19 aprile 2019

L'incompiuta questione morale


Giustizialismo e garantismo sono due parole che oramai hanno perso tutto il loro significato originale, se mai lo hanno avuto.
Cosa vuol dire essere giustizialista? Chiedere che un politico sospettato di aver commesso un reato si faccia da parte? Ma questo può essere ragionevole e giusto in taluni casi, sbagliato in altro.
E lo stesso vale per l'essere garantisti: non si può sempre aspettare la sentenza di ultimo grado della giustizia, che spesso arriva a babbo morto oppure non arriva mai per santa prescrizione.
La politica deve sapersi muovere in modo indipendente dalla giustizia.

Ha fatto bene il PD a chiedere un passo indietro all'ex presidente dell'Umbria Marini? Ancora non c'è sentenza, ma ci sono le intercettazioni (vi ricordate quando volevano bloccarne la pubblicazione?) che raccontano di un contesto. Se in Italia l'ascensore sociale è bloccato e la meritocrazia è solo una chimera è anche per storie come quelle di cui parla l'inchiesta sulla sanità umbra.

E allora Pittella, e allora Oliverio? E il vice ministro Siri? Sono questioni che vanno viste caso: se i partiti avessero dei regolamenti chiari, se avessero preso veramente a cuore la questione morale (oggi ritirata fuori) non saremmo arrivati a questo, una politica dove le inchieste giudiziarie sono usate come arma politica contro gli avversari.

Marino e quelle cene personali pagate coi soldi pubblici, ma dove non si capisce se erano cene istituzionali o meno. Marino che aveva a fianco nel Pd locale persone poi finite nell'inchiesta di mafia capitale (e non dimentichiamoci i non so della deputa Micaela Campana che le sono valsi un rinvio a giudizio).
Il contesto romano del PD era marcio, non solo Marino, questo ci dicono le carte, senza aspettare sentenza.
Sala e le inchieste per Expo, da cui finora è sempre uscito senza condanne: ma che da punto di vista politico raccontano di un sistema poco trasparente, dove gli appalti dovevano accontentare gli amici di tutti, anche quelli di Formigoni.
E Sala era chiamato a fare in fretta e forse, chissà, ad adeguarsi a questo andazzo: molti dei suoi manager sono finiti nell'inchiesta e, anche qui senza aspettare sentenza, le carte dicono che mai più grandi opere da fare in fretta e furia derogando alle regole, magari col supporto della procura di Milano (leggetevi il libro di Iacona dove racconta la vicenda personale delgiudice Robledo, ex procuratore aggiunto a Milano).

Una politica forte non si nasconde dietro alla magistratura, non chiede un occhio di riguardo, non pensa agli amici e agli amici degli amici.
Non sforna leggi ad hoc per quell'imprenditore nel settore energetico, come sembra sia accaduto per il sottosegretario Siri che si sarebbe speso per far approvare una legge favorevole all'imprenditore Arata.

Ma per arrivare a questo servirebbe gente competente, non selezionata da Rousseau o perché ricattabile (dunque farà quello che deve fare e in silenzio).

A furia di alternare garantismo e giustizialismo, secondo la convenienza, si fanno solo gli interessi della criminalità, non solo al sud (per gli interessi del boss Messina Denaro, come per l'inchiesta che coinvolge Siri), ma anche qui al nord, a Cantù (Como): per il comune (leghista) era solo una storia di bullismo, ma invece era mafia.

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