La settimana scorsa la Cassazione
ha definitivamente messo la parola fine alla storia (giudiziaria)
sulla strage di piazza della Loggia
a Brescia: la bomba in quella piazza gremita per una
manifestazione dei sindacati è stata messa da esponenti della destra
fascita con l'aiuto e la copertura dei servizi.
Temo che per Ustica,
l'abbattimento del DC9 IH-870 dell'Itavia sui cieli del
Tirreno la notte del 27 giugno 1980, la stessa speranza rimarrà
vana.
Il contesto è diverso: dietro la
tragedia di Ustica (o de I-Tigi,
come l'ha chiamata nel suo spettacolo Marco Paolini) ci sono i
vertici dell'aeronautica militare, paesi della Nato e probabilmente
anche delle complicità da parte della politica.
Possiamo chiedere agli americani, dove
stavano la notte del 27 giugno? Dove stava la Saratoga la
portaerei americana che ufficialmente era in rada a Napoli ma su cui
c'è il sospetto che abbia guidato i caccia della marina in quella
notte di guerra, mentre razzolavano dal mare.
Possiamo chiedere ai francesi come mai
quei decolli dalla base di Solenzara in Corsica, proprio
quella notte? E, già che ci siamo, dove si trovava la Clemenceau,
la loro portaerei?
Le inchieste giudiziarie che si sono
susseguite in questi lunghissimi 37 anni hanno raccontato una verità
terribile, se uno legge le carte fino in fondo: i vertici militari
hanno preferito rispettare il patto militare piuttosto che le nostre
leggi, la nostra Costituzione.
Molti degli avieri, molti ufficiali
hanno preferito la strada del non ricordo, non sapevo niente.
Hanno scelto la strada
dell'arroccamento sulle ipotesi che alleggerivano le loro colpe:
il cedimento strutturale (ipotesi smentita dai controlli fatti dal
RAI) e l'ipotesi della bomba a bordo (smentita dal ritrovamento della
tavoletta del water e di altri pezzi del bagno intatti e dal ritardo
con cui il volo è partito da Bologna).
Per anni è stata negata alcuna
attività militare sui cieli del Tirreno, quella notte.
Ai giudici, da tutte le basi radar
della difesa, in dieci anni erano arrivati solo i tabulati da
Ciampino, che mostravano solo i plot del DC9.
Solo dopo hanno dato una nuova copia
fedele coi tre plot
dell'aereo che, col sole alle spalle, compie una classica manovra
di attacco (come ha ricostruito il perito John Macidull).
Quanti anni preziosi abbiamo perso,
dietro ai non ricordo, dietro alle ipotesi fantasiose, dietro ai
reperti ripescati dal mare nei primi giorni e poi andati persi?
I radaristi di Fiumicino che non si
ricordavano della telefonata all'Ambasciata americana.
La telefonata tra Martina Franca e lo
Stato Maggiore dove si chiedeva della Saratoga.
Gli anni persi per avere l'elenco del
personale di servizio la sera del 27 giugno a Ciampino e a Marsala.
C'è voluto l'intervento del giudice
Paolo Borsellino, nel 1990, per avere questo elenco, visto che
la pagina delle presenze era stata strappata e riscritta.
E c'era stata anche quella telefonata,
alla trasmissione Telefono Giallo di Augias dove un aviere di
Marsala aveva ammesso: abbiamo visto tutto, ma ci hanno detto di
stare zitti.
Cosa c'era da non vedere?
Quale la verità terribile che non si
poteva raccontare ai cittadini italiani?
Cosa intendeva il radarista che seguiva
il DC9 da Marsala quando diceva all'altro, "stai a vedere
che quello mette la freccia e sorpassa"?
La rete militare aveva già assegnato al DC-9 ITALIA AN870 un codice di identificazione: AJ421.Ma intorno c’erano altre tracce da decifrare.Una in particolare attirò l’attenzione del Maresciallo Carico nel momento in cui apparve in coda al DC-9 e successivamente se ne distaccò accelerando.Il Maresciallo notò il movimento anomalo, tanto che non mancò di riferirlo al suo caposala, il tenente Alfio Giordano, ufficiale capo della Sorveglianza e tracciatore capo (TPO), in quel momento vicino a lui, con una battuta che rimarrà epica: “Sta a vedere che quello di dietro mette la freccia e sorpassa! Quello ha fatto un salto da canguro”.Carico, ancora perplesso, analizzò la lista dei piani di volo e vide che il DC-9 dell’ITALIA sarebbe stato seguito da un Boeing dell’Air Malta, così assegnò la seconda traccia a questo volo.Solo dopo le 21,14’, il tenente Alfio Giordano si renderà conto, contattandolo direttamente, che l’Air Malta era in posizione più arretrata di oltre 100 km. e che quindi il “sorpasso” era stato effettuato da un altro aereo".
Chi era l’aereo dietro (o sotto?) il
DC9?
Perché si era nascosto? Che fine ha
fatto?
Nel 1997, caduto il muro di Berlino,
finita la guerra fredda, la Nato ha dato supporto alla
magistratura (su input del governo dell'epoca), smentendo
tutte le bugie dette dai nostri militari
- c'era attività volativa quella notte
sul Tirreno
- per tre ore, dopo l'abbattimento, gli
aerei militari hanno volato coi transponder spenti
- è molto probabile che questi caccia
viaggiassero con l'ausilio di una portaerei
Il
DC9, l'I-Tigi non era solo, mentre viaggiava tra Ponza e Ustica:
oltre all'ingordo sull'Appenino (quando incrocia i due caccia di
Naldini e Nutarelli che, in seguito, lanciano
anche un allarme per qualcosa che avevano visto), ci sono gli
aerei militare, l'aereo in posizione di caccia e anche l'aereo che si
era nascosto sotto (o sopra) il DC9 per non farsi vedere dai nostri
radar.
Non possono raccontarci più niente, i
due piloti delle frecce tricolori perché sono morti nell'incidente
di Ramstein.
E non può dirci niente nemmeno il
maresciallo Mario
Dettori, che era in servizio alla base radar di Poggio
Ballone: dopo la notte dell'incidente era rimasto turbato.
Aveva confidato alla moglie: "Siamo
stati a un passo dalla guerra".
“Prova a immaginare di trovarti sospeso proprio al centro di questa diapositiva. Ecco: da quel punto d’osservazione faremo insieme una discesa verticale e ragionata verso la superficie del mare. In questo caso, il mar Tirreno. Esattamente fino a dove è precipitato il DC9, la sera del 27 giugno. ”L’Ammiraglio prese una stecca da biliardo che era poggiata al muro. La impugnò, la alzò a mezz’aria in direzione dello schermo, sempre continuando a fissare la diapositiva.“E a mano a meno che il livello del tuo punto di osservazione tenderà ad abbassarsi, si restringerà anche il campo visivo. Insomma: vedrai meno cose insieme ma più chiaramente. Forse così riusciremo a capire cosa è accaduto quel giorno … ”.L’Ammiraglio poggiò l’estremità della stecca da biliardo in mezzo al mare tra Ponza e Palermo: lì da qualche parte doveva esserci l’isola di Ustica. Poi si voltò verso il presidente.“.. e perché siamo stati a un passo dalla guerra”.L’Ammiraglio prese una stecca da biliardo che era poggiata al muro. La impugnò, la alzò a mezz’aria in direzione dello schermo, sempre continuando a fissare la diapositiva.“E a mano a meno che il livello del tuo punto di osservazione tenderà ad abbassarsi, si restringerà anche il campo visivo. Insomma: vedrai meno cose insieme ma più chiaramente. Forse così riusciremo a capire cosa è accaduto quel giorno … ”.L’Ammiraglio poggiò l’estremità della stecca da biliardo in mezzo al mare tra Ponza e Palermo: lì da qualche parte doveva esserci l’isola di Ustica. Poi si voltò verso il presidente.“.. e perché siamo stati a un passo dalla guerra”.Dal libro Ad un passo dalla guerra Purgatori, Miggiano, Lucca
I nostri stati maggiori ci sanno dire
qualcosa?
Oppure i nostri governanti (all'epoca
Presidente del Consiglio era Cossiga, ministro della Difesa Lagorio),
vogliono illustrarci?
Sono passati 37 anni.
Quella notte sono morte 81 persone.
Morte in una guerra non convenzionale.
In cui Carter cercava di farsi
rieleggere mostrando i muscoli contro il nemico Gheddafi.
Il nostro partner commerciale, sia
perché a Gheddafi abbiamo venduto molte armi, sia perché era
il principale azionista straniero della Fiat.
Ma anche la Francia aveva un
conto aperto con Gheddafi.
E l'Egitto: proprio per
rinforzare l'aviazione egiziana, gli USA stavano inviando i propri
Phantom e i caccia F111 dalla base di Cannon ad El Cairo. Un piano di
trasferimento che terminava proprio la sera del 27 giugno, che
passava proprio per i cieli del Tirreno.
Lo stesso percorso del Dc9.
I-Tigi siamo noi - racconta nel
suo teatro civile su Ustica - ogni volta che voliamo.
Siamo noi che ci indignamo per pochi
giorno e poi dimentichiamo.
Che abbiamo lasciato sola
l'associazione vittime della strage, a combattere anche contro lo
Stato.
Lo Stato che doveva difendere quelle
81 persone e che solo nel 2016 ha deciso
per il risarcimento dei familiari.
Mentre ancora non ha risarcito
l'Itavia, la compagnia aerea poi fallita.
Quando si parla di Ustica, de I-Tigi,
si parla di noi, dei nostri diritti, della nostra dignità.
Oltre che della nostra sicurezza
(quella sicurezza tanto sbandierata dai nostri rappresentanti in
Parlamento).
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