Incipit
I cunei fonoassorbenti scendevano dal soffitto, sporgevano dalle pareti prive di finestre. Il ronzio delle apparecchiature rimaneva intrappolato tra le mura insonorizzate. La gelida luce al neon saliva dal pavimento, intaccando appena l’oscurità. Nella penombra si distingueva la lastra di metallo sollevata ad un metro da terra. Una donna bionda vi era sdraiata sopra, aveva i polsi sottili e le ossa sporgenti.
La stessa metropoli
con la ruota panoramica arrugginita, l'immondizia per strada ora
portata via dal nuovo governo.
In “Negli
occhi di Timea” troviamo gli stessi protagonisti del
precedente romanzo di Poldelmengo: il giovane rampante presidente del
Consiglio Mattia Manera che ha preso il posto del vecchio e
navigato Lacroix.
I reduci della
squadra Red, l'unità segreta della polizia e tenuta
all'oscuro dell'opinione pubblica: una squadra in cui si fa uso
dell'ipnosi per contrastare i crimini.
Si sono trasformate
le persone, che hanno avuto la sfortuna di essere state vicine ad un
delitto, in telecamere umane, corpi di persone prelevate in modo
coercitivo, la cui memoria viene scandagliata alla ricerca di un
particolare utile per le indagini.
POV, nel
gergo asciutto (e gelido) dell'inventore di questa tecnica, il
professor Basile: “point of view”, non persone.
Telecamere umane, inconsci sacrificabili, testimoni inconsapevoli.
Con “Negli
occhi di Timea” si chiude il dittico di Luca Poldelmengo
aperto con
“Nel
posto sbagliato”:
se il primo romanzo vi era piaciuto, per tutti i dubbi di natura
etica che la storia faceva emergere (è corretto entrare dentro i
pensieri e i ricordi di una persona, pur di salvare altre vite? Fino
a dove ci si può spingere nello scandagliare i ricordi, anche
dolorosi di una persona?), non perdetevi questo secondo capitolo.
Che riparte da dove
ci eravamo lasciati: la fuga dei fratelli Tripaldi, gli ex
poliziotti della Red, in rotta col loro capo Basile, dopo aver
scoperto le operazioni sporche messe in piedi per compiacere il
leader dell'opposizione Manera.
Giochi sporchi in
cui Vincent Tripoldi (l'io
narrante della storia, uno dei punti di vista del racconto)
aveva persone alcune delle persone a lui più care: la collega
Naima, Leo l'ispettore della squadra, Sara, l'altra ispettrice (e
anche amante, per un certo periodo).
Ma soprattutto si
era sentito tradito da Basile e aveva così dovuto fare una
scelta su chi salvare: tra i suoi amici e il fratello Nicolas, già
uscito dalla squadra per una crisi di coscienza e per questo finito
in preda alle droghe..
La ruota panoramica era piantata ancora lì dove l’avevo lasciata, ma non era più arrugginita e fatiscente, la stavano restaurando. Manera ne voleva fare il simbolo della rinascita della metropoli, il feticcio della sua vittoria.
Ad un anno da questi eventi, i
sopravvissuti di questa storia si ritrovano sulla stessa scena, con
ruoli diversi: Manera ha conquistato il potere, ripulito la città
grazie ad un accordo con un mafioso albanese, chiamato il supremo.
Il professor Basile, ricompensato con
un incarico di governo, aspetta la prima occasione per rendere
ufficiale la sua creatura , la RED, perché ancora si illude che solo
rendendo tutto trasparente la si renderà un vero strumento per
difendere i più deboli, per fare giustizia.
I fratelli Tripaldi, dopo la latitanza,
sono tornati per avere la loro giustizia, non quella della legge
però, quella della vendetta.
Con un piano che li vedrà allearsi col
vecchio politico, forse in declino, Lacroix.
Il potere per il potere. Manera e il professor Basile avevano preso vite, corrotto esistenze, usato persone. Ma soprattutto avevano usato me.
Sullo sfondo, come coprotagonisti, un
giornalista prono ai desiderata del governo, quale esso sia, perché
ricattabile.
Una guardia del corpo, l'albino, che
deve compiere il lavoro sporco per conto del Presidente del
Consiglio. Fino a quando si potrà fidare, del presidente. Fino a
quando sarà utile, al presidente.
Un giovane politico che sta per vincere
le elezioni in Albania, battendo proprio il tasto della legalità e
della lotta alla corruzione. Tasto che sta dando dei pensieri al
mafioso, ma anche al politico
L’Albania ci è indispensabile per lo smaltimento dei rifiuti, se le cose da noi dovessero cambiare la tua città tornerebbe a essere invasa dall’immondizia, e noi…».
E poi un prete e
una bambina. Vittime innocenti di questi giochi di potere, di queste
guerre non dichiarate ma non per questo meno violente.
Don Domizio e
Timea, la bambina col peluche in mano della copertina,
trasformata in un'arma di ricatto perché i suoi occhi, in modo
involontario, hanno assistito a qualcosa che non dovevano vedere.
Infine, una fedele
zingara da un occhio solo, la devota moglie del presidente, la
giovane amante, l'ultimo discendente di una famiglia nobile albanese
con tanto rancore dentro e via via, tutti gli altri..
Scordatevi ogni
regola del giallo classico: non troverete in questo romanzo lo
scontro tra buoni e cattivi. In questo romanzo si gioca su un nuovo
piano, dove gli scrupoli della coscienza sono un lusso che ci si può
permettere.
Non se li può
permettere Vincent, il punto di vista principale del racconto, che
per questa vendetta dovrà discendere fino alla fine tutta la scala
dei suoi valori.
E se non se li
possono permettere nemmeno Manera e Lacroix, i due politici del
racconto, che basano la loro strategia su alcune regole non scritte
ma sempre valide:
"Chi non è ricattabile non può sedersi al tavolo del potere, mai. Questa è la prima regola. La sola".
Quelli che puoi ricattare, li puoi
anche controllare e usare contro i tuoi nemici.
E l'altra regola, la manipolazione
delle masse: manipolazione che si ottiene con la paura, instillata
nelle masse goccia a goccia, giorno dopo giorno.
«Le edizioni online dei giornali di tutto il mondo lo massacrano. Non mi credete?». Le dita paffute del giornalista danzavano sul vetro, lasciando una scia di sudore. «C’è chi lo taccia d’incompetenza».
Come gli attentati e le bombe con cui
si apriva il
precedente romanzo.
Come gli altri omicidi organizzati in
questo, come arma per piegare l'avversario, per metterlo in
difficoltà.
“A qualsiasi latitudine, che si trattasse di far uccidere un dittatore o eleggere un presidente della Repubblica, la massa era una risorsa che andava guidata ricorrendo odio, paura, amore. Quelle stesse emozioni primordiali che chi detiene il potere non si può permettere di assecondare”.
Né eroi, né
demoni, almeno non del tutto demoni: i protagonisti di questo
racconto sono solo persone alla ricerca disperata di qualcosa che non
otterranno mai.
Il potere, che non
è mai eterno né duraturo, se è il potere per il potere, se è il
potere ottenuto col ricatto, con l'intrigo.
Una vendetta per
poter far tornare indietro qualcosa che non tornerà più.
Un noir che, dopo
un inizio in cui si va avanti e indietro col tempo, prende
un'accelerazione fino ad un finale in cui tutto il mondo troverà
nuovi equilibri.
La manipolazione
delle masse tramite il controllo dell'informazione e la paura.
Traffici
internazionali di rifiuti da parte di mafiosi che avvelenano il loro
paese.
Fantapolitica,
desiderio di vendetta a prezzo di enormi compromessi.
L'utilizzo
dell'ipnosi dentro i laboratori della RED in cui per anni si è
scrutato “il ventre molle della città, .. i meandri più oscuri,
gli istanti di gioia, la noiosa normalità”, per arrivare a
scoprire che “nel profondo dell’animo nessuno è innocente”.
Un bellissimo
romanzo di Luca Poldelmengo, che farà nascere in chi legge, tante
riflessioni, a fine libro. Libro in cui, ogni riferimento a fatti reali forse non è puramente casuale..
Il booktrailer
La scheda del libro sul sito
dell'editore Edizioni
e/o
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