Il mio comune, specie con le ultime amministrazioni, non si è mai dimenticato di portare avanti il compito della memoria.
Ogni 25 aprile ha organizzato eventi, manifestazioni, per tenere vivo il ricordo di cosa è stata la guerra di Liberazione: la Storia, quella con la S maiuscola, è passata anche per queste parti, la Brianza comasca, con le sue storie di eroi, di dolore, di tragedie familiari.
Ad Inverigo erano ospitati i nonni di Liliana Segre: in quanto ebrei, scappavano dai rastrellamenti dei nazifascisti ed erano ospiti in una casa vicino al comune, che all'epoca era anche la sede delle carceri fasciste.
Carceri dove venivano portati partigiani per essere sottoposti alle torture: in questo sinistro lavoro era specialista il maresciallo di polizia Bruschi.
Anche questo è stato il fascismo: non solo privazione delle libertà personali, ma anche prevaricazione, violenza, soprusi.
E ladrocinio.
Fascisti e nazisti erano anche ladri, dei beni degli ebrei e delle persone che venivano incarcerate perché nemici del regime.
Dopo l'approvazione delle leggi razziali, molte famiglie di ebrei arrivarono qui in Brianza, nella speranza di attutire in qualche modo le persecuzioni: i Segre arrivarono nel 1942, Liliana, il padre Alberto e i nonni Giuseppe e Olga Loewy.
Furono aiutati dalla popolazione, in particolare dalla padrona di casa Ester Grisoni e dall'impiegato comunale Enrico Caspani, che organizzarono la fuga di Liliana ed Alberto verso la Svizzera (ma vennero arrestati e deportati ad Auschwitz) e procurando l'attestato in favore degli anziani, affinché potessero rimanere nel comune.
Ma nonostante questo attestato, il maresciallo Bruschi li fece arrestare dalle SS tedesche (il 18 maggio 44) e deportare ad Auschwitz, dove morirono il giorno stesso dell'arrivo, il 30 giugno 1944.
Liliana, espulsa dalla scuola pubblica, andava a lezioni da un insegnante inglese, internato anche lui ad Inverigo, il signor Richard Greenhann Cohn.
Questo si ricorda ogni 25 aprile, affinché non accada più.
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