In queste settimane prenderanno forme
le norme dentro il decreto sicurezza, in Parlamento si sta discutendo
della nuova legge sulla legittima difesa: sulla sicurezza si sta
passando dalle parole ai fatti.
Il 39% degli italiani è favorevole al
possesso delle armi in casa, per difesa: crescono le armi e cresce la
paura, dicono i sondaggi.
Cresce anche la voglia di usare le armi
per la legittima difesa: Salvini si è impegnato col comitato 447,
per discutere su tutte le leggi che hanno a che fare con le armi.
Dietro c'è la lobby delle armi, che ha
ottenuto da Salvini la ricezione della normativa europea sulle armi
più favorevole possibile, per chi vende le armi.
La difesa è sempre legittima dicono i
parlamentari della Lega, come Molteni: esiste il diritto di reagire
quando è a rischio il bene della vita, nessuna proporzionalità tra
offesa e difesa, se ci sono minacce, se c'è infrazione
dell'ingresso, ci si può difendere.
Ma la Lega dovrà convincere il M5S,
che ha un suo ministro alla giustizia: troveranno un accordo tra
alleati, per avere processi più veloci?
Nel caso – dice Gasparri – loro
sono favorevoli a questa riforma della legittima difesa.
L'ex ministro Orlando, a nome del PD, è
contrario invece: è una norma che creerebbe effetti collaterali
difficili da prevedere.
Preoccupato anche Fratojanni di LEU:
dobbiamo impedire una liberalizzazione delle armi, un far west dove
ognuno si fa giustizia da sé.
Il sindacato SAP della Polizia è
favorevole: l'aggredito non deve essere condannato.
Il Siulp è contrario: questa riforma è
animata da un senso di vendetta, non da un senso di giustizia. Ci
troveremmo di fronte ad un paradosso: il cittadino che non è formato
all'uso delle armi può usarle in casa, mentre la polizia no.
Servirebbe colmare il gap negli
organici, l'età media dentro la polizia si sta alzando.
Il sindacalista della Siulp aggiunge
anche un'altra cosa: sulle paure dei cittadini per anni si è fatta
politica, vincendo anche le elezioni.
Che cosa si deve fare per avere più
sicurezza nelle nostre città?
Cosa non ha funzionato, del nostro
sistema di sicurezza e di accoglienza? Di cosa non ci siamo accorti
per tempo?
Queste le domande cui cercherà di dare risposta il servizio di Presa diretta
La città insicura
Parma, quartiere Oltretorrente,
un quartiere multietnico: il comitato Oltretutto ha scritto alla
redazione, esprimendo un grido di allarme sulla situazione di
pericolosità nel quartiere.
Circa tre anni fa è nata una banda che
spaccia droga a tutte le ore del giorno: non sono arrivate risposte
importanti dalle istituzioni e le cose non sono cambiate.
Gli spacciatori sono giovani nigeriani
che si incontrano nel quartiere a tutte le ore: tutti li conoscono e
sanno cosa fanno.
Ci sono le foto, i video delle persone
del comitato che ritraggono scambi, soldi che passano di mano: la
vendita di droga sta diventando normale, nelle vie col risultato che
le persone iniziano a disertare la vita nel quartiere.
Le persone si sentono insicure: le
minacce, i gesti, le mazze ritrovate nel parco.
Si ha paura se si denuncia qualcosa.
Non c'è un presidio costante da parte
delle forze dell'ordine: solo da poche settimane c'è una pattuglia
notturna della polizia locale.
Ma gli spacciatori lavorano a tutte le
ore, di fronte alle persone: se permettiamo a queste persone di
occupare il territorio in questo modo, ci saranno delle reazioni a
catena – racconta una psicologa che vive qui, Benedetta.
Di fronte alla palestra della scuola
del quartiere è normale trovare studenti che fumano erba: si consuma
cocaina già a 14 anni.
Perché ottenere droga è veramente
facile, le telecamere di Presa diretta lo hanno testimoniato in modo
inequivocabile: droga davanti la scuola, la stazione, nelle strade.
Crack, cocaina, fumo. Lo spacciatore ti lascia pure il numero di
telefono, professionale ..
Droga alla portata di tutti, per venti
euro, tagliata male, che porta ad una dipendenza da cui non esci. E i
ragazzi non si rendono conto del pericolo: In Emilia Romagna i
sequestri di droga sono decuplicati in un anno e il record spetta
proprio a Parma.
La realtà dei numeri, dai dati
dell'osservatorio europeo sulle tossicodipendenze, dice che l'Italia
è al terzo posto per consumo di droga, si consuma di più dove ci
sono più soldi.
Non è solo un problema delle periferie
o del sud.
Come mai dopo tre anni non è riuscito
a cacciare dal territorio queste bande di nigeriani?
A Parma ci sono due voltanti se va bene
– racconta il sindacalista del SIAP. C'è poco controllo del
territorio, siamo ai livelli di venti anni fa.
E anche i carabinieri sono nelle stesse
condizioni, così sono i cittadini di Oltretorrente devono
controllare le vie girando di notte in bici.
LE biciclettate non sono delle ronde,
ma un tentativo di riappropriarsi delle vie, dei quartieri, dei
parchi: ricominciare ad uscire la sera, stabilire dei rapporti umani.
Cura delle strade e del territorio, una
barricata culturale ottenuta con le bici; ma si organizzano anche
altre iniziative culturali, presentazioni di libri.
E poi il “disturbo vegetale”,
ovvero la consegna di verdure a km zero nelle stesse strade dello
spaccio.
E i rappresentanti della comunità
nigeriana danno una mano al comitato: sono 1500 persone, su 31000
stranieri, sono pochi ma si sentono chiamati in causa.
Lo spaccio danneggia tutti, anche le
persone integrate.
La comunità si occupa anche delle
donne nigeriane passate dalla prostituzione: perché oltre alla droga
c'è anche questo business.
I capi di queste organizzazioni non
sono persone stanziali, sono richiedenti asilo che hanno visto la
domanda rifiutata o senza permesso.
Persone contro cui si possono
infliggere condanne molto blande, anche perché in genere non portano
con sé quantitativi di droga.
Quest'ultimo dato ci indica una cosa: i
richiedenti asilo che vengono dagli SPRAR non entrano in questo giro
criminale, diversamente dai richiedenti che finiscono nei CAS.
Chi spaccia è chi è fuori dai centri
di accoglienza, sono persone che entrano nel giro dello spaccio per
debiti, per la difficoltà di vivere in un paese straniero, non
conosce la lingua.
Non hanno alcun appiglio giuridico per
costruirsi una vita normale.
A livello politico è in atto una
guerra tra comune e governo per avere più risorse: Pizzarotti e
l'assessore alla legalità accusano il ministro di snobbare Parma.
L'intervista al sindaco Pizzarotti
Il sindaco ha ringraziato i
cittadini per la loro azione sul territorio: le leggi e le risorse
della polizia non sono sufficienti per risolvere il problema. Serve
l'esercito di fronte alla stazione, serve espellere in modo
definitivo le persone fermate e poi colpire gli spacciatori che hanno
a disponibilità denaro ottenuto in modo sospetto.
Serve
reprimere per non far crescere la sensazione che tutti gli immigrati
e i richiedenti asilo siano criminali.
Cosa
poteva fare il comune?
Anche
il corpo dei vigili urbani è sotto organico, ora siamo a 40 unità.
Perché
non si sono messe le telecamere di sicurezza?
Vogliamo
potenziarle e installarne altre: gli spacciatori hanno poche dose
dietro, sanno come muoversi per sfuggire alla legge.
I
tagli alle forze di sicurezza sono cominciati nel 2009, sotto il
governo di Berlusconi e della Lega. Altri tagli li ha fatti Monti,
solo col governo Renzi si è sbloccato un piano di turnover, che però
non coprirà i buchi fatti prima.
Secondo
i sindacati servirebbero 45mila poliziotti in più.
L'intervista a Minniti
Non siamo riusciti
a rispondere al sentimento della rabbia e della paura: non si può
rispondere coi dati economici dell'economia, col dato dei reati in
calo.
La sinistra sta
accanto a chi a rabbia e ha paura, per liberali dalla rabbia e dalla
paura: serve avere una politica sulla sicurezza che tenga assieme più
cose, politiche al degrado urbano, per la costruzione delle case. Non
è solo una questione di repressione: la sinistra è l'unica forza
politica che può fare queste cose, ma purtroppo l'ha capito in
ritardo.
5 miliardi di
tagli sono tanti dal 2009: chi li ha fatti ora è al governo.
Nel contratto Lega
e M5S si parla di nuovi poliziotti: i 2500 poliziotti del piano
Minniti non sono sufficienti, il sottosegretario Molteni parla
di nuovi fondi per le assunzioni, soldi presi dal fondo per
l'accoglienza.
Espulsioni più
facili, tempi dentro i CAS più lunghi, più rimpatri – dice
Molteni: un piano che però non sta in piedi e lo sanno anche loro.
Non c'è legame
tra immigrazione e criminalità, poiché gli immigrati in carcere
sono 20000 circa, come 3 anni fa nonostante l'arrivo di molti nuovi
migranti.
C'è però un
legame tra irregolari e criminalità: bisogna favorire
l'inserimento delle persone, dare loro la possibilità di trovare
casa e alloggio.
La soluzione non è
espulsioni più facili e frontiere chiuse.
Pizzarotti punta
il dito contro la politica di Salvini e anche contro la politica
altalenante del suo ex movimento che ora si trova a dover inseguire
Salvini e le sue sparate.
M5S che ora ha
avallato il taglio dei fondi alle periferie, non un bel segnale per
la sicurezza nelle città.
La città che si cura
Mekelen, nel
Belgio, regione delle Fiandre: una città storica, della cultura, un
gioiello dell'architettura fiamminga.
Una delle città
con più stranieri, che sono circa il30% della popolazione, circa 80
lingue parlate, persone che arrivano da tutto il mondo.
Il 49% dei
minorenni sono figli di migranti, sono loro che hanno svecchiato la
popolazione: qui tutti gli stranieri non provocano tensioni, è
diminuita la criminalità ed è migliorata la sicurezza negli ultimi
20 anni.
Tutto merito del
sindaco che governa col centro destra: Bart Somers è un liberale che
ha pure vinto il premio come miglior sindaco per l'integrazione.
Prima di
insediarsi il partito politico di estrema destra era al 40%: Somers
ha individuato una soluzione nuova, puntando alla risoluzione dei
problemi, per tutti, anche per i migranti.
Hanno investito
nella polizia, il sindaco qui è anche capo della polizia; poi ha
piazzato telecamere in tutta la città che portano le immagini delle
vie nelle sale della polizia.
Gli operatori
possono seguire le immagini e aiutare le volanti di polizia se viene
segnalato un problema: in questo modo i criminali non possono
occupare il territorio.
Il sindaco ha
anche investito in più poliziotti: sono diminuiti tutti i reati,
furti nelle case e nelle auto, furti con violenza.
Il comune ha
realizzato un parco aperto a tutti in un nuovo quartiere popolare,
con spazi per fare sport, con gli uffici del comune:
l'amministrazione ha investito proprio nei quartieri più poveri,
nelle scuole, nel lavoro giovanile, in progetti educativi.
I nuovi arrivati
devono poter imparare la lingua comune per poter essere integrate in
modo più semplice; altro strumento di integrazione è lo sport.
Così il partito
di estrema destra qui è crollato all'8%: i cittadini si sono resi
conto che i migranti sono cittadini come loro, che devono crescere
con loro, per il bene comune.
Sono parole di un
politico di un partito sovranista. Belga non italiano.
In questo comune,
nelle scuole si organizzano delle sessioni speciali per i genitori
stranieri, che vengono spinti all'integrazione e alla partecipazione:
si parte dalla scuola dove si insegna il fiammingo sia ai padri che
ai figli.
Ci sono poi
centinaia di cittadini che lavorano come volontari, alcuni gratis
altri pagati, per insegnare ai bambini la lingua, per aiutarli per
fare compiti.
Si costruisce una
comunità, che cresce tutta assieme, niente ghetti o persone recluse
in casa.
Anche il restauro
del bene pubblico, di piazze o strade, è in mano ai cittadini, che
hanno rifatto il volto del centro storico di Mekelen.
E man mano che il
comune abbelliva gli spazi pubblici, arrivavano gli investimenti dei
privati: spazi pubblici puliti portano ad avere persone più civili,
perché le persone qui sentono la città come una loro proprietà,
una città sicura e rispettosa.
Una città sicura
col 30% di stranieri: le persone nate e cresciute qui non sono
straniere, dobbiamo vivere tutti integrati nello stesso paese.
Vivere insieme
nella diversità può essere un successo – ha concluso il sindaco.
Cosa nelle nel
contratto di governo del M5S – l'ultima domanda a Pizzarotti: vedo
dei ministri ma non vedo una classe dirigente, la risposta.
Vorrei tornare ad
una classe politica più istituzionale che pensi che i problemi si
risolvono con l'impegno di tutti i cittadini.
La sicurezza partecipata
Piccole Mekelen ci
sono anche in Italia: sono migliaia i cittadini che hanno partecipato
ai progetti di sicurezza partecipata.
Limbiate,
provincia di Monza: l'associazione controllo del vicinato parla alle
persone di controllo del vicinato, una specie di videosorveglianza
umana, niente ronde o altro.
Sono più di 1600
le associazioni di controllo in 640 comuni: esperienze che portano
poi a benefici come quelli riscontrati a Santa Croce di Carpi.
Qui le persone
fanno comunità, comunicano ed è stato registrato un calo dei furti,
per le comunicazioni che viaggiano tramite delle chat, c'è sempre
qualcuno che si occupa degli altri, specie delle persone anziane,
poco avvezze alle nuove tecnologie.
Sempre le
associazioni si occupano del risarcimento per le spese accessorie,
per il trauma psicologico: alla base di tutto c'è il concetto di
sentirsi parte di una comunità che si occupa di te e di cui tu ti
occupi.
Per questo è
importante l'arredo, come si costruiscono le case e i quartieri: come
il quartiere Corviale a Roma, un simbolo di degrado e insicurezza
perché oltre alle case (chiuse e con barriere) mancano del tutto
spazi comuni e servizi per tutti.
La sicurezza è
figlia di uno spazio frequentato: frequentato per fare sport e per
fare cultura.
Il calcio qui, nel
quartiere Corviale, è sociale: attraverso il calcio si cerca di
cambiare il territorio, racconta una persona dell'associazione
Calciosociale.
L'equazione della felicità.
Andrea di Nicola,
dell'università di Trento ha inventato una equazione sulla felicità:
si basa sulla sicurezza e sulla salute e anche sul degrado;
appoggiandosi alla statistica e al database dei reati sono arrivati a
sviluppare un sw che previene i reati.
Un sw che monitora
le zone non vissute, perché non hanno consumi di elettricità e che
forse hanno bisogno di riqualificazione.
E' un software che
serve a mettere ordine: con l'ordine si migliora anche la percezione
dell'insicurezza, eliminiamo un po' di pancia e mettiamoci dentro un
po' di cervello.
La feroce mafia
nigeriana a Torino
Il quartiere di
Barriera è uno dei più multietnici della città: ma il problema è
lo spaccio non la presenza di stranieri.
Spaccio di droga,
prostituzione, traffico di esseri umani sono i reati in cui sono
coinvolte le mafie nigeriane: sono strutture criminali che prevedono
dei riti cruenti per i nuovi adepti.
La mafia nigeriana
non sarebbe subordinata a quella italiana: non ci sono interferenze
ne rapporti di subordinazione.
Sono strutture
criminali, “cults”, in forma piramidale, con dentro anche delle
donne, per gestire la prostituzione di ragazze: c'è un'intera catena
di comando, che gestisce la tratta delle donne.
Ragazze che devono
pagare il debito, per il viaggio in Italia, andando per strada.
Ma la roccaforte
della mafia nigeriana è al sud, a Castelvolturno, literale domizio,
dentro case nate da uno scempio ambientale dei fratelli Coppola.
Il gruppo si
chiama Eye: chi cerca di scappare da questo cult rischia la morte.
A questo si è
arrivati per l'abbandono del territorio, i degrado, l'assenza di
qualsiasi forma di controllo che marchi la presenza dello Stato.
Si è tollerato
l'abusivismo, non ci sono strutture di aggregazione: Castelvolturno
è l'emblema del fallimento dell'immigrazione come è oggi concepita.
Un modello che
crea degli invisibili, braccia per la criminalità.
Altro che la città
belga: qui le persone non hanno alcun servizio di aiuto, dalle
scuole, ai servizi sanitari, alla formazione lavorativa.
A furia di
chiudere gli occhi di fronte alla realtà, le mafie hanno prosperato.
E ora è tardi per
chiudere le frontiere o pensare di armare i cittadini.
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