Domenica scorsa il "decano" del giornalismo italiano Scalfari immaginava un'alleanza tra i due Matteo, Renzi e Salvini.
Due politici agli antipodi, si direbbe (per il percorso politico, per i programmi che portano avanti): ieri sera dopo aver sentito Salvini intervistato da Floris a Di Martedì, ho notato molti tratti in comune dei due Mattei.
Quello che per Salvini è il popolo, il popolo, il popolo, per Renzi è quel 40% degli elettori che hanno votato si al referendum, alle europee, sempre loro elettori.
Entrambi leader di partiti personali (Salvini ha proprio il nome nel simbolo, di Renzi si parla sempre di una sua scissione), entrambi maestri nel gestire le folle e nel presenziare nei talk.
Maestri anche nello sfuggire alle domande dei giornalisti: come ieri sera quando Floris gli chiedeva dei conti presentati dal suo governo, mentre Salvini prometteva porti chiusi, campi rom da sgomberare, conti da sforare, ma sempre in nome del popolo.
Che ci sia una legge, dei regolamenti, delle procedure da rispettare, a chi importa, quando c'è il popolo?
Adesso mi spiego come mai Salvini (il Matteo 1) preferisca passare da Barbara D'Urso per i suoi sproloqui (e anche il Matteo 2 non disdegnava quel salotto).
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