30 aprile 2019

L'ultima volontà, di Roberto Perrone



Incipit
Laggiù 
La ragazzina impiegò un mese e sedici giorni a morire. Secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuta sopravvivere un giorno in meno, ma perse conoscenza qualche ora prima del termine da lei stessa fissato e non si rese conto che il suo corpo aveva resistito oltre il momento stabilito per il trapasso.

Immaginatevi di trovarvi di fronte ad un puzzle in cui, una mano capricciosa, ha disperso i pezzi lanciandoli sul tavolo e tocca a voi metterli assieme, far combaciare i pezzi..
E' questa la prima impressione che ho avuto leggendo i primi capitoli del terzo giallo delle serie con Annibale Canessa, il colonnello dei carabinieri che di fare il pensionato non ci pensa proprio.

Un vero rompicapo che parte con questa ragazzina che qualcuno ha messo a morire in una cantina scura. Chi è? Perché questa morte iniqua?
Dal tempo passato (e quanto passato si capirà solo dopo, quando mettendo assieme alcuni pezzi si inizierà ad intuire almeno il contorno dell'immagine del puzzle) si passa al 1986, con un'operazione non ufficiale di tre carabinieri, tra cui il maresciallo Savasta: da tempo sta tenendo d'occhio una casa di campagna per anni disabitata e su cui sono girate strane voci.
Savasta sta tenendo d'occhio anche una persona che abita in quella villa e i suoi strani traffici: ma non fa in tempo a fare irruzione, in quella notte gelida e piovosa che viene ucciso da una raffica di mitra senza poter reagire. Ucciso lui e anche i due colleghi, la strage dei carabinieri di Cavriago, un piccolo paesino vicino Reggio dove si è tutti comunisti, uno di quelli col busto di Lenin in piazza, tanto per intenderci.
L’ultima cosa che sentì fu il classico rumore di una mitraglietta VZ.61 Skorpion con il selettore di tiro posizionato su raffica.

Chi ha ucciso in modo così feroce i tre carabinieri?
Perché quella strage in un paesotto della bassa e chi era quell'uomo che Savasta stava tenendo d'occhio?
Sono state veramente le BR come sostenuto dagli uomini che hanno portato avanti le indagini?
Altri enigmi.

Da quella strage dell'aprile 1986, torniamo al tempo presente. Avevamo lasciato Canessa che, al termine dell'indagine sulla bomba alla stazione di Bologna, aveva rotto con la sua compagna (o fidanzata?), la giornalista Carla Trovati: per gettarsi quella storia alle spalle si era tuffato nel lavoro, come uomo dei servizi, con un tesserino da carabiniere fornito dall'amico Salandra (uomo dei servizi da una vita).
Ma un nuova indagine (per lui e la sua squadra) lo sta aspettando al varco e questa volta a far partire il tutto è una confidenza raccolta dalla sorella Sara, da un malato a cui da assistenza nella sua struttura: si chiama Sandro, ma non è il suo vero nome. Sa che sta morendo, questa persona e allora a Sara affida le sue ultime volontà
«.. Mi dispiace, non vorrei lasciarti questo peso in eredità, ma non saprei con chi altro parlare.» «Sandro, cosa dici? Mi spaventi.»
Sandro è un ex brigatista condannato proprio per quella strage del 1986, di cui si è assunto ogni responsabilità. Ma lui, quella sera a Cavriago non c'era, perché aveva passato tutta la giornata assieme alla ragazza di cui si era innamorato, Serena. Una colpa gravissima, per un latitante in clandestinità..
Dopo quella notte aveva perso le tracce di quella ragazza speciale, bellissima, così, quando i carabinieri sono venuti ad arrestarlo, non aveva opposto resistenza.
Sara confida questa storia al fratello Annibale, che decide di vederci chiaro, a qualunque costo, perché significa che degli innocenti (almeno per la strage) sono finiti in galera mentre l'assassino o gli assassini sono liberi.
Il passato, lo aveva imparato a caro prezzo, non torna mai senza marchiarti a fuoco. Nessuna buona azione resta impunita.

Ma, non è l'unico tassello da cui partire. Una collega di Carla, Adele, le confida i suoi dubbi sul suicidio del fratello, Giuliano, ricercatore trovato morto nella sua casa.
Un suicidio a cui la sorella non crede, il fratello stava facendo un lavoro di ricerca a cui teneva e quel gesto è senza spiegazioni. Così Adele chiede a Carla di far indagare sul suicidio, finto, al suo amico Annibale.
Che però è l'ultima persona che lei vorrebbe incontrare, per come si sono lasciati.

Una strage per cui sono stati incolpati dei brigatisti, forse innocenti per quei delitti. Uno strano suicidio, di un ricercatore che stava facendo un'indagine sul periodo successivo al 25 aprile 1945 e sugli omicidi politici avvenuti nel “triangolo rosso” dell'Emilia.

Ma ci sono altre tessere del puzzle a cui il lettore e anche Canessa coi suoi uomini (il Vampa, il maresciallo Repetto e l'hacker Bernasconi) devono trovare la giusta collocazione.
Un commercialista di successo, Laganà, che anziché vivere a Milano o in un altra città dove girano gli affari, ha scelto di vivere a Reggio Emilia.

Il capo della polizia, Ermete Ferretti, che guarda caso aveva seguito proprio quell'inchiesta sulla strage di Cravriago, come capo della Digos di Bologna.
Ermete era chiamato il commissario rosso, perché figlio di due partigiani importanti, il comandante Tilly e Gianna Bonaccini, la compagna Dolores, medaglia d'oro della Resistenza.

Cosa ha che fare il capo della polizia con questa storia? Quale segreto nasconde il suo passato, legandolo a quello di un altro poliziotto, Totò D'Agostino, ora a capo della Security di una grande compagnia telefonica?

C'è qualcosa sotto, qualcosa che non torna nel modo in cui si sono chiuse le indagini sulla strage dell'86. Qualcosa che non torna nel suicidio del ragazzo (e in altre morti fatte passare per incidenti).
Canessa ancora una volta sa che deve andare avanti, per l'onore di quei tre carabinieri, per arrivare alla verità, per il fratello della giornalista. Per arrivare a quell'assassino, o assassini e al loro segreto per cui vale la pena di uccidere per tenerlo nascosto.
«Ma cosa c’era in quella casa? Cosa c’entrano le vecchie storie di guerra con l’uccisione dei tre carabinieri?» 
«Non lo so, è solo una sensazione. Intuito. Ma secondo me era lì che abitava il malavitoso.»

Tutto porta a Cavriago, a quella villa vecchia e abbandonata. Ad un segreto che è anche una macchia sulla coscienza per qualcuno, ma anche una polizza di assicurazione per qualcun altro.
Ancora una volta, toccherà a Canessa, carrarmato Canessa, mettere tutte le tessere del puzzle a posto, arrivando così a quel segreto che affonda le sue radici negli omicidi politici avvenuti al termine della guerra di Liberazione, quelle vendette avvenute per odio, per risentimento anche se la guerra era finita.
Senza fermarsi mai, davanti a nessuno, nemmeno a quelle persone che gli stanno a fianco, per quel suo mantra personale: “non esistevano cose giuste o ingiuste, solo cose che andavano fatte”.

Ci sono cose che funzionano in questo giallo e altre meno, a mio giudizio: tutto l'incastro di storie, le tessere del puzzle, è ben costruito e intricato da rendere difficile comprendere il quadro finale.
Ma ci sono alcuni stereotipi sui personaggi che mi piacciono meno e che sono funzionali a tenere in piedi la storia: l'hacker che entra dovunque, il milionario con fondi illimitati e poi Canessa, a cui l'autore non concede dubbi, imbarazzi, momenti di sbandamento rendendolo forse poco credibile.

Al centro del romanzo i delitti avvenuti a fine guerra di Liberazione, una vicenda storica che merita qualche commento aggiuntivo: il secondo conflitto mondiale fu una guerra feroce, che coinvolse anche la popolazione civile e non poteva finire con un armistizio tra eserciti regolari. Troppi lutti, troppa voglia di vendetta infiammava le persone, in quei mesi dopo il 25 aprile 1945: c'era la sensazione di una guerra di Resistenza tradita, la sensazione che nulla sarebbe cambiato, i voltagabbana che salivano sul carro dei vincitori, l'epurazione nei ranghi dello Stato che aveva toccato solo la superficie.
Ci sono state anche esecuzioni sommarie, delitti efferati che hanno colpito sia ex fascisti che persone innocenti.
Di fronte alla Storia c'è il dovere di ricordare tutti gli episodi della guerra di liberazione, anche i crimini e gli errori dei partigiani.
Ma questo non cambia il corso della Storia e la verità storica: la guerra di Liberazione è quella che ha consentito al paese di liberarsi dall'occupazione e dalla dittatura, che ci ha consegnato un paese con una democrazia giovane e con molti problemi, ma con delle libertà che prima non avevamo.

La scheda del libro sul sito dell'editore Rizzoli
Il blog dell'autore
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