18 settembre 2018

Presa diretta: la città si cura (per essere sicura)

In queste settimane prenderanno forme le norme dentro il decreto sicurezza, in Parlamento si sta discutendo della nuova legge sulla legittima difesa: sulla sicurezza si sta passando dalle parole ai fatti.
Il 39% degli italiani è favorevole al possesso delle armi in casa, per difesa: crescono le armi e cresce la paura, dicono i sondaggi.
Cresce anche la voglia di usare le armi per la legittima difesa: Salvini si è impegnato col comitato 447, per discutere su tutte le leggi che hanno a che fare con le armi.
Dietro c'è la lobby delle armi, che ha ottenuto da Salvini la ricezione della normativa europea sulle armi più favorevole possibile, per chi vende le armi.

La difesa è sempre legittima dicono i parlamentari della Lega, come Molteni: esiste il diritto di reagire quando è a rischio il bene della vita, nessuna proporzionalità tra offesa e difesa, se ci sono minacce, se c'è infrazione dell'ingresso, ci si può difendere.
Ma la Lega dovrà convincere il M5S, che ha un suo ministro alla giustizia: troveranno un accordo tra alleati, per avere processi più veloci?
Nel caso – dice Gasparri – loro sono favorevoli a questa riforma della legittima difesa.
L'ex ministro Orlando, a nome del PD, è contrario invece: è una norma che creerebbe effetti collaterali difficili da prevedere.
Preoccupato anche Fratojanni di LEU: dobbiamo impedire una liberalizzazione delle armi, un far west dove ognuno si fa giustizia da sé.
Il sindacato SAP della Polizia è favorevole: l'aggredito non deve essere condannato.
Il Siulp è contrario: questa riforma è animata da un senso di vendetta, non da un senso di giustizia. Ci troveremmo di fronte ad un paradosso: il cittadino che non è formato all'uso delle armi può usarle in casa, mentre la polizia no.
Servirebbe colmare il gap negli organici, l'età media dentro la polizia si sta alzando.

Il sindacalista della Siulp aggiunge anche un'altra cosa: sulle paure dei cittadini per anni si è fatta politica, vincendo anche le elezioni.

Che cosa si deve fare per avere più sicurezza nelle nostre città?
Cosa non ha funzionato, del nostro sistema di sicurezza e di accoglienza? Di cosa non ci siamo accorti per tempo?
Queste le domande cui cercherà di dare risposta il servizio di Presa diretta

La città insicura
Parma, quartiere Oltretorrente, un quartiere multietnico: il comitato Oltretutto ha scritto alla redazione, esprimendo un grido di allarme sulla situazione di pericolosità nel quartiere.
Circa tre anni fa è nata una banda che spaccia droga a tutte le ore del giorno: non sono arrivate risposte importanti dalle istituzioni e le cose non sono cambiate.
Gli spacciatori sono giovani nigeriani che si incontrano nel quartiere a tutte le ore: tutti li conoscono e sanno cosa fanno.
Ci sono le foto, i video delle persone del comitato che ritraggono scambi, soldi che passano di mano: la vendita di droga sta diventando normale, nelle vie col risultato che le persone iniziano a disertare la vita nel quartiere.
Le persone si sentono insicure: le minacce, i gesti, le mazze ritrovate nel parco.
Si ha paura se si denuncia qualcosa.

Non c'è un presidio costante da parte delle forze dell'ordine: solo da poche settimane c'è una pattuglia notturna della polizia locale.
Ma gli spacciatori lavorano a tutte le ore, di fronte alle persone: se permettiamo a queste persone di occupare il territorio in questo modo, ci saranno delle reazioni a catena – racconta una psicologa che vive qui, Benedetta.

Di fronte alla palestra della scuola del quartiere è normale trovare studenti che fumano erba: si consuma cocaina già a 14 anni.
Perché ottenere droga è veramente facile, le telecamere di Presa diretta lo hanno testimoniato in modo inequivocabile: droga davanti la scuola, la stazione, nelle strade. Crack, cocaina, fumo. Lo spacciatore ti lascia pure il numero di telefono, professionale ..
Droga alla portata di tutti, per venti euro, tagliata male, che porta ad una dipendenza da cui non esci. E i ragazzi non si rendono conto del pericolo: In Emilia Romagna i sequestri di droga sono decuplicati in un anno e il record spetta proprio a Parma.
La realtà dei numeri, dai dati dell'osservatorio europeo sulle tossicodipendenze, dice che l'Italia è al terzo posto per consumo di droga, si consuma di più dove ci sono più soldi.
Non è solo un problema delle periferie o del sud.

Come mai dopo tre anni non è riuscito a cacciare dal territorio queste bande di nigeriani?
A Parma ci sono due voltanti se va bene – racconta il sindacalista del SIAP. C'è poco controllo del territorio, siamo ai livelli di venti anni fa.
E anche i carabinieri sono nelle stesse condizioni, così sono i cittadini di Oltretorrente devono controllare le vie girando di notte in bici.
LE biciclettate non sono delle ronde, ma un tentativo di riappropriarsi delle vie, dei quartieri, dei parchi: ricominciare ad uscire la sera, stabilire dei rapporti umani.
Cura delle strade e del territorio, una barricata culturale ottenuta con le bici; ma si organizzano anche altre iniziative culturali, presentazioni di libri.
E poi il “disturbo vegetale”, ovvero la consegna di verdure a km zero nelle stesse strade dello spaccio.

E i rappresentanti della comunità nigeriana danno una mano al comitato: sono 1500 persone, su 31000 stranieri, sono pochi ma si sentono chiamati in causa.
Lo spaccio danneggia tutti, anche le persone integrate.

La comunità si occupa anche delle donne nigeriane passate dalla prostituzione: perché oltre alla droga c'è anche questo business.
I capi di queste organizzazioni non sono persone stanziali, sono richiedenti asilo che hanno visto la domanda rifiutata o senza permesso.
Persone contro cui si possono infliggere condanne molto blande, anche perché in genere non portano con sé quantitativi di droga.

Quest'ultimo dato ci indica una cosa: i richiedenti asilo che vengono dagli SPRAR non entrano in questo giro criminale, diversamente dai richiedenti che finiscono nei CAS.
Chi spaccia è chi è fuori dai centri di accoglienza, sono persone che entrano nel giro dello spaccio per debiti, per la difficoltà di vivere in un paese straniero, non conosce la lingua.
Non hanno alcun appiglio giuridico per costruirsi una vita normale.

A livello politico è in atto una guerra tra comune e governo per avere più risorse: Pizzarotti e l'assessore alla legalità accusano il ministro di snobbare Parma.

L'intervista al sindaco Pizzarotti Il sindaco ha ringraziato i cittadini per la loro azione sul territorio: le leggi e le risorse della polizia non sono sufficienti per risolvere il problema. Serve l'esercito di fronte alla stazione, serve espellere in modo definitivo le persone fermate e poi colpire gli spacciatori che hanno a disponibilità denaro ottenuto in modo sospetto.

Serve reprimere per non far crescere la sensazione che tutti gli immigrati e i richiedenti asilo siano criminali.

Cosa poteva fare il comune?
Anche il corpo dei vigili urbani è sotto organico, ora siamo a 40 unità.

Perché non si sono messe le telecamere di sicurezza?
Vogliamo potenziarle e installarne altre: gli spacciatori hanno poche dose dietro, sanno come muoversi per sfuggire alla legge.

I tagli alle forze di sicurezza sono cominciati nel 2009, sotto il governo di Berlusconi e della Lega. Altri tagli li ha fatti Monti, solo col governo Renzi si è sbloccato un piano di turnover, che però non coprirà i buchi fatti prima.
Secondo i sindacati servirebbero 45mila poliziotti in più.
L'intervista a Minniti
Non siamo riusciti a rispondere al sentimento della rabbia e della paura: non si può rispondere coi dati economici dell'economia, col dato dei reati in calo.
La sinistra sta accanto a chi a rabbia e ha paura, per liberali dalla rabbia e dalla paura: serve avere una politica sulla sicurezza che tenga assieme più cose, politiche al degrado urbano, per la costruzione delle case. Non è solo una questione di repressione: la sinistra è l'unica forza politica che può fare queste cose, ma purtroppo l'ha capito in ritardo.

5 miliardi di tagli sono tanti dal 2009: chi li ha fatti ora è al governo.

Nel contratto Lega e M5S si parla di nuovi poliziotti: i 2500 poliziotti del piano Minniti non sono sufficienti, il sottosegretario Molteni parla di nuovi fondi per le assunzioni, soldi presi dal fondo per l'accoglienza.
Espulsioni più facili, tempi dentro i CAS più lunghi, più rimpatri – dice Molteni: un piano che però non sta in piedi e lo sanno anche loro.
Non c'è legame tra immigrazione e criminalità, poiché gli immigrati in carcere sono 20000 circa, come 3 anni fa nonostante l'arrivo di molti nuovi migranti.
C'è però un legame tra irregolari e criminalità: bisogna favorire l'inserimento delle persone, dare loro la possibilità di trovare casa e alloggio.

La soluzione non è espulsioni più facili e frontiere chiuse.
Pizzarotti punta il dito contro la politica di Salvini e anche contro la politica altalenante del suo ex movimento che ora si trova a dover inseguire Salvini e le sue sparate.
M5S che ora ha avallato il taglio dei fondi alle periferie, non un bel segnale per la sicurezza nelle città.

La città che si cura
Mekelen, nel Belgio, regione delle Fiandre: una città storica, della cultura, un gioiello dell'architettura fiamminga.
Una delle città con più stranieri, che sono circa il30% della popolazione, circa 80 lingue parlate, persone che arrivano da tutto il mondo.
Il 49% dei minorenni sono figli di migranti, sono loro che hanno svecchiato la popolazione: qui tutti gli stranieri non provocano tensioni, è diminuita la criminalità ed è migliorata la sicurezza negli ultimi 20 anni.
Tutto merito del sindaco che governa col centro destra: Bart Somers è un liberale che ha pure vinto il premio come miglior sindaco per l'integrazione.
Prima di insediarsi il partito politico di estrema destra era al 40%: Somers ha individuato una soluzione nuova, puntando alla risoluzione dei problemi, per tutti, anche per i migranti.
Hanno investito nella polizia, il sindaco qui è anche capo della polizia; poi ha piazzato telecamere in tutta la città che portano le immagini delle vie nelle sale della polizia.
Gli operatori possono seguire le immagini e aiutare le volanti di polizia se viene segnalato un problema: in questo modo i criminali non possono occupare il territorio.
Il sindaco ha anche investito in più poliziotti: sono diminuiti tutti i reati, furti nelle case e nelle auto, furti con violenza.
Il comune ha realizzato un parco aperto a tutti in un nuovo quartiere popolare, con spazi per fare sport, con gli uffici del comune: l'amministrazione ha investito proprio nei quartieri più poveri, nelle scuole, nel lavoro giovanile, in progetti educativi.
I nuovi arrivati devono poter imparare la lingua comune per poter essere integrate in modo più semplice; altro strumento di integrazione è lo sport.
Così il partito di estrema destra qui è crollato all'8%: i cittadini si sono resi conto che i migranti sono cittadini come loro, che devono crescere con loro, per il bene comune.
Sono parole di un politico di un partito sovranista. Belga non italiano.

In questo comune, nelle scuole si organizzano delle sessioni speciali per i genitori stranieri, che vengono spinti all'integrazione e alla partecipazione: si parte dalla scuola dove si insegna il fiammingo sia ai padri che ai figli.

Ci sono poi centinaia di cittadini che lavorano come volontari, alcuni gratis altri pagati, per insegnare ai bambini la lingua, per aiutarli per fare compiti.
Si costruisce una comunità, che cresce tutta assieme, niente ghetti o persone recluse in casa.
Anche il restauro del bene pubblico, di piazze o strade, è in mano ai cittadini, che hanno rifatto il volto del centro storico di Mekelen.
E man mano che il comune abbelliva gli spazi pubblici, arrivavano gli investimenti dei privati: spazi pubblici puliti portano ad avere persone più civili, perché le persone qui sentono la città come una loro proprietà, una città sicura e rispettosa.
Una città sicura col 30% di stranieri: le persone nate e cresciute qui non sono straniere, dobbiamo vivere tutti integrati nello stesso paese.
Vivere insieme nella diversità può essere un successo – ha concluso il sindaco.

Cosa nelle nel contratto di governo del M5S – l'ultima domanda a Pizzarotti: vedo dei ministri ma non vedo una classe dirigente, la risposta.
Vorrei tornare ad una classe politica più istituzionale che pensi che i problemi si risolvono con l'impegno di tutti i cittadini.

La sicurezza partecipata
Piccole Mekelen ci sono anche in Italia: sono migliaia i cittadini che hanno partecipato ai progetti di sicurezza partecipata.
Limbiate, provincia di Monza: l'associazione controllo del vicinato parla alle persone di controllo del vicinato, una specie di videosorveglianza umana, niente ronde o altro.
Sono più di 1600 le associazioni di controllo in 640 comuni: esperienze che portano poi a benefici come quelli riscontrati a Santa Croce di Carpi.
Qui le persone fanno comunità, comunicano ed è stato registrato un calo dei furti, per le comunicazioni che viaggiano tramite delle chat, c'è sempre qualcuno che si occupa degli altri, specie delle persone anziane, poco avvezze alle nuove tecnologie.
Sempre le associazioni si occupano del risarcimento per le spese accessorie, per il trauma psicologico: alla base di tutto c'è il concetto di sentirsi parte di una comunità che si occupa di te e di cui tu ti occupi.

Per questo è importante l'arredo, come si costruiscono le case e i quartieri: come il quartiere Corviale a Roma, un simbolo di degrado e insicurezza perché oltre alle case (chiuse e con barriere) mancano del tutto spazi comuni e servizi per tutti.
La sicurezza è figlia di uno spazio frequentato: frequentato per fare sport e per fare cultura.
Il calcio qui, nel quartiere Corviale, è sociale: attraverso il calcio si cerca di cambiare il territorio, racconta una persona dell'associazione Calciosociale.

L'equazione della felicità.
Andrea di Nicola, dell'università di Trento ha inventato una equazione sulla felicità: si basa sulla sicurezza e sulla salute e anche sul degrado; appoggiandosi alla statistica e al database dei reati sono arrivati a sviluppare un sw che previene i reati.
Un sw che monitora le zone non vissute, perché non hanno consumi di elettricità e che forse hanno bisogno di riqualificazione.
E' un software che serve a mettere ordine: con l'ordine si migliora anche la percezione dell'insicurezza, eliminiamo un po' di pancia e mettiamoci dentro un po' di cervello.

La feroce mafia nigeriana a Torino
Il quartiere di Barriera è uno dei più multietnici della città: ma il problema è lo spaccio non la presenza di stranieri.
Spaccio di droga, prostituzione, traffico di esseri umani sono i reati in cui sono coinvolte le mafie nigeriane: sono strutture criminali che prevedono dei riti cruenti per i nuovi adepti.
La mafia nigeriana non sarebbe subordinata a quella italiana: non ci sono interferenze ne rapporti di subordinazione.

Sono strutture criminali, “cults”, in forma piramidale, con dentro anche delle donne, per gestire la prostituzione di ragazze: c'è un'intera catena di comando, che gestisce la tratta delle donne.
Ragazze che devono pagare il debito, per il viaggio in Italia, andando per strada.

Ma la roccaforte della mafia nigeriana è al sud, a Castelvolturno, literale domizio, dentro case nate da uno scempio ambientale dei fratelli Coppola.
Il gruppo si chiama Eye: chi cerca di scappare da questo cult rischia la morte.

A questo si è arrivati per l'abbandono del territorio, i degrado, l'assenza di qualsiasi forma di controllo che marchi la presenza dello Stato.
Si è tollerato l'abusivismo, non ci sono strutture di aggregazione: Castelvolturno è l'emblema del fallimento dell'immigrazione come è oggi concepita.
Un modello che crea degli invisibili, braccia per la criminalità.
Altro che la città belga: qui le persone non hanno alcun servizio di aiuto, dalle scuole, ai servizi sanitari, alla formazione lavorativa.

A furia di chiudere gli occhi di fronte alla realtà, le mafie hanno prosperato.
E ora è tardi per chiudere le frontiere o pensare di armare i cittadini.

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