scoppia il caso dei fondi neri del Sisde, c’è il tentativo di invasione della stazione radio di Saxa Rubra, c’è l’episodio di un funzionario dei servizi di Genova che mette dell'esplosivo sul rapido Siracusa Torino, c'è il ritrovamento di un ordigno inerte all'interno di una 500 rossa parcheggiata nella centralissima via dei Sabini a Roma (che non si è mai riusciti a capire chi abbia collocato lì).Ancora, il black-out a Palazzo Chigi in occasione delle stragi del 27 e 28 luglio: il presidente del Consiglio Ciampi, che sentimmo come testimone, disse che era al telefono quando sentì uno scoppio, dopodiché si interruppero le comunicazioni; salì in macchina e andò a Palazzo Chigi, dove i fu una prima ispezione. Un'indagine condotta dal gestore dei servizi parlò di un sovraccarico, noi facemmo fare una nuova perizia affidandola a più periti, ma non venne fuori nulla di oscuro; fu un black out per un sovraccarico di telefonate .. Non è facile trovare un anno in cui si assommano fatti quali l'autobomba trovata in via dei Sabini a Roma e l'esplosivo sul treno Roma- Napoli [sic] da questo funzionario dei servizi di Genova. Sul perché di tali fatti non riesco a rispondere».
La strategia dell'inganno, Stefania Limiti - Chiarelettere
Notizie di golpe, scandali, attentati: ogni volta i nostri servizi sempre più impreparati (come anche in altri momenti della nostra storia, ad esempio nei mesi del rapimento di Aldo Moro).

Per quanti ancora hanno voglia di studiare la storia senza fermarsi alla forma dell'acqua (abbiamo sconfitto la mafia, non c'è stata nessuna trattativa, le istituzioni hanno retto), l'insegnamento è questo: tenere viva la democrazia, tenere in piedi le istituzioni ha un costo che va sostenuto ogni giorno.
La democrazia (e la nostra sicurezza) si tengono vive chiedendo e pretendendo trasparenza, aria nelle stanze del potere, la fine dei rapporti opachi con le mafie.
Le sfilate degli uomini e donne in divisa verranno poi, ma non bastano.


Per quanti hanno voglia di approfondire la storia (su cui c'è ancora molto da scoprire) degli anni tra prima e seconda Repubblica, consiglio due libri
- Il filo dei giorni, Maurizio Torrealta
- La strategia dell'inganno di Stefania Limiti

Questa la scheda del libro:
Il buco nero della nostra repubblica in una nuova ricostruzione.Un’impressionante sequenza di fatti che portarono al ribaltamento della politica italiana.Un vero golpe non militare.
Il periodo più nero della nostra Repubblica. La grande crisi di sistema che colpì l’Italia tra il 1992 e il 1993, e che trovò soluzione nella nascita della Seconda repubblica, è segnata da avvenimenti tragici dai risvolti ancora non chiari. Il cosiddetto golpe Nardi, l’assalto alla sede Rai di Saxa Rubra da parte di un gruppo di mercenari in contatto con la Cia, le stragi di Milano, Firenze, Roma, quelle mafiose di Palermo, il black-out a Palazzo Chigi, e in mezzo Tangentopoli, gli scandali del Sismi e del Sisde, la fine dei partiti storici, la crisi economica.La sequenza di avvenimenti di quel biennio ricostruita in questo libro ha qualcosa di impressionante e fa pensare a una regia che passa attraverso le nostre stesse istituzioni. Come dimostra l’autrice, tutti questi fatti portano il segno di una grande opera di destabilizzazione messa in pratica anche con la collaborazione delle mafie e con l’intento di causare un effetto shock sulla popolazione, creando un clima di incertezza e di paura, e disgregando le nostre strutture di intelligence.Centinaia di testimonianze, inchieste, processi hanno offerto le prove che in Italia è stata combattuta una guerra non convenzionale a tutto campo e sotterranea.Furono azioni coordinate? E se sì da chi? Non lo sappiamo. Di certo tutte insieme, in un contesto di destabilizzazione permanente, provocarono un ribaltamento politico generale. Un golpe a tutti gli effetti.

Nessun commento: