Incipit
Laggiù
La ragazzina impiegò un mese e sedici giorni a morire. Secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuta sopravvivere un giorno in meno, ma perse conoscenza qualche ora prima del termine da lei stessa fissato e non si rese conto che il suo corpo aveva resistito oltre il momento stabilito per il trapasso.
Immaginatevi di trovarvi di fronte ad
un puzzle in cui, una mano capricciosa, ha disperso i pezzi
lanciandoli sul tavolo e tocca a voi metterli assieme, far combaciare
i pezzi..
E' questa la prima impressione che ho
avuto leggendo i primi capitoli del terzo giallo delle serie con
Annibale Canessa, il colonnello dei carabinieri che di fare il
pensionato non ci pensa proprio.
Un vero rompicapo che parte con questa
ragazzina che qualcuno ha messo a morire in una cantina scura. Chi è?
Perché questa morte iniqua?
Dal tempo passato (e quanto passato si
capirà solo dopo, quando mettendo assieme alcuni pezzi si inizierà
ad intuire almeno il contorno dell'immagine del puzzle) si passa al
1986, con un'operazione non ufficiale di tre carabinieri, tra cui il
maresciallo Savasta: da tempo sta tenendo d'occhio una casa di
campagna per anni disabitata e su cui sono girate strane voci.
Savasta sta tenendo d'occhio anche una
persona che abita in quella villa e i suoi strani traffici: ma non fa
in tempo a fare irruzione, in quella notte gelida e piovosa che viene
ucciso da una raffica di mitra senza poter reagire. Ucciso lui e
anche i due colleghi, la strage dei carabinieri di Cavriago, un
piccolo paesino vicino Reggio dove si è tutti comunisti, uno di quelli col busto di Lenin in
piazza, tanto per intenderci.
L’ultima cosa che sentì fu il classico rumore di una mitraglietta VZ.61 Skorpion con il selettore di tiro posizionato su raffica.
Chi ha ucciso in modo così feroce i
tre carabinieri?
Perché quella strage in un paesotto
della bassa e chi era quell'uomo che Savasta stava tenendo d'occhio?
Sono state veramente le BR come
sostenuto dagli uomini che hanno portato avanti le indagini?
Altri enigmi.
Da quella strage dell'aprile
1986, torniamo al tempo presente. Avevamo lasciato Canessa che, al
termine dell'indagine sulla bomba alla stazione di Bologna, aveva
rotto con la sua compagna (o fidanzata?), la giornalista Carla
Trovati: per gettarsi quella storia alle spalle si era tuffato nel
lavoro, come uomo dei servizi, con un tesserino da carabiniere
fornito dall'amico Salandra (uomo dei servizi da una vita).
Ma un nuova indagine (per lui e la sua
squadra) lo sta aspettando al varco e questa volta a far partire il
tutto è una confidenza raccolta dalla sorella Sara, da un malato a
cui da assistenza nella sua struttura: si chiama Sandro, ma non è il
suo vero nome. Sa che sta morendo, questa persona e allora a Sara
affida le sue ultime volontà
«.. Mi dispiace, non vorrei lasciarti questo peso in eredità, ma non saprei con chi altro parlare.» «Sandro, cosa dici? Mi spaventi.»
Sandro è un ex brigatista condannato
proprio per quella strage del 1986, di cui si è assunto ogni
responsabilità. Ma lui, quella sera a Cavriago non c'era, perché
aveva passato tutta la giornata assieme alla ragazza di cui si era
innamorato, Serena. Una colpa gravissima, per un latitante in
clandestinità..
Dopo quella notte aveva perso le tracce
di quella ragazza speciale, bellissima, così, quando i carabinieri
sono venuti ad arrestarlo, non aveva opposto resistenza.
Sara confida questa storia al fratello
Annibale, che decide di vederci chiaro, a qualunque costo, perché
significa che degli innocenti (almeno per la strage) sono finiti in
galera mentre l'assassino o gli assassini sono liberi.
Il passato, lo aveva imparato a caro prezzo, non torna mai senza marchiarti a fuoco. Nessuna buona azione resta impunita.
Ma, non è l'unico tassello da cui
partire. Una collega di Carla, Adele, le confida i suoi dubbi sul
suicidio del fratello, Giuliano, ricercatore trovato morto nella sua
casa.
Un suicidio a cui la sorella non crede,
il fratello stava facendo un lavoro di ricerca a cui teneva e quel
gesto è senza spiegazioni. Così Adele chiede a Carla di far
indagare sul suicidio, finto, al suo amico Annibale.
Che però è l'ultima persona che lei
vorrebbe incontrare, per come si sono lasciati.
Una strage per cui sono stati incolpati
dei brigatisti, forse innocenti per quei delitti. Uno strano
suicidio, di un ricercatore che stava facendo un'indagine sul periodo
successivo al 25 aprile 1945 e sugli omicidi politici avvenuti nel
“triangolo rosso” dell'Emilia.
Ma ci sono altre tessere del puzzle a
cui il lettore e anche Canessa coi suoi uomini (il Vampa, il
maresciallo Repetto e l'hacker Bernasconi) devono trovare la giusta
collocazione.
Un commercialista di successo, Laganà,
che anziché vivere a Milano o in un altra città dove girano gli
affari, ha scelto di vivere a Reggio Emilia.
Il capo della polizia, Ermete Ferretti,
che guarda caso aveva seguito proprio quell'inchiesta sulla strage di
Cravriago, come capo della Digos di Bologna.
Ermete era chiamato il commissario
rosso, perché figlio di due partigiani importanti, il comandante
Tilly e Gianna Bonaccini, la compagna Dolores, medaglia d'oro della
Resistenza.
Cosa ha che fare il capo della polizia
con questa storia? Quale segreto nasconde il suo passato, legandolo a
quello di un altro poliziotto, Totò D'Agostino, ora a capo della
Security di una grande compagnia telefonica?
C'è qualcosa sotto, qualcosa che non
torna nel modo in cui si sono chiuse le indagini sulla strage
dell'86. Qualcosa che non torna nel suicidio del ragazzo (e in altre
morti fatte passare per incidenti).
Canessa ancora una volta sa che deve
andare avanti, per l'onore di quei tre carabinieri, per arrivare alla
verità, per il fratello della giornalista. Per arrivare a
quell'assassino, o assassini e al loro segreto per cui vale la pena
di uccidere per tenerlo nascosto.
«Ma cosa c’era in quella casa? Cosa c’entrano le vecchie storie di guerra con l’uccisione dei tre carabinieri?»
«Non lo so, è solo una sensazione. Intuito. Ma secondo me era lì che abitava il malavitoso.»
Tutto porta a Cavriago, a quella villa
vecchia e abbandonata. Ad un segreto che è anche una macchia sulla
coscienza per qualcuno, ma anche una polizza di assicurazione per
qualcun altro.
Ancora una volta, toccherà a Canessa,
carrarmato Canessa, mettere tutte le tessere del puzzle a posto,
arrivando così a quel segreto che affonda le sue radici negli
omicidi politici avvenuti al termine della guerra di Liberazione,
quelle vendette avvenute per odio, per risentimento anche se la
guerra era finita.
Senza fermarsi mai, davanti a nessuno,
nemmeno a quelle persone che gli stanno a fianco, per quel suo mantra
personale: “non esistevano cose giuste o ingiuste, solo cose che
andavano fatte”.
Ci sono cose che funzionano in questo
giallo e altre meno, a mio giudizio: tutto l'incastro di storie, le
tessere del puzzle, è ben costruito e intricato da rendere difficile
comprendere il quadro finale.
Ma ci sono alcuni stereotipi sui
personaggi che mi piacciono meno e che sono funzionali a tenere in
piedi la storia: l'hacker che entra dovunque, il milionario con fondi
illimitati e poi Canessa, a cui l'autore non concede dubbi,
imbarazzi, momenti di sbandamento rendendolo forse poco credibile.
Al centro del romanzo i delitti
avvenuti a fine guerra di Liberazione, una vicenda storica che merita
qualche commento aggiuntivo: il secondo conflitto mondiale fu una
guerra feroce, che coinvolse anche la popolazione civile e non poteva
finire con un armistizio tra eserciti regolari. Troppi lutti, troppa
voglia di vendetta infiammava le persone, in quei mesi dopo il 25
aprile 1945: c'era la sensazione di una guerra di Resistenza tradita,
la sensazione che nulla sarebbe cambiato, i voltagabbana che salivano
sul carro dei vincitori, l'epurazione nei ranghi dello Stato che
aveva toccato solo la superficie.
Ci sono state anche esecuzioni
sommarie, delitti efferati che hanno colpito sia ex fascisti che
persone innocenti.
Di fronte alla Storia c'è il dovere di
ricordare tutti gli episodi della guerra di liberazione, anche i
crimini e gli errori dei partigiani.
Ma questo non cambia il corso della
Storia e la verità storica: la guerra di Liberazione è quella che
ha consentito al paese di liberarsi dall'occupazione e dalla
dittatura, che ci ha consegnato un paese con una democrazia giovane e
con molti problemi, ma con delle libertà che prima non avevamo.
La scheda del libro sul sito
dell'editore
Rizzoli
Il blog dell'autore
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