In effetti c’era qualcosa di strano nella morte della signora Kodra, travolta da un’automobile bianca, probabilmente una Fiat 132, la sera di martedì 6 gennaio alle ore diciotto e trenta, a Milano, all’angolo tra via Porpora e via Catalani. Morì meno di un'ora dopo al Policlinico. Una infermiera (Emanuela Quadri di trentadue anni) raccontò al medico di turno (il dottor Giuseppe Ancora di quarantotto anni) che la poveretta aveva sussurrato prima di morire una parola, forse un nome.
Devo ringraziare Mondadori che, con
questa nuova edizione della serie Gialli Mondadori mi ha permesso di
scoprire lo scrittore milanese (come adozione) Renato
Olivieri e il suo commissario Giulio Ambrosio.
Milanese anche lui, separato dalla
moglie Francesca (in questo romanzo, “Il caso Kodra” il loro
rapporto è finito da un pezzo), con una buona cultura di base, buoni
gusti letterari (Simonenon e il suo Maigret) e una certa amarezza nel
profondo dell'anima accompagnata ad una sincera umanità, che ce lo
fa amare sin dall'inizio.
Il caso Kodra, scritto nel 1978,
è ambientato in una Milano dall'atmosfera ovattata, non solo per la
presenza della nebbia, folta e candida come negli inverni di una
volta. Ovattata anche perché l'eco del terrorismo, dei morti sparati
per strada nemmeno si avverte in queste pagine. A causa dell'assenza
di un collega in Questura, Ambrosio si deve occupare di un incidente
avvenuto la mattina del giorno dell'Epifania: una donna forse
investita da un'auto che poi è scappata via senza prestare soccorso.
Anna Kodra, la vittima, è poi spirata un'ora dopo, in ospedale al
Policlinico.
Prima di morire, però, ha fatto solo
in tempo a pronunciare una parola, che l'infermiera che l'ha
assistita al Policlinico, Emanuela, ancora ricorda
«Un nome come Paola, o Pola. Poteva essere anche Paolo, perché la donna era stremata ..»
Un caso che starebbe per essere
archiviato, ma a colpire Ambrosio in quello che ancora non è un caso
ma solo un omicidio colposo, è la via dove tutto è avvenuto, via
Catalani, una traversa di via Padova. Una via che aveva frequentato
da giovane assieme alla sua ragazza di allora
“Lui non sa” pensò “che a farmi muovere è stato il nome della via, una voglia improvvisa di tornare indietro con il tempo, uno stupido impulso da solitario. ‘Via Catalani.’ Ci passavo con Lisa ..
Nostalgie, ricordi di un passato che
ancora significa qualcosa per Ambrosio che così decide di recarsi in
zona per ascoltare i testimoni: un uomo che ha visto un'auto bianca
allontanarsi, forse una Fiat 132, e i vicini di casa della donna.
Le informazioni che riesce ad ottenere
da questi non sono granché utili: dell'auto si sa forse il modello e
della vita della morta, poco. Anna Kodra faceva una vita molto
riservata, pur essendo ancora giovane e piacente: vedova di un
ufficiale della milizia di origine albanese, scomparso in Russia, era
arrivata in Italia assieme ai profughi dell'ex Jugoslavia, aveva
fatto diversi lavori come impiegata a Milano.
Una specie di Mata Hari, secondo una
vicina, di quelle un po' impiccione.
Una donna piacente che metteva anche in
soggezione, secondo il professor Orlandini, altro vicino che le aveva
anche donato un suo quadro.
Una donna bella, ma anche molto
infelice.
Qualcosa di più utile viene fuori
dall'autopsia che rivela la presenza di un colpo mortale, alla testa:
forse non è stato un pur drammatico ma banale incidente d'auto,
forse è stato un omicidio.
Ma per scoprire l'assassino, serve
capire le cause del delitto, cosa poteva nascondere la vita di questa
donna (e il suo passato) tanto da portare alla sua morte.
Chi era in realtà Anna Kodra? Le ipotesi possono essere varie: delitto passionale, vendetta, regolamento di conti. Di Anna Kodra si sa ben poco, ed è proprio la mancanza di notizie certe che provoca tutta una serie di ipotesi drammatiche.
Ambrosio non riesce
a staccarsi da questa indagine, non solo perché gli sta mettendo
dentro una nuova voglia di vivere, ma anche perché nel corso
dell'indagine ha conosciuto Emanuela, una ragazza molto più giovane di lui.
E' proprio
l'infermiera che ha raccolto quell'ultima parola di Anna, Paola o
Pola: assieme a lei condivide alcuni passi dell'indagine, i suoi
dubbi sulla dinamica della morte, sull'incidente in via Catalani.
Soprattutto Ambrosio, si
rende conto di non riuscire a non pensare a lei: aria nuova, dopo
tutti quei mesi passati nella malinconia, costretto a ritornare con
la mente al passato.
Il capo della
Mobile, avendo intuito le sue capacità di “segugio”, la sua
bravura nel cogliere le discrepanze, i dettagli che non coincidono,
gli lascia l'incarico di proseguire le sue indagini, andando ad
ascoltare le persone abitavano vicino a lei o che avevano lavorato
con lei.
Nella vita di Anna
Kodra doveva essere conservato un segreto, tenuto nascosto per anni,
che alla fine era venuto fuori, un segreto che aveva allarmato
qualcuno tanto da ucciderla.
Effettivamente,
grazie alla bravura di Ambrosio, qualcosa viene fuori: una persona
con una brutta faccia che aveva pagato per lei dei debiti, una
confidenza una volta in cui aveva ammesso di non essere sola. Di
avere qualcuno, nella sua vita:
«Eppure esiste “qualcuno” che è sempre rimasto dietro le quinte, presente e invisibile: Orlandini e Corradi, a loro modo, me l’hanno detto. ..
Il caso Kodra è un
giallo che ho molto apprezzato, per il suo stile scorrevole fino al
colpo di scena finale; per come racconta la Milano di fine anni '70;
per questo investigatore, non un supereroe, ma un detective vecchio
stile, intuitivo, scrupoloso con tante insicurezze nei rapporti col
gentil sesso.
Buona lettura!
La scheda del libro sul sito di
Mondadori
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