1992-93. Le bombe, i tentati golpe, la
guerra psicologica in Italia
Compito dello storico è porsi le
domande e, se possibile anche trovare le risposte, per cercare di
raccontare un periodo della vita di un paese, colmando le zone
d'ombra e i vuoti con le sue ricostruzioni.
La nostra storia recente è piena di
queste zone d'ombra: gli strateghi dietro le bombe esplose su treni,
nelle piazze, nelle banche; i rapporti tra uomini dello Stato (non
solo i famosi servizi deviati) e esponenti dell'eversione; il perché
di certi depistaggi e delle false piste che sono state disseminate
sul percorso delle indagini.
Per arrivare poi a tempi più recenti:
le bombe del 1992-1993 a quale vero obiettivo erano destinate?
Erano l'attacco della mafia allo Stato dopo il maxiprocesso (e il
tradimento della politica) oppure servivano anche ad altro? Magari
per ricucire quell'accordo tra stato e antistato che il crollo del
Muro di Berlino (e la fine della guerra fredda e dell'anticomunismo,
di cui la mafia era alfiere al sud) aveva interrotto?
Oltre alla mafia, le cui responsabilità
sono ormai abbastanza chiare dal punto di vista militare, quali altre
entità sono state coinvolte in questa stagione di terrorismo e di
grande confusione?
Sappiamo che dietro quegli attentati
erano presenti anche le altre organizzazioni della criminalità
organizzata, come la ndrangheta.
E anche altre organizzazioni (le
onnipresenti logge massoniche che al sud si sono dimostrate
permeabili alle mafie, l'eversione nera, uomini dei servizi che
ufficialmente non esistevano, ..) che hanno suggerito obiettivi,
strategie, perfino aiutato gli stragisti.
Se non di sola mafia stiamo parlando,
che significato assumono allora le bombe, i delitti politici, la
trattativa (o le trattative) stato mafia?
Perché quegli attentati, così
eclatanti, così impressionanti (l'attentatuni a Capaci contro
Falcone e la sua scorta, quando bastava ucciderlo mentre
girava a Roma)?
E come mai, all'improvviso, quelle
bombe hanno smesso di scoppiare? L'ultimo attentato di cui parlano i
pentiti era pianificato a gennaio 1994, allo stadio Olimpico e doveva
colpire il pullman dei carabinieri in servizio. La bomba non esplose,
il radiocomando non funzionò e a Spatuzza non fu chiesto di
riprovarci.
Poi i suoi capi, i fratelli Graviano
furono arrestati. E nel 1994 il paese attraversò definitivamente il
guado per approdare alla seconda repubblica, guidato dall'uomo nuovo,
l'imprenditore delle TV, Silvio Berlusconi a capo del partito azienda
costruito attorno al manager di Publitalia Marcello Dell'Utri.
In pochi mesi eravamo passati dal caos
alla nuova stagione del milione di posti di lavoro, con la scomparsa
dei vecchi partiti e con la sinistra che ancora una volta perdeva
l'appuntamento con le urne (e l'ingresso al governo).
Sandra Limiti ha cercato di dare una
sua ricostruzione agli eventi criminali di questa stagione così
nevralgica della nostra storia, parlando di “strategia
dell'inganno”: siamo stati tutti ingannati da un abile gioco di
prestigio avvenuto sotto i nostri occhi: le bombe (quelle in Sicilia
e poi quelle in continente, contro obiettivi sconosciuti alla maggior
parte degli italiani), i tentativi di golpe (i mercenari che avevano
tentato l'assalto alla Rai, il golpe denunciato da Donatella de Rosa,
il golpe di cui aveva parlato Ciampi nelle sue memorie, la notte del
27 luglio 1993), gli scandali dei servizi (l'inchiesta dei fondi neri
del Sisde e quell'allarme del presidente Scalfaro “ci hanno provato prima con
le bombe e poi con gli scandali .. io non ci sto”), i partiti messi
sotto scacco dalla magistratura per Tangentopoli, la politica debole
che si trova sotto attacco delle speculazioni e della crisi:
“.. tutti questi fatti portano il segno di una grande opera di destabilizzazione messa in pratica anche con la collaborazione delle mafie e con l’intento di causare un effetto shock sulla popolazione, creando un clima di incertezza e di paura, e disgregando le nostre strutture di intelligence.
Centinaia di testimonianze, inchieste, processi hanno offerto le prove che in Italia è stata combattuta una guerra non convenzionale a tutto campo e sotterranea.
Furono azioni coordinate? E se sì da chi? Non lo sappiamo. Di certo tutte insieme, in un contesto di destabilizzazione permanente, provocarono un ribaltamento politico generale. Un golpe a tutti gli effetti”.
Centinaia di testimonianze, inchieste, processi hanno offerto le prove che in Italia è stata combattuta una guerra non convenzionale a tutto campo e sotterranea.Furono azioni coordinate? E se sì da chi? Non lo sappiamo. Di certo tutte insieme, in un contesto di destabilizzazione permanente, provocarono un ribaltamento politico generale. Un golpe a tutti gli effetti”.
Un golpe, dunque:
come è avvenuto questo golpe, che ha sottratto il paese ad un
destino diverso, libero dalle mafie, con una classe politica libera
da ricatti e condizionamenti?
L'autrice ha diviso
il suo libro in tre grandi capitoli:
- Prima parte – gli inganni:
l'inganno come operazione psicologicaLa
deception nella strategia militare
L'assalto alla TV
di Stato
La diffusione pilotata di notizie
Il golpe Nardi
La diffusione pilotata di notizie
Il golpe Nardi
- Seconda parte - le deviazioni
Le deviazioni nei servizi segreti
Il caos nei servizi (il parallelo coi mesi del rapimento Moro)
I fondi riservati del Sisde
I reparti speciali del Sismi
- Terza parte – le stragi
Lo stragismo come guerra non convenzionale
Le covert operation
La cronistoria della strategia della tensione tra il 1992 e il 1993
Lo stragismo mafioso
Il gruppo scelto per uccidere Falcone
Le interferenze alla mafia
Gli obiettivi delle stragi sul continente
Cosa nuova
Le deviazioni nei servizi segreti
Il caos nei servizi (il parallelo coi mesi del rapimento Moro)
I fondi riservati del Sisde
I reparti speciali del Sismi
- Terza parte – le stragi
Lo stragismo come guerra non convenzionale
Le covert operation
La cronistoria della strategia della tensione tra il 1992 e il 1993
Lo stragismo mafioso
Il gruppo scelto per uccidere Falcone
Le interferenze alla mafia
Gli obiettivi delle stragi sul continente
Cosa nuova
Sliding doors: nuovi equilibri
Prima parte: gli inganni.
In che modo sono siamo stati ingannati,
noi cittadini? Quali strumenti sono stati utilizzati e da chi?
Stefania Limiti fa riferimento al padre
dell'attuale CIA, James Jesus Angleton, capo della divisione Italia
dell'OSS: l'inventore del termine "Deception" nel mondo
dello spionaggio.
Ovvero ingannare il nemico e instillare
in lui "delle convinzioni errate in grado di indurlo a compiere
una serie di azioni utili alla strategia del soggetto attivo".
Come quello che successe ai tempi del
rapimento Moro, con l'azione del consulente di Cossiga, Steve
Pieczenik, che spinse le BR a ritenere che lo Stato fosse disponibile
ad una trattativa.
Tramite la “deception” e le
“psycological operations” (le Psyops nate con la direttiva del
National Security Council del 19 dicembre 1947) la guerra nei
confronti dei paesi nemici non si combatteva più con eserciti e
carri armati.
Gli strumenti della guerra erano le
operazioni sotto falsa bandiera: attentati e delitti fatti attribuire
a soggetti diversi per screditarne l'immagine. Si pensi alle bombe di
Ordine Nuovo fatte attribuire agli anarchici.
La strategia della Tensione che abbiamo
sperimentato sulla nostra pelle negli anni '70 è stato un esempio di
guerra psicologica: creare terrore, confusione, creare un clima di
ostilità nei confronti della sinistra.
Qualcosa di simile è successo anche
nel biennio 1992-93: oltre alle stragi e ai delitti politici, ci sono
stati anche un tentativo di golpe, l'assalto alla sede Rai romana, e
il tentativo di golpe nati all'interno dell'esercito, quello
raccontato da Donatella Di Rosa ai magistrati ma anche ai giornali.
Storie strane, storie di personaggi
improbabili, in contatto con mercenari, con persone legate a Gladio e
ai servizi americani.
Erano mesi caotici quelli del 1993:
“Il ricordo di Piero Luigi Vigna, uno dei maggiori protagonisti delle indagini: «In quell’anno non ci sono solo le stragi: scoppia il caso dei fondi neri del Sisde, c’è il tentativo di invasione della stazione radio di Saxa Rubra, c’è l’episodio di un funzionario dei servizi di Genova che mette dell'esplosivo sul rapido Siracusa Torino, c'è il ritrovamento di un ordigno inerte all'interno di una 500 rossa parcheggiata nella centralissima via Sabini”.
Tutti episodi che,
messi assieme, fanno pensare ad un tentativo di screditare le
istituzioni, destabilizzarle minandone la fiducia delle persone,
costrette ad assistere ogni giorno a notizie che la rendono
vulnerabile.
E se fossimo stati
di fronte ad agenti destabilizzatori, per una guerra allo Stato?
Che
sapeva muoversi bene all'interno del mondo dell'esercito, aveva buone
amicizie, che però aveva imputato il golpe che denunciava al
terrorista nero Gianni Nardi (ucciso nel 1975, si dice in un
incidente mascherato dagli uomini dell’Anello).
La seconda parte – le deviazioni
Cosa sono i
servizi deviati? Sono comportamenti di organi istituzionali che si
allontanano dallo scopo o dai mezzi legittimi del sistema.
Nella
seconda parte del libro Stefania Limiti mette in fila tutte le
deviazioni emerse nell'ambito dei servizi, come quella emersa nel
corso dello
scandalo dei fondi
neri del Sisde,
che fu anche usato come strumento
usato per attaccare le istituzioni.
Come negli anni a
cavallo tra il 1978 e il 1982, quando vengono eliminati dalla scena
politica Aldo Moro e, dopo di lui, Piersanti Mattarella e Pio La
Torre, anche nel 1992-93 i servizi segreti sono accusati di
incapacità, impreparazione e inefficienza.
Inefficienti ai
tempi del sequestro Moro, quando erano infiltrati dalla P2 e
inefficienti anche ora: specie dopo la rivelazione di Gladio
“Intorno alla fine di luglio del 1990 – cioè a Guerra fredda finita, almeno sulla carta –, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti decise di mettere in pratica uno dei suoi colpi da maestro, rivelando pubblicamente l’esistenza di una struttura occulta creata nel 1956”.
Era il fango nei confronti dei servizi,
di ministri ed ex ministri, fino ad arrivare al presidente Scalfaro.
Proprio quando l’Italia è sotto le
bombe della mafia, si registrava una guerra interna tra vecchie volpi
come Fulvio Martini a Andreotti, e tra quest'ultimo e quei
“gladiatori” che, terminata la guerra fredda, si pensava di
liquidare così facilmente.
L'ex ambasciatore Fulci, chiamato
proprio da Andreotti al Cesis, scoprì infatti che parte delle
telefonate di rivendicazione dei delitti eccellenti a nome della
sigla Falange Armata provenivano da luoghi dove erano state
localizzate le sedi periferiche del Sismi:
“Fulci disse di essersi convinto che la Falange armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind”.
Forse anche l'exploit della Lega nord
di Bossi potrebbe essere riconducile a questa guerra, scrive la
giornalista, citando la storia di Gianmario Ferramonti:
“Ferramonti entra in scena quando la politica italiana cerca di rinnovarsi, nell’immediatezza di Tangentopoli. Raccontò di aver iniziato a occuparsi di politica 86 agli inizi del 1991, affiancando Umberto Bossi”.
Terza parte –
le stragi
Anche lo stragismo
fa parte, come l'inganno, come le operazioni psicologiche, come le
deviazioni dei servizi, delle armi delle guerre non convenzionali.
Come quella
combattuta contro le istituzioni, anche da parte di esponenti delle
istituzioni, tra il 1992 – 1993.
Le
covert actions, “il lato più sporco del lavoro delle
agenzie di intelligence”, sono
state usate dalle bande neofasciste italiane (Ordine Nuovo,
Avanguardia Nazionale) o i Contras in Nicaragua, o le squadre
impiegate nella famigerata operazione Mangusta contro la Cuba di
Fidel Castro, o, ancora, i mujaheddin in Afghanistan.
Operazioni
sporche col compito di creare terrore, come quelle avvenute in Italia
e riassunte nel libro al capitolo : Cronistoria
della strategia della tensione attuata in Italia tra il 1992 e il
1993.
Dalla bomba sui binari Brindisi Lecce che poteva causare una strage,
il 5 gennaio 1992, fino al mancato attentato del gennaio 1994 allo
stadio Olimpico.
Aggiungendo anche i delitti della banda Uno Bianca (una sorta di
strategia della tensione specifica nelle province rosse della
Romagna) e gli attentati di Unabomber.
Lo stragismo
mafioso
Anche la mafia ha fatto uso, nel corso della sua storia criminale,
delle bombe e del terrorismo: in particolare, degli attentati di
Capaci, di via D'Amelio e delle altre bombe, ad aver parlato sono
stati solo i soldati semplici come Spatuzza: i boss come Brusca hanno
riferito solo degli scontri all' interno dell'organizzazione quando,
dopo l'arresto di Riina, si creò una frattura tra l'ala che voleva
continuare con le bombe (Bagarella) e quelli che volevano riaprire
una trattativa come Provenzano.
“Provenzano, dopo il fallimento della prima parte della strategia stragista, si sarebbe mosso con cautela, lungo un binario comodo, magari cercando un nuovo Salvo Lima per gli anni a venire. Gli altri, invece, erano animati da uno spericolato protagonismo.”
I due gruppi trovarono una mediazione che consisteva nel fare le
stragi fuori dalla Sicilia.
Ma sul come vennero scelti gli obiettivi, sulle presenze esterne a
cosa nostra (come l'uomo dei servizi di cui parla Spatuzza, per via
D'Amelio, come la donna che avrebbe partecipato alle stragi di
Firenze e Milano), nessuna risposta.
Come anche nessuna risposta ai perché degli attentati a Falcone e
Borsellino: Falcone doveva essere ucciso perché aveva capito che la
mafia si stava muovendo su nuovi terreni, come le aziende quotate in
Borsa, come i soldi che da Palermo finivano a Milano?
“Certamente Falcone e Borsellino «avevano ben presente la filiera che partiva da Palermo e arrivava a Milano, compreso lo stalliere di Arcore», 14 le vie del riciclaggio dei proventi mafiosi attraverso la Svizzera e i servigi dell’industriale Oliviero Tognoli”.
Perché Riina richiamò da Roma il commando che doveva uccidere
Falcone, dicendo «Sospendete tutto, ci sono cose più grosse da
fare giù»?
E perché la seconda bomba a Borsellino dopo 55 giorni?
Cosa nostra avrebbe dovuto sapere che in quel caso lo stato avrebbe
dovuto rispondere.
Se mettiamo assieme quanto ha affermato il magistrato della DNA
Gabriele Chelazzi che la nota della Dia, si capisce come per arrivare
alle risposte a queste domande si deve alzare il livello con cui si
osservano i fatti.
Gli analisti della Dia infatti scrivono:
“Subito dopo la strage di via D’Amelio la Dia aveva prospettato l’ipotesi che Cosa nostra fosse divenuta compartecipe di un progetto disegnato e gestito insieme a un potere criminale diverso e più articolato.”
Chi ha influenzato
le scelte di Cosa nostra?
Chi erano gli agenti che sono entrati nel carcere di Sutton per prendere contatto col boss Di Carlo, che li ha dirottati su Gioè?
Chi erano gli agenti che sono entrati nel carcere di Sutton per prendere contatto col boss Di Carlo, che li ha dirottati su Gioè?
Perché il
depistaggio del finto pentito Scarantino?
Anche qui sembra
scorgere la presenza di agenti d’influenza e dai destabilizzatori
come Nino Lo Giudice, il Nano: l'interesse convergente della mafia e
di queste altre entità era quello di attaccare la legittimità dello
Stato, creare sfiducia nelle istituzioni, nei partiti tradizionali,
creare l'aspettativa nelle persone che serviva un uomo nuovo per
aprire una nuova fase politica nel paese.
Una nuova fase in
cui anche i mafiosi avevano ricevuto delle quelle garanzie con cui
Graviano cerca di tranquillizzare Spatuzza:
“Mi menziona nello specifico la persona di Berlusconi, mi dice che in mezzo c’è anche un nostro compaesano, Dell’Utri. L’attentato contro i carabinieri si deve fare, mi dice, perché gli dobbiamo dare il colpo di grazia”.
Cosa nuova e
sliding doors
Nel 1991 era caduto
il muro di Berlino, ufficialmente finiva anche la guerra fredda tra i
due blocchi e la mafia perdeva dunque la sua funziona di argine al
comunismo nel sud del paese.
Funzione che aveva
fatto tollerare il suo controllo del territorio, le sue morti, il
traffico di droga.
Ma ora, serviva un
cambiamento, sia nella classe politica che anche dentro cosa nostra:
Stefania Limiti parte da questo per introdurre “cosa nuova”, nata
durante un incontro allargato tenuto al santuario della Madonna di
Polsi il 28 settembre 1991:
“una superstruttura che comprendeva le due organizzazioni: la cosiddetta Cosa nuova. Si trattava di una sorta di organizzazione mafiosa di vertice che ricomprendeva sia gli elementi di spessore e di peso di Cosa nostra che quelli della ’ndrangheta”.
Per questo serviva spazzar via i vecchi
referenti, come Andreotti ad esempio, la cui corsa al Quirinale fu
bruciata dall'attentato a Falcone.
E' stato Berlusconi ad aver riempito
questo buco, nei riferimenti politici della mafia?
Non esistono le prove, tutte le
inchieste sui mandanti a volto coperto sulle stragi si sono fermate
prima di andare a processo.
Ci sono le parole di Spatuzza:
«Giuseppe Graviano mi disse che grazie a Berlusconi e Dell’Utri la
mafia “aveva il paese nelle mani”, loro erano i nostri
interlocutori».
E ci sono anche le parole del pentito
più politico della mafia, Giuffrè: Non è che la mafia sale su un
carro qualunque. Scegliemmo di appoggiare Forza Italia perché
avevamo avuto delle garanzie».
C'erano le spinte indipendentiste, il
progetto del partito Sicilia Libera (legato a Bagarella) che viene
chiuso proprio nel 1994, con la discesa in campo.
E ci sono le bombe che, dopo il fallito
attentato allo stadio Olimpico, smettono di esplodere.
Sono i mesi dei tentativi di golpe,
degli scandali, dei partiti messi sotto processo, del black out di
Palazzo Chigi, delle rivendicazioni della Falange Armata, e dove gli
investigatori scrivono nelle loro relazioni del
«progetto di condizionare il rinnovamento politico e istituzionale del nostro paese e il pactum sceleris stretto da Cosa nostra con centri di potere politici, occulti e illegali».
Così è nata la Seconda Repubblica: nata da tanti misteri, tanti ricatti, grandi tensioni istituzionali. Un caos che, ancora una volta, cercava di destabilizzare il sistema con l'obiettivo di stabilizzarlo verso lidi più opportuni.
La strategia dell'inganno aveva
funzionato!
Altri posti
dedicati al libro di Stefania Limiti
La scheda del libro sul sito di Chiarelettere
Nessun commento:
Posta un commento