E' uno dei temi che emergono dall'ultimo libro di Carlo Lucarelli "Peccato mortale", con protagonista Achille De Luca, commissario di polizia, della polizia fascista, premiato dal regime come il primo poliziotto d'Italia per meriti speciali.
Sono solo un poliziotto, sono solo un poliziotto - ripete De Luca a chi gli chiede conto delle sue indagini, che spesso arrivano a toccare anche personalità importanti del regime. Consoli e principi, vicini al partito o alla corona.
Oppure della sua ostinazione nel voler cercare i responsabili della morte di 4 persone, in un mondo dove ogni giorno muoiono migliaia di persone sotto le bombe.
Siamo a Bologna tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943: un passaggio cruciale della storia del nostro paese.
Che senso ha sforzarsi nel cercare la testa di quel corpo trovato morto in un casolare, oppure il corpo di quell'altro morto, di cui è stata recuperata solo la testa?
Ecco un passaggio del libro in cui De Luca si trova a cena assieme ai genitori della fidanzata Lorenza, ad alcuni amici e ad un antifascista, Armando, appena uscito da un manicomio dove era stato rinchiuso perché parlava male di Mussolini.
- Io sono un poliziotto, - disse De Luca. Fissava la città oltre la terrazza, sempre più nera, e praticamente parlava a sé stesso, ma con un tono così deciso che gli altri si fermarono ad ascoltarlo. - L'avrò detto un milione di volte, in questi giorni, ma lo ripeto. Sono un poliziotto. Sono entrato nella PS che c'era il fascismo, sempre alle dipendenze di un ministro degli Interni fascista, seguendo il testo Unico del 1931 e il codice Rocco, leggi dello Stato che finora era quello fascista. Servo lo Stato, - marcò sulla S, lo Stato, - è il mio mestiere, che resta lo stesso anche quando lo Stato cambia.
- Perché cambierà qualcosa? - disse il Filosofo. - Per me non cambia niente. E infatti hanno messo un militare al governo, mica un filosofo.
- Cambierà, cambierà,- disse Giovannino, - o lo cambiamo noi -. Voleva essere serio, ma il bicchiere gli aveva lasciato un cerchio rosso attorno alle labbra, come un bambino, che fece ridere gli altri, anche De Luca, che non ne poteva più di quella tensione. Armando sorrise, ma più freddo.
- Chiacchiere da salotto, disse, - chiacchiere da intellettuali, come è giusto, perché è quello che siamo tutti.
Quasi tutti -. Guardò De Luca, che non capì se si riferiva a lui o a sé stesso. O a tutti e due. - Mussolini non c'è più, il fascismo non c'è più, possiamo darci del lei e stringerci la mano senza che nessuno ci sgridi .. io sono anche uscito dal manicomio, posso scrivere un editoriale sul giornale. Basta così poco perché non cambi niente. Adesso dico una cosa, signor commissario, dico che per cambiare davvero tutto ci vuole un bagno di sangue e a volte anche quello non basta. Però, visto come cambiano le cose, soltanto un mese fa mi avreste dovuto arrestare.
- Anche adesso, - disse De Luca..
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