10 aprile 2019

Il caso Kodra, di Renato Olivieri



In effetti c’era qualcosa di strano nella morte della signora Kodra, travolta da un’automobile bianca, probabilmente una Fiat 132, la sera di martedì 6 gennaio alle ore diciotto e trenta, a Milano, all’angolo tra via Porpora e via Catalani. Morì meno di un'ora dopo al Policlinico. Una infermiera (Emanuela Quadri di trentadue anni) raccontò al medico di turno (il dottor Giuseppe Ancora di quarantotto anni) che la poveretta aveva sussurrato prima di morire una parola, forse un nome.

Devo ringraziare Mondadori che, con questa nuova edizione della serie Gialli Mondadori mi ha permesso di scoprire lo scrittore milanese (come adozione) Renato Olivieri e il suo commissario Giulio Ambrosio.
Milanese anche lui, separato dalla moglie Francesca (in questo romanzo, “Il caso Kodra” il loro rapporto è finito da un pezzo), con una buona cultura di base, buoni gusti letterari (Simonenon e il suo Maigret) e una certa amarezza nel profondo dell'anima accompagnata ad una sincera umanità, che ce lo fa amare sin dall'inizio.

Il caso Kodra, scritto nel 1978, è ambientato in una Milano dall'atmosfera ovattata, non solo per la presenza della nebbia, folta e candida come negli inverni di una volta. Ovattata anche perché l'eco del terrorismo, dei morti sparati per strada nemmeno si avverte in queste pagine. A causa dell'assenza di un collega in Questura, Ambrosio si deve occupare di un incidente avvenuto la mattina del giorno dell'Epifania: una donna forse investita da un'auto che poi è scappata via senza prestare soccorso. Anna Kodra, la vittima, è poi spirata un'ora dopo, in ospedale al Policlinico.
Prima di morire, però, ha fatto solo in tempo a pronunciare una parola, che l'infermiera che l'ha assistita al Policlinico, Emanuela, ancora ricorda
«Un nome come Paola, o Pola. Poteva essere anche Paolo, perché la donna era stremata ..»

Un caso che starebbe per essere archiviato, ma a colpire Ambrosio in quello che ancora non è un caso ma solo un omicidio colposo, è la via dove tutto è avvenuto, via Catalani, una traversa di via Padova. Una via che aveva frequentato da giovane assieme alla sua ragazza di allora
Lui non sa” pensò “che a farmi muovere è stato il nome della via, una voglia improvvisa di tornare indietro con il tempo, uno stupido impulso da solitario. ‘Via Catalani.’ Ci passavo con Lisa ..

Nostalgie, ricordi di un passato che ancora significa qualcosa per Ambrosio che così decide di recarsi in zona per ascoltare i testimoni: un uomo che ha visto un'auto bianca allontanarsi, forse una Fiat 132, e i vicini di casa della donna.

Le informazioni che riesce ad ottenere da questi non sono granché utili: dell'auto si sa forse il modello e della vita della morta, poco. Anna Kodra faceva una vita molto riservata, pur essendo ancora giovane e piacente: vedova di un ufficiale della milizia di origine albanese, scomparso in Russia, era arrivata in Italia assieme ai profughi dell'ex Jugoslavia, aveva fatto diversi lavori come impiegata a Milano.
Una specie di Mata Hari, secondo una vicina, di quelle un po' impiccione.
Una donna piacente che metteva anche in soggezione, secondo il professor Orlandini, altro vicino che le aveva anche donato un suo quadro.
Una donna bella, ma anche molto infelice.

Qualcosa di più utile viene fuori dall'autopsia che rivela la presenza di un colpo mortale, alla testa: forse non è stato un pur drammatico ma banale incidente d'auto, forse è stato un omicidio.
Ma per scoprire l'assassino, serve capire le cause del delitto, cosa poteva nascondere la vita di questa donna (e il suo passato) tanto da portare alla sua morte.
Chi era in realtà Anna Kodra? Le ipotesi possono essere varie: delitto passionale, vendetta, regolamento di conti. Di Anna Kodra si sa ben poco, ed è proprio la mancanza di notizie certe che provoca tutta una serie di ipotesi drammatiche.

Ambrosio non riesce a staccarsi da questa indagine, non solo perché gli sta mettendo dentro una nuova voglia di vivere, ma anche perché nel corso dell'indagine ha conosciuto Emanuela, una ragazza molto più giovane di lui.
E' proprio l'infermiera che ha raccolto quell'ultima parola di Anna, Paola o Pola: assieme a lei condivide alcuni passi dell'indagine, i suoi dubbi sulla dinamica della morte, sull'incidente in via Catalani.
Soprattutto Ambrosio, si rende conto di non riuscire a non pensare a lei: aria nuova, dopo tutti quei mesi passati nella malinconia, costretto a ritornare con la mente al passato.

Il capo della Mobile, avendo intuito le sue capacità di “segugio”, la sua bravura nel cogliere le discrepanze, i dettagli che non coincidono, gli lascia l'incarico di proseguire le sue indagini, andando ad ascoltare le persone abitavano vicino a lei o che avevano lavorato con lei.
Nella vita di Anna Kodra doveva essere conservato un segreto, tenuto nascosto per anni, che alla fine era venuto fuori, un segreto che aveva allarmato qualcuno tanto da ucciderla.

Effettivamente, grazie alla bravura di Ambrosio, qualcosa viene fuori: una persona con una brutta faccia che aveva pagato per lei dei debiti, una confidenza una volta in cui aveva ammesso di non essere sola. Di avere qualcuno, nella sua vita:

«Eppure esiste “qualcuno” che è sempre rimasto dietro le quinte, presente e invisibile: Orlandini e Corradi, a loro modo, me l’hanno detto. ..

Il caso Kodra è un giallo che ho molto apprezzato, per il suo stile scorrevole fino al colpo di scena finale; per come racconta la Milano di fine anni '70; per questo investigatore, non un supereroe, ma un detective vecchio stile, intuitivo, scrupoloso con tante insicurezze nei rapporti col gentil sesso.
Buona lettura!

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