22 giugno 2017

L'allarme sulla mafia

L'allarme del procuratore antimafia Roberti: "la mafia è presente in tutti i settori nevralgici dello stato. Legami con massoneria e servizi".
Ho letto i commenti di molti utenti a questa notizia, sui social: il più comune era "hanno scoperto l'acqua calda".
Come a dire che la percezione dell'italiano medio conferma in pieno il grido di allarme per cui le mafie non solo si sono infiltrate in settori dell'imprenditoria, ma stanno sostituendosi ai servizi dello stato.

Una percezione, questa, che non ha portato e non porterà ad alcun decreto Minniti, ad alcun reato di clandestinità, come per altre percezioni degli italiani (sui reati "minori", sulle paure per la presenza degli immigrati).

Di chi la colpa se, nonostante gridi d'allarme, nonostante le inchieste, siamo arrivati a questo?
Fino a pochi anni fa, per esempio, parlare di mafia al nord era ancora considerato tabù.
Di seguito una carrellata di dichiarazioni di politici del nord:

«Io parlerei più che di infiltrazioni mafiose di infiltrazioni della criminalità organizzata». Letizia Moratti, sindaco di Milano, 23 gennaio 2010
«A Milano e in Lombardia la mafia non esiste. Sono presenti singole famiglie».
Gian Valerio Lombardi, prefetto di Milano, 21 gennaio 2010
C’è la ‘ndrangheta all’Ortomercato? «Che sappia io, no».
Roberto Predolin, presidente della società comunale Sogemi, 4 maggio 2007
«La mafia a Milano? Tutte fantasie».
Titolo su il Giornale, 25 ottobre 1993
«Parlandone con il questore mi sono persuaso che Milano non è affatto una città mafiosa. La mafia non c’è nel senso proprio. Ci sono forse dei mafiosi. Può darsi».
Giampiero Borghini, sindaco di Milano, 5 agosto 1992
«Basterebbero sei mesi, al massimo un anno di governo della Lega lombarda per far sparire anche l’odore della mafia da Milano».
Umberto Bossi, segretario della Lega nord, 1 ottobre 1990

Per non parlare dell'ex ministro Maroni, ora presidente della regione Lombardia, che dopo le parole di Saviano a Che tempo che fa ("la mafia al nord inteloquisce con tutti .."), chiede indignato una puntata riparatoria alla Rai:

"Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando il monologo in cui ieri sera nel programma Vieni via con me lo scrittore ha affermato che "al Nord la 'ndrangheta interloquisce con la Lega". "Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica", ha aggiunto Maroni. "Vorrei un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi". 
Nel 2009 l'allora presidente del consiglio Berlusconi definì "eroe" Mangano e che avrebbe strozzato chi scriveva di mafia
"Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura, lo strozzo". 
Negli anni successivi ci sono state le inchieste Crimine e Infinito, la vicenda dell'azienda Perego strade finita nelle mani della ndrangheta, la ndrangheta che aveva preso possesso dell'Ortomercato a Milano.
Di mafia al nord si poteva parlare, ma bisognava limitarsi alla parola infiltrazione.

Anche queste parole smentite da un procuratore antimafia, Alessandra Dolci:
La Dolci prende spunto dall’ultima inchiesta da lei condotta per raccontare i legami e le fitte trame che intercorrono tra imprenditoria lombarda e mafia. E’, infatti, notizia di pochi giorni fa l’arresto di 29 persone accusate di associazione mafiosa della locale di Mariano Comense (Como) condotto dalla Dolci, durante l’operazione denominata Crociata. Il vero problema per il sostituto procuratore è il rapporto ormai inscindibile tra l’imprenditoria del Nord e l’organizzazione mafiosa. 
“La ‘ndrangheta – racconta Dolci davanti a un’aula stracolma di studenti e cittadini castanesi e non – ormai viene vista come la componente sociale che può risolvere qualsiasi problema. Dalle prime operazioni antimafia della fine degli anni ’80 non è cambiato molto. Continua a non esserci il rispetto delle regole”. E ricorda storie di almeno 30 anni fa, ma che ancora oggi risultano essere attuali. Molto. Anzi, a malincuore, troppo. Nel 1983, l’ex sindaco di Giussano Erminio Barzaghi dichiarò: “Il peggio del Sud si sta legando al peggio del Nord”. 
Parole forti, che però fanno pensare. Oggi è cambiato qualcosa? No. E basta guardare alle continue notizie che ci giungono: politici corrotti, imprenditori collusi. In molti cercano la mafia per avere una protezione e una sicurezza. Tuona Dolci: “Ancora oggi non c’è il rispetto delle regole. Ricordiamo che non è la mafia che s’infiltra nel territorio lombardo, sono gli imprenditori e i politici, tutti lombardi, che chiedono aiuto alla mafia, che la cercano. C’è una devianza da parte di tutti i settori: corruzione, evasione fiscale, l’idea che è meglio essere furbi. La ‘ndrangheta punta a creare il consenso sociale, che è il vero capitale dell’organizzazione criminale”.
Qui al nord le mafie hanno trovato terreno fertile, sia per quanto riguarda la sponda politica che per quanto riguarda le imprese.
Avranno imparato la lezione ora i politici?

Da Repubblica online di oggi
"Forza Italia, addirittura con Gianni Letta, cerca di cambiare il codice Antimafia. L'esplicita richiesta arriva al Pd che però, con Zanda e Finocchiaro, ribadisce che si tratta di "un provvedimento strategico", a cui il governo annette una decisiva "importanza" .."
Vedremo come andrà a finire.
Ieri FI e i verdiniani hanno aiutato il Pd a togliere dai guai il ministro Lotti.

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