Chi produce le divise per le nostre
forze dell'ordine (e per qualche ministro col fascino della divisa)?
E poi, le sentenze pilotate all'interno
del sistema Siracura.
Nell'anteprima, come sono tutelati i
consumatori alle prese con le allergie alimentari?
L'anteprima della puntata: È
INTOLLERABILE di Cecilia Andrea Bacci
Si stima che gli italiani che soffrono
di allergie alimentari siano 2 milioni (fonte SIAAIC) e sono 14 gli
alimenti che contengono gli allergeni contemplati dal regolamento
europeo 1169, latte, uova e addirittura il sedano.
Secondo la legge è obbligatorio
segnalarli anche se contenuti all'interno degli alimenti non
preimballati, ovvero nei pasti che consumiamo nei ristoranti, nei
bar, nei pub e nelle pasticcerie, oltre 330mila aziende solo nel
nostro paese.
Ma chi controlla che la sicurezza del
consumatore sia davvero garantita?
La giornalista Cecilia Bacci ha provato
a chiedere in un ristorante il libro degli ingredienti o anche il
libro con gli allergeni: “no, ma adesso chiedo” la risposta che
ha ottenuto.
Dario Longo, esperto di diritto
alimentare, la considera una violazione dei diritti del consumatore,
che deve poter leggere se un alimento, un cibo, un preparato è
idoneo per lui.
Le indicazioni devono essere scritte
sancisce una nota del ministero della Salute in una nota in aggiunta
al regolamento europeo,
Le allergie alimentari trasformano la quotidianità di chi ne soffre, circa due milioni di italiani, in un percorso a ostacoli. Per il regolamento europeo 1169 del 2011 gli alimenti da tenere d'occhio poiché contengono sostanze allergizzanti sono quattordici. E dovrebbero essere segnalati sul menu o sul libro ingredienti dei locali che ci forniscono cibo e bevande. Ma è davvero così? Quanti di questi locali sono in regola?
Il fascino della divisa
Salvini non perde occasione per
mostrarsi (e farsi fotografare) con la divisa della polizia (ma anche
dei Vigili del Fuoco e della Polizia Penitenziaria): strano modo di
rispettare la legge, non avendone tutti i diritti per farlo.
Ma non è solo Salvini: la divisa è
stata fatta dal ministro Bonafede e il sottosegretario alla Difesa
Tofalo, che si è fatto ritrarre in divisa con tanto di fucile
mitragliatore in mano.
Quest'ultimo si è difeso dicendo che
non si può parlare di equipaggiamento senza averlo indossato
almeno una volta
Chissà se Salvini (e gli altri
ministri e sottosegretari) conosce l'origine della divisa che porta
addosso (e che, leggendo i giornali di gossip, avrebbe regalato alla
nuova fidanzata), quanto costano allo Stato, come sono fatte e chi ci
guadagna a produrle.
Facendo qualche chilometro, andando
anche all'estero,
Emanuele Bellano ha trovato queste fabbriche e pure lui ha
provato il piacere di indossare una di queste divise.
Il governo ha stanziato 65 milioni per
le divise, a chi vanno questi soldi? “C'è un bando europeo” la
risposta del ministro del prima gli italiani.
Ma quelle divise sono prodotte da
aziende italiane che hanno delocalizzato la produzione in Romania: “è
un motivo che ci porterà a voler cambiare le regole europee”.
Ma in questo caso le regole europee non
c'azzeccano nulla: il made in Italy, per le divise e per le auto (di
rappresentanza, le auto blu) non è più fatto in Italia solo per una
questione di costi.
Emanuela Bellano ha provato ad
informarsi sui costi di questi capi (in una sorta di trattativa
privata): una giacca arriva a costare 35-40 euro in Romania e
Moldavia (e alcune parti arrivano anche da fornitori turchi), dove il
costo del lavoro è molto più basso dell'Italia: una divisa completa
arriva a costare intorno a 90 euro.
Il ministero dell'Interno, senza
nemmeno una trattativa e per un gran numero di capi, arriva a pagare
84 euro una giacca e 43 euro il pantalone, il 40% in più di quanto
“spuntato” dal giornalista di Report.
La scheda del servizio
IL FASCINO DELLA DIVISA di Emanuele Bellano in collaborazione di
Alessia Cerantola e Greta Orsi
Per preservare il Made in Italy il governo intende disincentivare le delocalizzazioni in paesi con un più basso costo del salario e una minore imposizione fiscale. Negli ultimi anni i settori più colpiti sono quelli del tessile e dell’abbigliamento. Secondo l’Osservatorio Cribis, in dieci anni si sono persi 3,5 miliardi di fatturato, hanno chiuso 4.000 aziende e sono spariti 40.000 posti di lavoro. Tra le ditte italiane che producono abbigliamento, quelle che ricevono maggiori soldi pubblici sono le aziende che confezionano divise e uniformi per le amministrazioni dello Stato, forze armate e forze dell'ordine. I ministri e sottosegretari che amano indossare in pubblico giacche, giubbotti e divise di Polizia, Vigili del fuoco, Carabinieri, Esercito sanno dove vengono realizzati questi capi e chi li produce, quanto costano e chi ci guadagna? Report è entrata nelle fabbriche all'estero che confezionano uniformi e divise e ha parlato di prezzi con gli amministratori. Chi ci perde, quasi sempre, è lo Stato.
L'amara giustizia (e le sentenze
aggiustate)
Dall'anticipazione
di Sigfrido Ranucci: “Chi sono quei politici, quei magistrati,
quegli avvocati, quei faccendieri che hanno messo in piedi un sistema
di potere per aggiustare sentenze, per aggiudicarsi appalti e
addirittura modificare l'esito delle elezioni?
Dietro si
aggiunge l'ombra della nostra più importante azienda di Stato”
Si parte da una suora, suor Concetta: nel suo appartamento si
incontravano l'avvocato Amara e il signor Francesco Sarcina, agente
dei servizi segreti.
A fare cosa? Lo racconta lo stesso Amara al giornalista di Report:
informazioni su alcune indagini, due relazioni in bozza della Guardia
di Finanza ..
Era il sistema Siracusa, poi chiamato sistema
Amara:
notizie di reato e informative della GDF ottenute in anticipo da
uomini dello Stato, corruzione di giudici e di magistrati, per sé e
per i propri clienti.
Bufera sul Consiglio di Stato. Questa mattina il gip di Roma Daniela Caramico D’Auria ha emesso quattro ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di corruzione in atti giudiziari.
Ai domiciliari sono finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia, Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso mentre il deputato dell’Assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso, seppur raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare, è al momento irreperibile ai magistrati in quanto risulterebbe all’estero.
Sono in totale quattro gli episodi di corruzione contestati dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. In totale – secondo l’accusa – il denaro utilizzato per corrompere i giudici si attesterebbe sui 150 mila euro. L’indagine si basa sulle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi dagli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio del 2018 scorso nell’ambito in uno dei filoni dell’inchiesta.
Gli arresti di oggi, infatti, sono solo l'ultimo atto dell’inchiesta della magistratura intorno al cosiddetto Sistema Amara nato a Siracusa qualche anno fa. L'avvocato Piero Amara, uno dei più noti legali dell'Eni nel sud Italia, secondo i magistrati di diverse procure italiane, da Milano a Messina passando per Roma, è al centro di un sistema corruttivo tra imprenditori che partecipano agli appalti pubblici milionari, magistrati ordinari e giudici del Consiglio di Stato.
Tra le sentenze comprate, anche quella a danno dell'ex deputato
regionale Pippo Gianni: intervistato da Luca Chianca racconta della
richiesta ricevuta, versare 200mila euro al presidente del CGA,
altrimenti avrebbe mandato tutti a votare (ma solo nella zona di
Siracusa): dopo le mini elezioni, Gennuso è diventato deputato
mentre Pippo Gianni ha perso il suo posto.
Secondo l'accusa, la sentenza del giudice De Lipsis sarebbe stata
comprata per 30mila euro.
Sono informazioni su cui l'avvocato non può parlare perché c'è
un'indagine in corso, ma ha ammesso di aver pagato e aver fatto
pagare mazzette, per queste informazioni: avvocato dell'Eni, Piero
Amara è il direttore d'orchestra di questa storia; accanto a lui per
molti anni un altro avvocato, Peppe
Calafiore, che nelle loro chat segrete si faceva chiamare “Pablo
Escobar” per la somiglianza.
Prima di accettare l'intervista con Chianca, Calafiore ha preferito
sentire i suoi avvocati, prima di parlare di alcuni fatti, come
l'inchiesta sul complotto contro l'amministratore delegato di Eni
Claudio Descalzi.
Luca
Chianca ha intervistato l'ex consigliere Eni Luigi Zingales: la
sua battaglia nell'azienda di Stato è stata quella di rende
difficile il crearsi di situazioni di corruzione, a tutti i livelli.
Zingales è rimasto nel cda
di Eni per poco più di un anno: è diventato ingombrante quando
ha cominciato a chiedere chiarimenti al capo dell'ufficio legale,
Alessandro Mantovani, sulle indagini riguardanti la tangente
nigeriana e, ammette lo stesso Zingales, il governo che l'aveva
nominato all'Eni non l'ha mai sostenuto in questo suo lavoro.
Il suo nome compare in una lettera anonima recapitata presso la
procura di Trani, nella quale si denuncerebbe un complotto ai danni
dell'AD di Eni Claudio Descalzi, uno dei registi di questo complotto
sarebbe proprio Zingales.
Quelle lettere anonime non potevano che arrivare dai vertici dell'Eni
– racconta oggi Zingales – perché riportavano fatti che solo chi
era vicino ai vertici potevano conoscere.
Nell'inchiesta
di Luca Chianca si parlerà anche del mercato libero dell'energia -
ci farà risparmiare veramente? - e di società che producono energia
rinnovabile con sedi fantasma.
La scheda del servizio: L’AMARA
GIUSTIZIA di Luca Chianca in collaborazione di Alessia Marzi
La giustizia dovrebbe essere imparziale e le sentenze frutto di decisioni non condizionate da interessi personali. Ma cosa succede se accusa, difesa e giudici si scambiano favori, soldi e informazioni segrete? Proveremo a capirlo raccontando il cosiddetto sistema Siracusa: notizie di reato e informative della Guardia di Finanza ottenute in anticipo da uomini dello Stato, dossier segreti, presunta corruzione di magistrati per favorire i propri clienti tra cui l'Eni - il gigante petrolifero italiano. Una rete che unisce i misteri della presunta maxi tangente per il giacimento nigeriano Opl245, il petrolchimico di Augusta, un ministro della repubblica e il Consiglio di Stato, la più alta corte di giustizia amministrativa. Report ha raccolto in esclusiva la versione di Piero Amara, l'avvocato al centro di questa fitta trama di relazioni opache. Proveremo a capire cosa è successo davvero e quanto la giustizia italiana sia ancora affidabile.
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