Come consuetudine i
dati su occupazione e PIL vengono strumentalizzati e stiracchiati
a seconda della convenienza del momento: come Renzi prima, anche
questo governo del cambiamento si congratula con se stesso per lo
+0.2% di PIL (la peggiore crescita in Europa) e per l'aumento
dell'occupazione stabile.
Buon primo maggio!
Ma questa festa potrebbe essere usata
per riconsiderare finalmente cosa sia diventato il lavoro oggi: per
molti è un “lavoretto” sotto le mentite spoglie del
lavoro
autonomo senza garanzie, tutele e nemmeno le mance. Sono i rider
che fanno
le consegne a domicilio su cui il governo (sempre quello del
cambiamento) si era impegnato a fare qualcosa.
Ma ci sono anche quelli con un
contratto, che spesso è a termine (dopo l'esplosione che c'è stata
con la fin degli sgravi voluti da Poletti) che oggi si starà
chiedendo cosa succederà nel futuro (che rimane difficile in tempi
di scarsa crescita interna).
Per anni abbiamo tolto controlli e
vincoli alle imprese e ci siamo ritrovati alle prese con un paese con
gente sempre più incazzata e maldisposta contro i signori del jobs
act e del miracolo italiano.
Per evitare altri conflitti e tensioni
potremmo tornare a parlare di contratti nazionali, salari da far
crescere (magari abbassando premi e salari al top management), di
tutele sul lavoro e di tutele ambientali.
Perché oltre al dato sugli occupati
(che comunque rimane una rilevazione mensile), c'è anche il dato
sulle morti bianche: nell'intervista
su Repubblica, dove Landini propone l'unificazione dei sindacati
confederali, il segretario della CGIL ricorda anche quei 2,5
incidenti mortali al giorno che un dato in crescita e molto poco
lusinghiero di questo governo del cambiamento.
Dato poco lusinghiero è anche
quello dell'occupazione femminile, dove siamo 13 punti sotto la
media europea (in Italia le donne devono scegliere tra lavoro e
figli, per questi si fanno meno figli, altri che la sciocchezza dei
bimbi importati dall'Africa che racconta Salvini)
Temo che, come per le battaglie
ambientali, anche quello del lavoro rimanga un argomento buono solo
per la giornata di oggi, quella del concertone (non solo
quello di Roma ma anche
quello di Taranto, la città dive il lavoro è stato messo in
contrapposizione alla salute) e delle sterili polemiche sui negozi
aperti (che non spostano il PIL in modo significativo e nemmeno
l'occupazione ma appassionano così tanto i liberisti nostrani).
Oggi ci si preoccupa dell'ondata nero,
dei fascisti che oggi si sentono protetti tanto da sfilare coi loro
simboli e coi bracci alzati per le strade. Ci siamo dimenticati che
negli anni 70 questo paese ha retto l'urto del terrorismo, rosso e
nero, perché c'era una coesione forte nella società e nel lavoro,
coesione dovuta proprio alla presenza di un sindacato sul posto di
lavoro.
E visto che siamo in vena di ricordi,
non possiamo non dimenticare le vittime della strage di Portella
della Ginestra, il 1 maggio del 1947: la prima strage politica di
questa Repubblica, voluta dal blocco di potere siciliano che si
opponeva al fronte popolare che aveva appena vinto le elezioni in
regione.
Un blocco di potere che usò la mafia,
il neofascismo (si leggano i libri di Alfio Caruso, Mario Cereghino, Nicola Tranfaglia e Giuseppe
Casarrubea) e la banda Giuliano per creare terrore e spaventare le
masse.
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